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Vecchio 01-12-2009, 10.19.20
krapp75
 
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Predefinito (RECE) Israele e Giordania - Parte 1

Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
Wadi Rum e Petra.
ciao
andrea


Stavolta la destinazione è stata scelta quasi per caso, un'offerta
Swiss da non perdere, una zona da sempre interessante ed eccomi in
volo con Riccardo destinazione Tel Aviv. Le procedure alla dogana sono
veloci, qualche domanda sul perché veniamo in Israele e alle 4 di
mattina di sabato 14 novembre siamo fuori l'aeroporto.
Cerchiamo un treno o un bus, ho visto su internet che anche di notte i
servizi sono attivi, ma sembra non funzioni nulla. Vado a chiedere
all'ufficio informazioni e mi sento rispondere con un sorriso, ‘tutto
è fermo, è lo Shabbat’, il sabato ebraico. Sapevo che molte cose
sarebbero state chiuse e che gli spostamenti sarebbero stati
difficili, ma non avrei mai immaginato che non ci sarebbero stati
neppure i treni o gli autobus navetta dall'aeroporto per la città.
Costretti ad un taxi arriviamo veloci all'ostello prenotato e non se
ne parla nemmeno di entrare in camera fino a mezzogiorno, se vogliamo
entrare paghiamo l'intera notte, altrimenti aspettiamo nella hall. A
nulla valgono le richieste di sconto, cifra piena anche dalle 5 alle
12 di mattina oppure restiamo fuori. Visto che siamo stanchi morti
paghiamo i 16 euro richiesti e ci sistemiamo in una camera spoglia e
decisamente sudicia con due letti e bagno in comune. Il tempo di
mettere la sveglia alle 11 e il sonno mi prende.
Tel Aviv è una città moderna ma oggi tutto è chiuso, peggio che a
ferragosto in una qualche città industriale italiana venti anni fa
perché neppure i mezzi pubblici si muovono. Sul lungomare però c'è
vita, cammino sulla sabbia con le onde che frangono e tanta gente
attorno, molte belle ragazze in costumi succinti fanno dimenticare di
essere in medio oriente. La città non è granché ma la sosta era
praticamente obbligatoria per via dello Shabbat. Passeggiamo in un
centro desolato che solo la sera riprende un po' di vita. Entriamo per
la prima vota in contatto con i rigidi controlli israeliani, anche
solo per entrare in un bar devi aprire lo zaino e ogni centro
commerciale è dotato di metal detector e guardie di sicurezza.
Il bus per Ber Sheva fa abbastanza impressione, dei circa 50 occupanti
45 sono giovani militari di cui la metà sono ragazze ventenni sedute
con sulle ginocchia mitra più grossi di loro. Invece che con
specchietti e cipria qua tra le mani tengono armi e caricatori pieni
di proiettili. All’ autostazione di Ber Sheva la situazione è la
stessa, soldati armati ovunque. Ci mettiamo in coda e saliamo su
quello diretto a Mitzpe Ramon, nel bel mezzo del deserto del Negev.
Riccardo mi fa notare un po’ sadicamente come questo bus sia un
bersaglio perfetto per i terroristi, in effetti sembriamo più su un
mezzo militare che dà un passaggio a un paio di turisti raccattati per
la strada che su un bus di linea, e guardare il paesaggio non aiuta,
ovunque ci sono indicazioni di pericolo causa esercitazioni di
soldati, esplosioni, proiettili vaganti, anche se per fortuna ogni
tanto un cartello ‘cammello pericoloso’ mi fa sorridere.
Ogni tanto facciamo deviazioni per fermate presso zone militari, pare
che qua non ci siano altro che installazioni belliche e campi di
addestramento, finalmente arriviamo a Mitzpe Ramon una piccola
cittadina messa sul bordo di un cratere-canyon colorato in mezzo al
deserto. La vista è bella ma in mezzora concludiamo la visita e ci
informiamo per il bus per Eilat, e sarà un problema perché nel
pomeriggio ci sono solo tre bus e questi pare saranno pieni zeppi di
soldati (ci spiegano che gli autobus sono tutti pieni di militari
perché questi la domenica tornano ‘al lavoro’ nelle caserme dopo avere
passato lo Shabbat a casa).
