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Vecchio 03-03-2011, 12.45.18
alberto
 
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Predefinito [RECE]Tristan Da Cunha

“At day light, the wind, having hauled to the south, the weather
cleared up, and Tristan Island was in sight at about six leagues from
us, the base and extreme points of it only to be seen, the higher
parts being obscured by clouds. Made sail and approaching observed the
rock off the North East point making as is described exactly like a
church with a spire.”

Queste sono le parole scritte nel 1828 dal comandante di un cutter da
pesca inglese che stava
avvicinandosi all’isola di Tristan Da Cunha. A 183 anni di distanza mi
trovo in una posizione simile a 37.19 S e 12.30 W, sto guardando
l’isola ma dal primo ponte della RMS St Helena, una nave postale
inglese che in cinque giorni di navigazione mi sta trasportando da
Città del Capo a Edinburgh of the Seven Seas l’unica comunità abitata
dell’arcipelago di Tristan Da Cunha, estremo quadrante meridionale
dell’oceano atlantico.

Il tempo è burrascoso, mare forza cinque, vento a raffiche da 15 a 40
nodi , le nuvole che corrono da fare paura. Non è possibile stare sul
ponte esterno a causa degli spruzzi continui delle barbe delle onde.
Due albatros enormi seguono da vicino questa robusta nave in attesa di
qualche leccornia gettata fuori bordo.

Un passo indietro. Mi imbarco a Francoforte sul Lufthansa per Capetown
il 17 gennaio, dove atterro il mattino dopo. Alcuni giorni passati in
città a sbrigare due incombenze burocratiche e a fare un giro e il 24
in giornata mi reco al porto per imbarcarmi sulla RMS St.Helena che
compie il suo annuale giro Capetown- Tristan da Cunha – St.Helena
arrivando poi alle Canarie. Io ho deciso di scendere alla prima
fermata. Sono diversi anni che aspetto questo momento, mi sono
organizzato con molta cura tutti gli aspetti non semplici di una
trasferta certamente lunga ma anche incerta per le avverse condizioni
del mare che possono influenzare completamente sia le decisioni che la
natura stessa del viaggio.
In concreto non viene data garanzia di sbarco. Se le condizioni del
mare lo consentono mi sbarcano e via, altrimenti passate quarantotto
ore si fa il saluto dalla tolda e si prosegue. Quindi nei miei
pensieri inizia a formarsi una minima ansia che certamente aumenta man
mano che ci si avvicina in un mare tutt’altro che piacevole, nero come
la pece bollente, con il cielo da scuro plumbeo ad azzurro elettrico a
seconda del capriccio dei Roaring Forties, i venti dominanti di questo
quadrante atlantico.
Mi viene in mente Lucky Jack Aubrey, il capitano nato dalla penna di
Patrick O’Brian, e di tutti coloro che hanno solcato coraggiosamente
questa parte di mondo a bordo di gusci di noce a vela.
Faccio però queste considerazioni con un boccale di birra davanti ad
un piatto di merluzzo squisito e comodamente seduto in poltrona.
La RMS St Helena è una nave mista, nasce da trasporto ma offre posti
per quaranta passeggeri. Assieme ad altre navi da pesca si occupa di
mantenere i contatti e le consegne con tutte le isole di pertinenza,
da Marion Island fino ad Ascension. L’unico aeroporto è a Ascension
Island quindi le altre località dipendono dai trasporti navali.

Assieme a me viaggiano alcuni tristans che tornano a casa oltre al
nuovo amministratore e un prete che va dare il cambio. Apprendo che i
sacerdoti passano massimo tre mesi sull’isola mentre le cariche
amministrative prevedono periodi di due anni.

A mente l’isola di Tristan Da Cunha è il lembo di terra abitata più
isolata del mondo. Da Capetown ci dividono 2800 km, da Cabo Frio in
Brasile sono 3200, St Helena dista 2430 km e l’isola di Gough rimane a
sud a 423 km con la sua stazione meteo ed i sei addetti residenti. Da
li all’Antartide il passo non è poi così lungo.

