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  #1  
Vecchio 25-09-2009, 14.46.54
SteveR
 
Messaggi: n/a
Predefinito Western Australia (Coral Coast) & South Australia (Kangaroo Island edintorni) - Agosto 2009

Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:
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Western Australia (Coral Coast) & South Australia (Kangaroo Island e
dintorni) - Agosto 2009

Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
[url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
[url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url]

La rece completa con miniature a colori è qui:
[url]http://www.tropiland.it/australia/australiarece2.htm[/url]

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Prologo:
Nel 2004 c'eravamo congedati dall'Australia con un "arrivederci" e
dopo cinque anni siamo riusciti a mantenere fede alla promessa; con
ancora più sacrifici che all'epoca, con la famiglia cresciuta nel
frattempo di una unità siamo pronti a tornare nel paese che,
nonostante il progresso e la modernità, è riuscito a mantenere, grazie
alla vastità del territorio rispetto la popolazione e alla forte
sensibilità ambientale, la verginità di una natura incontaminata ed il
fascino degli "skyline" sgombri da qualsiasi elemento nell'immensità
dei tanti apparenti "nulla".
Nel passato ci eravamo avventurati in una piccola porzione del Nord e
dell'Est, quest'anno ci godremo un frammento dell'Ovest e del Sud
passando dai 40 gradi estivi Italiani all'inverno Australe prossimo
allo zero attraversando a distanza di ore un pò tutte le stagioni che
sono nel mezzo dei due estremi climatici.
Il viaggio è stato progettato quasi un anno prima cercando di
prevedere tutto nei minimi particolari, dall'influenza stagionale
australe per la quale ci eravamo vaccinati sino ai biglietti aerei
pagati la metà grazie ad una prenotazione in anticipo di otto mesi
rispetto la data di partenza, dal bagaglio aumentato per
l'abbigliamento ed i medicinali bi-stagionali al gps con le cartine
aggiornate, salvo poi scordare il gps a casa e "navigare" con le
efficienti mappe stampate da internet (che avevo portato in caso di
malfunzionamento del gps) e affrontare il pericolo della imprevista
nuova Influenza (la Swine Flu) che proprio ad un mese dalla partenza
si era espansa soprattutto nel Sud dell'Australia con un picco massimo
in Agosto tale da superare come incremento ogni nazione del mondo.
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Western Australia:
Il viaggio iniziò con il volo Roma-Singapore, 12 ore che passarono in
fretta soprattutto per le mie piccole intenti ad alternare sonnellini
sdraiate in terra ai vari giochini che si sono portate dietro nei loro
zainetti nonchè videogiocare con i game on-line sugli schermi lcd
dell'aereo, alcuni addirittura multiplayer (si poteva ad esempio
giocare a scacchi o a battaglia navale da una poltrona all'altra); poi
uno stop di 3 ore ed un altro volo di poco più di cinque ore sino a
Perth.
Negli aeroporti e a bordo dei nostri aerei vedemmo varie persone che
indossavano la mascherina chirurgica, alcuni probabilmente per
prevenzione ma alcuni perchè tossivano; a Singapore, memore
dell'esperienza della Sars dl 2003, venivano distribuiti a tutti i
viaggiatori opuscoletti sulla Nuova Influenza suina H1N1 oltre ai
numerosi avvisi affissi ovunque e la monitoraggio a distanza della
temperatura corporea tramite scanner ad infrarossi, misure esagerate o
no la considero comunque un'ottima prova generale per pandemie più
serie.
Arrivammo a Perth di pomeriggio e poichè non c'erano più voli per la
nostra prima destinazione ci dovemmo fermare; Perth è la capitale del
Western Australia, una tra le metropoli più isolate al mondo,
particolarmente affascinante per la quantità di verde, laghetti ma
soprattutto per la grande laguna interna la cui città è incastonata
con gusto e cura quasi maniacale.
Prendemmo un taxi per arrivare in hotel, il tassista Croato incominciò
a parlarci, tanto, tantissimo del suo paese d'origine, di Perth e
dell'Italia: penso che sia stato per distrarci visto che pagammo una
cifra doppia rispetto quella che pagheremo al ritorno per la stessa
tratta :-(
Per passare la notte avevamo prenotato l' Hotel Sullivans, un piccolo
e modesto hotel tre stelle con camere molto spartane ma situato in una
felice posizione di fronte al Kings Park dove una passeggiata era
d'obbligo prima che calasse il sole e scendesse sensibilmente la
temperatura.
Nonostante l'hotel avesse le camere con arredamento datato, possedeva
un hot-spot wi-fi gratuito al piano terra con il quale mi collegai con
il mio piccolo netbook ad Internet per consultare la posta
elettronica, telefonare con Skype gratuitamente e/o a prezzi
stracciati, leggere il giornale, ascoltare il Tg della Rai in podcast
ed informarmi sulle previsioni del tempo.
La temperatura, all'inizio piacevole, durante la notte calò
sensibilmente e fui costretto ad accendere in stanza il rumoroso ma
potente climatizzatore.
Il mattino seguente faceva otto gradi e si avvertivano distintamente
mentre aspettavamo l'arrivo del taxi che per condurci all'aeroporto
per il volo Perth-Learmonth della compagnia locale Skywest.