Scendiamo fino alla fermata del bus e ci mettiamo in attesa. Dopo
dieci minuti passa il primo ma neppure si ferma, l’autista ci fa cenno
eloquente con le mani che non ha posto. Dovremo aspettare 2 ore per il
seguente. Arriva una ragazza israeliana, anche lei deve arrivare a
Eilat, le spieghiamo il problema e si preoccupa, deve andarci
assolutamente e ci dice che se non c'era posto nel bus delle 13 è
assai improbabile che ci potrà essere nei due successivi, in genere
più affollati. La vediamo chiamare qualcuno al telefono, dire frasi
per noi incomprensibili e andarsene. Dopo un po' arrivano due olandesi
un po' attempate, anche loro hanno la nostra destinazione. Parlottiamo
un po' e nell’attesa proviamo con l'autostop, tentiamo separatamente
sia alla stazione di servizio che per strada ma non c'è verso. Nessuno
si ferma né ci aiuta. E questo mi stupisce perché ok per me e Riccardo
che potremmo incutere terrore nei passanti, ma mi sembra strano che
nessuno voglia prendersi il rischio di far salire in macchina due
donnine cinquant'anni con zaino in spalla. Dalle macchine veniamo
totalmente ignorati e alla stazione di servizio non potendo fingere di
non vederci riceviamo risposte che vanno dal 'non posso aiutarvi' fino
al 'non è un problema mio'. Capisco comunque il loro atteggiamento,
deve essere esasperante vivere in Israele ossessionati dai continui
controlli di sicurezza e per la massiccia presenza di armi ben
visibili da ogni parte, in strada, sui mezzi pubblici, nei ristoranti,
nei negozi. Ogni persona che vedono deve sembrar loro un potenziale
assassino e non vogliono prendersi il minimo rischio. Mi dice comunque
Riccardo che non è assolutamente impossibile ricevere passaggi qua,
infatti due sue amiche lettoni, bionde e giovani, hanno girato
facilmente tutto Israele in autostop, anche qua alla fine è solo una
questione di requisiti e certe qualità fanno dimenticare rapidamente
ogni pericolo pure ai più sospettosi.
Dopo due ore di attesa, sicuri ormai di restare lì e ripartire la
mattina seguente, passa il bus che per fortuna ha cinque posti
disponibili. Saliamo tutti e quattro, la ragazza israeliana non è
tornata, avrà trovato un'altra soluzione.
Scorriamo lungo il deserto e di tanto in tanto ci infiliamo in qualche
stradella laterale che ci conduce a centri di addestramento militari e
caserme. Il paesaggio è abbastanza piatto e non c'è altro se non
installazioni dell'esercito. Ai bordi delle strade vediamo
frequentemente soldati in esercitazione e carroarmati in movimento. In
una di queste fermate sale l’israeliana che aspettava con noi a Mitzpe
Ramon, si siede accanto a me e mi dice che si è fatta portare lì da un
carro militare, pure lei infatti è un soldato, ma è in ferie, sta
andando a trovare il fidanzato al mare. Mentre mi racconta riceve una
telefonata, pare che litighi pesantemente con qualcuno, mette giù la
comunicazione e rifiuta le chiamate almeno trenta volte di fila, ha
una faccia arrabbiatissima che pare esplodere. Poi si mette muta a
guardare avanti e, pur sapendo che la sua borsetta è troppo piccola
per tenere un mitra, penso che sia meglio lasciarla tranquilla e non
fare altre domande, e mi dispiace perché ero curioso di sapere un po’
di più della vita di caserma degli israeliani.
Finalmente arriviamo a Eilat trovando posto nel primo alberghetto
economico che ci capita sotto tiro. Passiamo tutto il giorno seguente
a Eilat, è mar rosso ma non è granché e pure la città pare smorta.
Il martedì mattina ci alziamo presto per attraversare il confine con
la Giordania. Temendo la coda alle 7 siamo già in frontiera, e
l’intento di evitare l’affollamento in dogana riesce al meglio, siamo
solo noi due. Paghiamo la tassa di uscita da Israele e a piedi
lentamente superiamo quel pezzetto di terra di nessuno che separa i
due stati. Alla dogana giordana pare che tutti dormano, dobbiamo
bussare alla porta per far venire qualcuno a scarabocchiarci qualcosa
sul passaporto a valere come visto. Subito dopo un altro arrivato
appositamente per noi mette svogliatamenente un timbro e siamo dentro
il paese.
Speravamo di condividere un taxi con qualcuno ma essendo da soli non
ci rimane che trattare in solitaria con uno che pare il manager di tre
autisti per farci portare a Wadi Rum. Loro hanno poca voglia di
trattare e noi poche scelte, fatto sta che dopo 10 minuti di
contrattazioni poco fruttuose ci accordiamo e saliamo su un taxi.