L’isola è un cono vulcanico che si erge per 2060 metri oltre le onde
di un oceano perennemente in movimento. I colori dominanti sono il
nero delle rocce vulcaniche, il verde della vegetazione benedetta da
una pioggia pressoché giornaliera e l’azzurro del cielo che cambia nel
giro di pochi minuti e può assumere tutti i colori che vanno dal
bianco al nero. Arrivando nel punto di fonda davanti a Edinburgh of
The Seven Seas si vedono chiaramente i tetti lunghi e stretti delle
abitazioni, quasi tutti in un bel rosso vivo che contrasta con il
bianco delle pareti.

Iniziano a sbarcare gli isolani, siamo tutti ammassati sul quadro di
poppa con i giubbetti salvagente gonfi, le giacche cerate chiuse e
l’eccitazione che cresce. La lancia che deve sbarcarci sarà lunga
sette o otto metri, molto robusta , eppure sembra fatta di niente da
come si alza ed abbassa seguendo le onde per un paio di metri su e
giù. Ad un segnale mi brancano in due o tre e mi catapultano nella
lancia (peso cento chili…) e segue il mio sacco cerato e la borsa che
mi serve in ogni viaggio. Come al solito porto poche cose. Partiamo a
razzo prima che la mareggiata cambi idea e dopo una diecina di minuti
siamo al sicuro dietro al piccolo frangiflutti che cerca di proteggere
un molo minuscolo. Quasi tutta Tristan è al porto, sono in totale 274
persone, quattro automobili, una moto e varie bici. Il cicaleccio è
incredibile mi rivolgono la parola e non li capisco. Realizzo che
questo deve essere il tristanenglish, una mutazione dialettale
dell’inglese di una volta rimasto a testimonianza dell’isolamento
severo di questo pezzo di roccia. Mi preleva Melissa Glass, la mia
corrispondente presso cui ho prenotato la mia camera al Sea View
Lodge. A Tristan non ci sono hotel, si dorme e si mangia in quattro
guesthouse che sono poi case di privati che arrotondano. L’ospitalità
è inconsueta, delicata, affettuosa e mai assillante. Non sono
britannici ma si capisce che la loro storia deriva in massima parte da
quel paese anche se le sette famiglie che compongono la comunità sono
solo in parte britanniche, oltre ai Rogers, Swain, Green esistono gli
Hagan (USA), Glass(Olanda) e i Repetto e Lavarello di Camogli. Il
piccolo ospedale di Tristan si chiama in loro onore Camogli Hospital.
Ian Repetto è il postino ed assieme ufficiale postale e telecom
dell’isola. Grazie a lui dal 2007 c’è internet e dall’anno scorso
anche un satellitare che permette regolari comunicazioni a voce. Una
radio locale in FM trasmette musica, notizie locali e bollettini meteo
per le diverse navi che transitano nei pressi.

Per sbarcare sull’isola è necessario fare richiesta ed ottenere un
permesso di sbarco e soggiorno temporaneo, legato ad una assicurazione
e al pagamento anticipato del soggiorno. Le occasioni per spendere
soldi sull’isola sono decisamente poche. Diciamo che ti permettono di
pagare qualche birra all’unico pub della zona, se perdi a freccette
devi fare il giro doppio ma ci sta. La birra arriva mensilmente a
mezzo navi dal Sud Africa, il cibo è prevalentemente basato
sull’agricoltura locale, a maggioranza di rape e patate, e carne di
montone, capra e ovviamente pesce, ma alcune specialità sono a base di
uccelli marini tipo il tuffy pye. La cattura di aragoste e langoste è
l’attività principale ma quella più proficua sono l’emissione
filatelica e numismatica che conta molti appassionati e fa fluire
parecchi denari nella casse della minicomunità.

