La giusta fusione fra me e Carla ;-)
[url]http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200808articoli/35380girata.asp[/url]
Musica techno fra i Renoir e i Chagall
Il viaggio nella notte newyorkese
SILVIA DEL MONTE
NEW YORK
«Amo la spirale, rappresenta controllo e libertà». Parole pronunciate
da Louise Bourgeois per spiegare il ricorrere di tale forma nelle sue
opere e che rendono ancora più affascinante il percorso che si snoda
all’interno del Solomon R. Guggenheim di New York. Ma chissà cosa
avrebbe pensato l’artista francese se venerdì primo agosto, attorno
alle 23, avesse varcato la soglia del prestigioso museo di Manhattan.
Sì, perché ogni primo venerdì del mese l’edificio futuristico ideato
da Frank Lloyd Wright si trasforma in un tempio di musica dance. «Art
after dark», arte in piena notte. Così vengono chiamate le movimentate
serate organizzate dal museo in collaborazione con Flavorpill, un team
di editori che offre una guida giornaliera on line dei maggiori eventi
cittadini, e sponsorizzato dal giornale free-press The Village Voice.
Un’idea nata nel 2005, ma che in questi ultimi mesi sta registrando un
vero e proprio boom. Se vuoi essere cool, come si dice da queste
parti, è assolutamente vietato lasciarsi sfuggire la serata.
Evidentemente sono in tanti ad aver recepito il messaggio e per
accorgersene basta dare un’occhiata alla fila che si snoda sulla
89esima strada. Ma la forza del popolo della notte newyorkese è anche
questa e allora ecco che tutti con pazienza e curiosità attendono il
proprio turno senza mostrare il minimo segnale di resa. L’unico
elemento che fa storcere un po’ il naso ai più parsimoniosi è il costo
del biglietto: venticinque dollari. Prendere o lasciare.
All’ingresso due simpatici buttafuori ti invitano a estrarre il money
da tasche e borsette per velocizzare le procedure, mentre pochi metri
più avanti ragazze in abito da sera ti marchiano con un timbro
rispettando il codice tipico di una vera discoteca. Già nel percorrere
il corridoio che conduce al salone principale si inizia a respirare
l’atmosfera di una serata che tutto potrà rivelarsi fuorché una
«serata qualsiasi». L’impatto è straordinario. Alex Moulton, dj della
serata, è in console. I baristi sono già operativi. Con tre dollari ci
si può rinfrescare con un bicchiere di soda, con sei si ha diritto a
scegliere: birra, vino bianco o rosso. Incroci di sguardi quasi
increduli e nasi rivolti all’insù per osservare quelle due magnifiche
opere simili a lampadari sospese nel vuoto. La spirale del Guggenheim
improvvisamente è diventata un vortice impazzito di musica, luci e
animazione.
La pista, chiamiamola pure così, è stipata, mentre lo spazio si libera
nei sei piani di gallerie piene zeppe di capolavori artistici che si
snodano per ottocento metri. I più pigri non hanno alcuna voglia di
salire per gustarsi la visione dall’alto, ma non rinunciano a
scatenarsi in danze e balli. La cupola trasparente ha il colore della
notte e il contrasto con la pittura bianca dell’interno della
struttura rende l’ambiente raffinato ed elegante. Ragazze in perfetto
stile “Sex and the City” con tacchi altissimi e mini-abiti si
mescolano a quelle che invece hanno preferito ballerine e infradito
per non dover gettare la spugna e terminare la serata anzitempo.
Perché in fondo cosa c’è di meglio che bere un drink con un vecchio
amico incontrato per caso e trascinarlo a osservare i capolavori di
Kandinsky e Klee, Chagall e Monet, Picasso e Renoir? Tutto può
succedere. D’altra parte siamo pur sempre a New York. E allora non ci
sarebbe stato modo migliore per succhiare l’energia da frullatore
impazzito di questa città malata d’insonnia.
|