Andiamo diretti verso Aqaba e qua attraverso una serie di viuzze
arriviamo ad una casa dove affianchiamo un auto, ‘cambio macchina’
dice l’autista. Scende un uomo molto simpatico che prima di partire ci
fa conoscere mezza sua famiglia. Il figlio maggiore monta con noi, lo
accompagneremo a scuola.
Il paesaggio qua è più bello, i monti rendono molto affascinante il
deserto. L’autista ci chiede quando tempo trascorreremo a Wadi Rum e
si stupisce nel sentire che rimarremo fino al giorno seguente 'E' solo
deserto, due ore bastano e avanzano' ci dice. Lui guida velocissimo,
per fortuna il tragitto per arrivare è breve, non avrei sopportato
troppo a lungo il tachimetro fisso su 140km orari in una strada con
continui cartelli con il limite a 50.
Arriviamo al visitor center di Wadi Rum e telefono a Mohammed con il
quale avevo prenotato un'escursione in jeep per tutto il giorno e poi
la notte nel deserto nel suo campo. Ci viene a prendere un ragazzo e
ci porta all’abitazione del suo capo. Mohammed ha una bella tunica e
la kefiah e ci accoglie con ampi sorrisi in una sala spaziosa
facendoci accomodare su dei cuscini con spalliera a fare da comodi
divani bassi posti direttamente sul pavimento lungo tutte le pareti.
Accanto a lui c’è la sua segretaria moglie amante, un'americana
arrivata lì in vacanza e probabilmente rapita dal fascino beduino. Ci
offrono il tè, una coppia di francesi è nella stanza, ci accordiamo
per dividere le spese del giro in jeep con loro.
Il deserto mi piace sempre, e anche questo giordano non mi delude, è
molto vario e il bel colore rosso della sabbia si alterna spesso a
toni più chiari. Montagne rocciose incorniciano le valli, un deserto
principalmente di pietre e sassi con isolate e basse dune. Il tempo
purtroppo non è dei migliori, il sole si alterna alle nubi, talvolta
cadono gocce di pioggia.
Arriviamo al campo un'ora prima del tramonto e abbiamo tempo per
passeggiare nei dintorni. Le tende occupano una posizione molto bella,
sotto una duna e circondate da montagne, c'è silenzio, solo il vento
fa sentire la sua voce. Davanti al fuoco beduino conosciamo una
ragazza di Torino in viaggio con la madre, lei studia arabo a Damasco
e la donna è venuta a trovarla. Ci dice che viaggiare qua è molto
facile, specialmente in autostop, tutti si fermano per farti salire.
Le domando della sicurezza ma lei è certa che non ci siano problemi,
ma resto con i miei dubbi soprattutto quando mi dice che molti
tassisti e autisti l'hanno invitata ad andare in hotel con loro,
comunque non le è mai successo niente e fino a prova contraria ha
ragione lei. E sul fatto che sia facile trovare qualcuno che ti dia un
passaggio in Giordania vale il discorso fatto per Israele, l'essere
una bella ragazza aiuta.
La notte il cielo si rimette, verso l’una esco dalla tenda a fare due
passi in solitaria e pila frontale cammino un po' nella sabbia
spengendo di tanto in tanto la luce e facendomi venire le vertigini
scrutando allo zenith il buio nero illuminato da migliaia di stelle.
Sto fuori quasi un'ora e poi torno a dormire, ma prima delle cinque
sono di nuovo all’aperto, c'è luce sufficiente per camminare e mi
dirigo verso un'altura rocciosa ad aspettare l'alba. Purtroppo a est
ci sono nubi e del sole scorgo solo il chiarore, allora scendo dalla
parte opposta del campo, vagando per oltre un'ora tra sabbia e rocce,
in totale silenzio e solitudine. Ogni tanto mi siedo a guardare la mie
orme sulla sabbia rossa e a pensare a quanto bello sia stare qua a
respirare quel senso di libertà e vuoto che solo il deserto sa darmi.
Un bussino ci porta a Wadi musa, prendiamo una stanza nell’albergaccio
prenotato per sette euro e ci dirigiamo a piedi verso Petra. Fa freddo
e c’è una pioggerella leggera. Il clima è bruttino ma il percorso nel
sik e l'uscita di fronte al tesoro sono un'esperienza indimenticabile.