Amministrativamente dipendono da St Helena, quindi sono in ambiente di
territori britannici di oltre mare ad amministrazione indipendente. A
Edinburgh ci sono due piccole chiese, una cattolica ed una anglicana,
un ambulatorio/ospedale, una scuola dove si impara quello che si
riesce, un pub e l’ufficio postale. Tutte le altre attività ci sono ma
vengono prestate così tipo a chi serve chiamano Bud che ripara le
auto, oppure Ned (Red Ned) che sa lavorare il vetro e ripara finestre
e porte e così via. Una volta alla settimana ci si trova nel salone
annesso al pub per una serata danzante, un momento di atteso incontro
fra tutti.

Cosa offre l’isola come particolarità? La natura innanzi tutto.
Uccelli praticamente unici sono visibili lungo tutta la frastagliata
costa. Ti portano a vederli da molto vicino e scopri che non hanno
timore dell’uomo. Sono volatili maestosi come albatros o fregate, ma
anche buffi come il macaroni penguin o il puffino e il moorhen che
sembra un pollo poiché non vola. Oltre ad uccelli il mare offre
habitat a foche e leoni marini, che furono per decenni il
sostentamento principale dei primi abitanti l’isola. Oggi per fortuna
il grasso di foca non serve più.

La natura si mostra anche sotto forma di panorami unici, dettagliati
da colori intensi e da condizioni di luce che probabilmente sono
normali per la latitudine. Il vento è sempre forte e presente,
raramente mi dicono smette e allora le nuvole incappucciano
immediatamente tutto in una bambagia grigia. Il vulcano è attivo,
l’ultima eruzione nel 1961 provocò parecchi danni.
La pioggia è quasi quotidiana, anche se con tutto quel vento in
definitiva ne casca poca o si polverizza così tanto che non da
l’impressione di essere torrenziale. Però mi è stato assicurato che in
inverno ( la nostra estate) vengono giù anche secchiate d’acqua per
tre o quattro giorni e in qual caso si sta molto in casa e non si va
fuori in barca. La temperatura estiva al momento varia dai 15 ai 22
gradi di giorno, l’acqua è decisamente fredda.

Dalla costa sud si intravedono nei momenti di cielo terso le due isole
di Nightingale e Stoltenhoff, entrambe disabitate e difficilmente
raggiungibili dal mare. A volte viene chiesto a qualche isolano di
portare uno scienziato a stare qualche giorno per verifiche ma non
sempre è possibile per la difficoltà di attraccare con sicurezza.
Più a ovest si trovano Inacessible Island e Middle Island, anche
queste disabitate ma più lontane. Termina il gruppo l’isola di Gough a
423 km a sud, abitata da sei meteorologi sud africani ma con
l’impossibilità di raggiungerla via mare. L’unico modo è tramite una
nave militare munita di elicottero.

Questa in stringatissima sintesi è una superficiale descrizione di un
lembo di mondo inconsueto, dove si vive un quotidiano per noi strano e
forse dimenticato. Una società che vive a stretto contatto, che si
cerca, si parla, che non guarda la tv ma si accontenta dei film in
dvd, che non ha molta voglia di andare altrove , tipicamente ti
rispondono for what?
Il costrutto sociale è veramente semplice, in realtà sono praticamente
una unica famiglia suddivisa in poche famiglie di partenza. Ci si
conosce come forse accadeva da noi prima dell’avvento di trasporti e
comunicazioni di massa, ci si frequenta perché si ha il piacere di
stare assieme e lo si coltiva con maniere semplici, parlando,
passeggiando in gruppi lungo la costa, andando ad ammirare le balene
che passano ad est dell’isola, cercando uova di petrello, giocando con
i bambini, ballando e anche solo stando seduti in qualche casa a
raccontarsi storie tramandate o sentite. In questo il visitatore
occasionale offre uno spunto unico, quindi quale italiano sono stato
praticamente adottato da tutti e ho mantenuto la promessa di
raccontare qualche cosa di Camogli che ovviamente ero andato a
visitare prima della partenza per prepararmi un poco. I legami qui
sono forti e basilari, sinceri e privi di esagerata enfasi. Il lavoro,
soprattutto manuale, scandisce sapientemente la giornata di tutti e
richiama doverosamente un buon riposo serale che viene vissuto con
gratitudine da tutti.