Camminiamo per un paio d'ore ammirando le rovine e poi chiediamo
informazioni per andare al Monastero e a Piccola Petra. Un ragazzo con
due muli e un braccio ingessato mi indica la via e mi dice che dal
Monastero si può andare direttamente a piccola Petra per un percorso
poco battuto. Trattando assai sul prezzo ci facciamo accompagnare da
lui.
I muli salgono per il sentiero ripido e io come sempre mi sento a
disagio sulla sella, piano piano prendo comunque confidenza e salgo
facile senza rischiare di cadere ad ogni movimento brusco. Il
Monastero è davvero suggestivo, di certo la struttura più bella tra
quelle viste a Petra. Facciamo una breve sosta e poi andiamo oltre,
per una via che si fa sempre più isolata e scoscesa. Credo pochi
passino di qua, ci sono precipizi e passaggi non molto semplici e
dobbiamo scendere ripetutamente dal mulo per fare a piedi i tratti più
impegnativi. La vista è splendida tra rocce e deserto.
Il ragazzo che ci accompagna si chiama Mohammed (pure lui!) è sposato
con cinque figli e ha 32 anni, e appena lo scopro lo grido a Riccardo,
sciagurati me e lui che s'ha 34 anni e si scappa sempre da queste
responsabilità. Riccardo placidamente mi fa notare che Mohammed ha sì
32 anni però a guardarlo bene ne dimostra di più e quindi è come se
fosse più vecchio di noi. Allora lo osservo con attenzione e in
effetti il mio amico ha ragione, alla nostra guida di anni gliene
avrei dati almeno 35! Mohammed mi dice poi di essersi fatto male alla
spalla cadendo per questi sentieri e di abitare in un villaggio
beduino non troppo distante da Petra.
Impieghiamo quasi due ore per completare il percorso e arrivare in una
strada sterrata dove una fuoristrada ci aspetta per fare l'ultimo
pezzo fino a Piccola petra. Nota curiosa: prima di salire in auto
Mohammed lega i muli e con un urlo li spedisce a casa da soli.
La mattina seguente il cielo è completamente sgombro da nubi e
decidiamo di ripercorrere presto il sik fino al Tesoro per rivederlo
con il sole. Non abbiamo molto tempo a disposizione perché dobbiamo
tornare all'albergaccio per le dieci, il proprietario ci ha infatti
organizzato un trasferimento in macchina con autista fino a Karak e
poi lungo il Mar Morto fino al confine israeliano di King Hussein/
Allenby bridge. Rimaniamo così fino ad oltre le nove a guardare il
Tesoro illuminato e poi per recuperare tempo ci facciamo portare da un
taxi fino all'albergaccio, posizionato in alto a Wadi Musa. Il
tassista si stupisce vedendoci venire via così preso da Petra, quando
tutti arrivano, e quando gli diciamo che abbiamo appuntamento con un
autista che ci porterà al confine con Israele lui sbotta ‘Male avete
fatto a organizzarvi con il proprietario di quell'hotel! Di sicuro
qualcosa andrà storto, sceglie sempre autisti inaffidabili, sperate
non vi succeda niente e che non vi fermi la polizia!'. Un po’
condizionato dalle sue parole guardo un po’ storto il buffo autista
che in giacca e cravatta ci attende. Mi dà poca fiducia, ma forse è la
suggestione per ciò che ho sentito poco prima. La suggestione però si
rafforza mentre lo guardo guidare malissimo, tagliando tutte le curve
e passando più tempo nella corsia di sinistra che in quella giusta.
Poi finalmente, dopo un'ora, la suggestione prende la forma netta di
un denso fumo bianco che esce dal motore e la macchina si ferma. Il
conducente bestemmia in arabo (presumo) e ci dice che il contenitore
dell'acqua del radiatore è andato perso e per questo si è
surriscaldato tutto. Non so come, ma l'autista staccando viti,
annodando tubicini e versando un bel po’ di acqua minerale mette a
posto tutto e ripartiamo. Ma passa mezzora e lo stesso problema si
ripresenta, stavolta però una mezza esplosione di vapore colpisce il
povero autista chino a riparare il danno e la scena è fortuitamente
immortalata da una mia foto scattata mentre cercavo semplicemente di
documentare una semplice riparazione. Adesso siamo fermi. L'autista
rinuncia definitivamente e chiama un suo amico in sostituzione,
dovremo aspettare un’ora.
Invece di attendere in macchina decidiamo di incamminarci verso il
villaggio poco lontano, magari c'è qualcosa di interessante da fare.