La difficoltà di raggiungere l’isola ne fa anche la fortuna secondo
me. Viene garantito un filtro che da passaggio ad un turismo minimo e
che non chiede nulla. Per recarsi a Tristan ci vuole molta
disponibilità di tempo, sia per le date fisse del passaggio di navi
che per la possibilità tutt’altro che remota di dover saltare il turno
ed aspettare la prossima. Di conseguenza anche i voli da e per
l’Africa devono tenerne conto in sede di prenotazione. Il passaggio
sulla St Helena one way costa 1100 sterline in cabina singola,
scegliendo a seconda del periodo un trawler da pesca si può scendere a
580 sterline che è il prezzo minore al momento.
I voli sono di linea, quindi il costo va definito a seconda del
periodo e dell’anticipo con cui si prenota, un paio di notti a
Capetown sono a buon mercato, 60 euro circa a notte al Waterfront che
è un ottimo hotel in prossimità del porto. Su Tristan al giorno si
spendono circa 40 sterline per vitto e alloggio.
Su tutto va considerato anche che il permesso di sbarco e soggiorno
non è automatico, va richiesto dando una breve ma convincente
descrizione del perché si vorrebbe visitare Tristan e i suoi abitanti.
Questa decisione viene presa dall’amministratore in carica e dal
gruppo degli otto consiglieri in carica. Per fortuna si può fare tutto
per posta elettronica ora.

Vi risparmio il racconto delle 19 giornate passate a girellare, a
parlare, a godere di un’aria incredibile per purezza ed intensità, di
un mare che non avevo mai vissuto neanche in Antartide per varietà e
particolarità di animali e specie. Per lo più sarebbero impressioni
personali che si dividono con persone vicine, diventa difficile
renderle accessibili ad estranei. Infatti lo scopo di molti miei
viaggi è egoisticamente personale, vado alla ricerca di un mondo che
doveva essere stato così in altri tempi, più solido, più pulito, più
semplice, abitato da persone che sono e che non appaiono, e lo trovo
per fortuna di tanto in tanto. Ma , ripeto, raccontare le
soddisfazioni dell’anima è difficile, bisognerebbe essere un bravo
scrittore e volerlo fare in definitiva.

Credo tuttavia che promuovere questo tipo di viaggi sia un’esortazione
naturale, per tentare di far capire il proprio punto di visione
immateriale di una scheggia di vita passata in un mondo diverso da
quello quotidiano. In questo sono certo di essere fortunato per la
possibilità che ho di assentarmi a mio piacimento, nonché viaggiare
pressoché dove voglio, ma mi reputo maggiormente fortunato per avere
in cambio la intima soddisfazione e la retribuzione che una esperienza
simile ti lascia dentro.

Mi preleva il mattino del 19 febbraio una lancia della MN Agulhus, che
dopo aver lasciato diverse merci salpa alla volta di Swakopmund in
Namibia a sei giorni di navigazione e 2729 km più a est.

La navigazione si è svolta in un mare perfetto questa volta, dopo la
prima giornata un po mossa i quadranti più settentrionali hanno
iniziato a mostrare un oceano più “africano”, sole e brezza piacevoli
e onda lunga. In questi giorni passati ad oziare mi riimbottisco di
notizie di cronaca che per quasi tre settimane avevo ignorato
volutamente. Il 22 febbraio telefono per la prima volta a casa per
dire che sto tornando, e sono confortato che tutti stanno bene.

Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
tutti i giorni.
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Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
don camillo
 
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alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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  #3  
Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
don camillo
 
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Predefinito Re: [RECE]Tristan Da Cunha

alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
don camillo
 
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alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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  #5  
Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
don camillo
 
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alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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  #6  
Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
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alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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  #7  
Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
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alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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  #8  
Vecchio 03-03-2011, 12.52.21
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alberto <submaris@tiscali.it> ha scritto:
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> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Oh Albertino, avanzino di viaggi, quanto mi sei mancato...



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  #9  
Vecchio 03-03-2011, 13.16.56
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Predefinito Re: [RECE]Tristan Da Cunha

alberto scrisse:
....[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Mi veniva da insultarti dopo aver letto la rece chiuso in ufficio e con
la prospettiva per quest'anno di non poter viaggiare...
Ma lasciata da parte l'invidia sono contento che tu abbia condiviso con
noi un'esperienza così bella e scritta benissimo (altro che
"bisognerebbe essere un bravo scrittore", tu lo sei).
Mi hai riaperto una piccola ferita che si era rimarginata da diversi
anni. Dopo aver letto un libro di Sergio Ghione, "L'isola delle
tartarughe", mi venne una voglia matta di andare all'isola di
Ascensione.
Mi informai sulla fattibilità e quasi per caso mi appassionai a quelle
isole così sperdute, raccogliendo materiale, libri ecc. e scoprii cosi
anche il gruppo di Tristan Da Cunha che mi incuriosì parecchio, molto
di più di St Helena e di Ascensione.
Leggendo le tue motivazioni mi sono ricordato di una citazione presa da
quel libro che avevo salvato nella cartella "viaggi e sogni":
"There is something about a small island that satisfies the heart of
man." [Ronald M. Lockley]
E' uno dei sogni nel cassetto che, come dici tu, finché non avrò la
possibilità di "assentarmi a piacimento" rimarrà purtroppo in sospeso.

grazie per la rece :-)
nb

--
Il Lonfo non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce sdilenca un poco e gnagio
s'archipatta.
(Fosco Maraini)
I miei libri di viaggio: [url]http://www.natale.to/libri.htm[/url]


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Vecchio 03-03-2011, 13.16.56
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Predefinito Re: [RECE]Tristan Da Cunha

alberto scrisse:
....[color=blue]
> Il volo di ritorno da Windhoek a Francoforte mi riporta alla vita di
> tutti i giorni.[/color]

Mi veniva da insultarti dopo aver letto la rece chiuso in ufficio e con
la prospettiva per quest'anno di non poter viaggiare...
Ma lasciata da parte l'invidia sono contento che tu abbia condiviso con
noi un'esperienza così bella e scritta benissimo (altro che
"bisognerebbe essere un bravo scrittore", tu lo sei).
Mi hai riaperto una piccola ferita che si era rimarginata da diversi
anni. Dopo aver letto un libro di Sergio Ghione, "L'isola delle
tartarughe", mi venne una voglia matta di andare all'isola di
Ascensione.
Mi informai sulla fattibilità e quasi per caso mi appassionai a quelle
isole così sperdute, raccogliendo materiale, libri ecc. e scoprii cosi
anche il gruppo di Tristan Da Cunha che mi incuriosì parecchio, molto
di più di St Helena e di Ascensione.
Leggendo le tue motivazioni mi sono ricordato di una citazione presa da
quel libro che avevo salvato nella cartella "viaggi e sogni":
"There is something about a small island that satisfies the heart of
man." [Ronald M. Lockley]
E' uno dei sogni nel cassetto che, come dici tu, finché non avrò la
possibilità di "assentarmi a piacimento" rimarrà purtroppo in sospeso.

grazie per la rece :-)
nb

--
Il Lonfo non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce sdilenca un poco e gnagio
s'archipatta.
(Fosco Maraini)
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