Scorgiamo una moschea e ci avviciniamo. Un signore di circa trent’anni
barbuto in kefiah bianca a quadretti neri è fuori la porta e ci guarda
incuriosito, lo salutiamo, lui parla inglese e ci chiede cosa ci
facciamo in quel posto. Gli spieghiamo dell'auto e lui, che si chiama
ovviamente Mohammed, si offre subito di aiutarci. Visto che non ce n'è
bisogno gli diciamo di non disturbarsi per quello ma gli chiediamo se
possiamo visitare la moschea anche se non siamo musulmani. Certo che
possiamo, è lui l'Imam e ci autorizza a stare dentro pure durante la
preghiera. Entriamo e ci mettiamo silenziosi in un angolino
guardandoli pregare. Fanno un quarto d'ora di pausa e tutti vengono a
parlare con noi, sono incuriositi e ci fanno un bel po’ di domande,
uno di loro dice di essere stato a Roma mentre era nell’esercito, ma
mi sembra di capire che la sua visita si sia limitata all’aeroporto di
Fiumicino. Ricominciano a pregare e noi sempre muti ad osservarli. Poi
la preghiera finisce e l'Imam viene di nuovo da noi per invitarci ad
un tè nella sua abitazione. La sua casa è grande e ci fa accomodare in
una bella stanza, simile a quella dell’altro Mohammed, beduino del
Wadi Rum, ma molto più pulita. Ci mostra orgoglioso il figlioletto
appena nato e poi il figlio maggiore, si aggiungono presto anche il
fratello e il nipote. Beviamo il tè e parliamo. Poi arrivata l'ora ci
monta in auto e ci dà un passaggio fino a ritrovare il nostro autista
buffo cui se n'è aggiunto uno nuovo. Rapidi facciamo il cambio di
auto, salutiamo il vecchio conducente che si scusa tante volte per
l'inconveniente non sapendo che questa sosta imprevista è stata
davvero divertente e infine ringraziamo calorosamente l'imam, è stato
davvero piacevole incontrarlo.
Il nuovo autista è giovane, sembra che abbia litigato con la fidanzata
perché la chiama di continuo, lei risponde e poi gli riattacca il
telefono in faccia, e questo di continuo, per tutto il viaggio. Stando
sempre al telefono e non conoscendo per nulla la strada ci perdiamo
spesso, non sa mai dove andare e chiede ripetutamente informazioni.
Impieghiamo due ore per arrivare a Karak ma siamo in forte ritardo,
non c’è tempo per una sosta alla fortezza e scendiamo giù rapidi per
la strada lungo il mar morto, attraverso un bel paesaggio colorato e
arido, con il blu del lago che si contrasta bellissimo contro il
deserto. Una sosta per il bagno di rito è d’obbligo, ma solo mezzora
che dobbiamo arrivare presto alla frontiera, alle 18 chiude.
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krapp75 ha spiegato il 01/12/2009 :[color=blue]
> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
> ciao
> andrea[/color]
cuttone[color=blue]
> arido, con il blu del lago che si contrasta bellissimo contro il
> deserto. Una sosta per il bagno di rito è d’obbligo, ma solo mezzora
> che dobbiamo arrivare presto alla frontiera, alle 18 chiude.[/color]

Molto bella.
Mi pare solo che siate sempre di corsa. :-)

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krapp75 ha spiegato il 01/12/2009 :[color=blue]
> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
> ciao
> andrea[/color]
cuttone[color=blue]
> arido, con il blu del lago che si contrasta bellissimo contro il
> deserto. Una sosta per il bagno di rito è d’obbligo, ma solo mezzora
> che dobbiamo arrivare presto alla frontiera, alle 18 chiude.[/color]

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krapp75 ha spiegato il 01/12/2009 :[color=blue]
> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
> ciao
> andrea[/color]
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> arido, con il blu del lago che si contrasta bellissimo contro il
> deserto. Una sosta per il bagno di rito è d’obbligo, ma solo mezzora
> che dobbiamo arrivare presto alla frontiera, alle 18 chiude.[/color]

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> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
> ciao
> andrea[/color]
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> arido, con il blu del lago che si contrasta bellissimo contro il
> deserto. Una sosta per il bagno di rito è d’obbligo, ma solo mezzora
> che dobbiamo arrivare presto alla frontiera, alle 18 chiude.[/color]

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> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
> ciao
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> arido, con il blu del lago che si contrasta bellissimo contro il
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> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
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> Wadi Rum e Petra.
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> Wadi Rum e Petra.
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> Ecco la parte 1, da Tel Aviv fino a King hussein bridge, passando da
> Wadi Rum e Petra.
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