Il volo panoramicissimo durò circa due ore e nel Fokker F100, un aereo
da 100 posti, eravamo al massimo in una ventina: in bassa stagione la
Penisola del North West Cape non è certo una destinazione di massa !
Scopro infatti che gli unici turisti eravamo noi mentre il restante
delle persone erano locali di ritorno da Perth e lavoratori in
trasferta per l'ampliamento delle strutture in rapida crescita
nell'unico centro abitato della zona: Exmouth, meno di duemila anime
per una manciata di strade, impiegate nel turismo o nelle basi
militari, in un immenso deserto abitato da canguri, emù, rettili e
termiti ed orlato dalle spiagge da sogno del Cape Range National
Park.
Exmouth fu la nostra base per la prima parte del viaggio;
un'alternativa sarebbe stata un campo-tenda sulla spiaggia all'interno
del parco nazionale ma oltre ad essere privo di servizi come acqua
corrente ed elettricità (poco male) era scomodo per fare rifornimenti
di cibarie e carburante in quanto distante dalla cittadina (e comunque
neppure economico !).
Arrivati al piccolo aeroporto civile-militare di Learmonth, dopo un
rimprovero dell'assistente di volo per aver fatto la foto qui a fianco
(è zona militare!), prendemmo in affitto il più piccolo fuoristrada a
disposizione, un esagerato gippone Nissan Land Cruiser 3000
turbodiesel da cinque metri di lunghezza con due serbatoi separati da
100 litri di gasolio l'uno con il quale ci dirigemmo verso Exmouth ad
una trentina di chilometri di distanza. Mi accorgerò durante il
soggiorno di avere veramente il più piccolo fuoristrada visto che,
durante i rari incontri stradali, incrocerò mezzi ben più grandi di
noi in dimensioni e cilindrata dotati di lunghe antenne per
radioamatori (i cellulari erano inservibili per assenza di segnale),
porta-canne da pesca sul muso, mega-rostri respingi canguri e talvolta
roulotte grandi quasi più del mio appartamento !
Oltre al fuoristrata affittamo anche un seggiolino per Marika per
essere in regola con codice stradale, per approfondimenti cliccare
qui.
Ad Exmouth alloggiammo nella struttura più lussuosa del nostro
viaggio, il Novotel Ningaloo Resort, un hotel quattro stelle costruito
nel 2007 dotato di ogni confort, dal parcheggio al ristorante, dalla
vasca idromassaggio situata praticamente in camera da letto al
collegamento internet (a pagamento) in stanza via cavo, dalla cucina
completamente equipaggiata (persino la lavastoviglie!) alla tavola da
stiro in un contesto di pace e silenzio (anche perchè in questa
stagione l'hotel era semideserto) e di fronte ad una spiaggia nel
Golfo di Exmouth dove gli unici esseri viventi a passeggiare erano i
gabbiani.
Questa spiaggia come per la maggior parte della penisola è protetta
dalla barriera corallina (anche se da questo lato, verso Est, non è
fruibile per lo snorkeling) quindi il mare è perennemente calmo.
Tra una sistemazione e l'altra superammo le 17.00, fatidico orario
oltre il quale nelle cittadine minori di tutta l'Australia si ferma
ogni attività commerciale e poichè non avevamo potuto fare la spesa
prima fummo obbligati a cenare la prima sera al ristorante del
Novotel: carne e pesce eccezionali serviti all'esterno al calduccio
delle lampade all'infrarosso e dei "funghi" a gas sotto un cielo
stellato dove brillava la Croce del Sud ! La temperatura è infatti in
questa stagione molto variabile, durante il giorno fa caldo e sia in
casa che in auto è d'obbligo l'aria condizionata posizionata a freddo,
mentre la sera bisogna accendere i riscaldamenti; faccio notare che in
Agosto in Australia è inverno e che questa zona pur essendo tropicale,
si trova geograficamente al limite inferiore del Tropico del
Capricorno.
L'acqua del mare è fresca, intorno ai 24-25 gradi, ma con una muta da
3 mm si sta benissimo durante lo snorkeling mentre con il costume in
spiaggia si sta d'incanto: in tarda mattinata la temperatura arriva a
25-27 gradi asciutti, spesso senza vento, con un cielo soleggiato
azzurrissimo e privo di nuvole e sabbia bianca accecante che non si
arroventa mai !
La barriera corallina, soprattutto all'interno Ningaloo Marine Park,
corre senza interruzioni per 260 km e a differenza della più famosa
Grande Barriera (che si trova ad est dell'Australia, in pratica
all'opposto di quella del Ningaloo) questa è molto vicina alla costa
avvicinandosi in alcuni punti anche di parecchio, tanto che nelle
spiagge più famose si può fare snorkeling tra coralli e pesci
tropicali già ad una decina di metri dalla riva o meno; in ogni caso è
sempre visibile con le enormi onde che si infrangono in un fragore
continuo.
Negli unici punti in cui si apre un varco (pass) sul reef che permette
alle maree di "riempire" o "svuotare" le lagune, le correnti possono
essere molto forti durante alcuni periodi della giornata ma in ogni
caso sono ben segnalate da cartelli esplicativi.
All'interno delle lagune oltre alla consueta fauna tropicale non è
difficile avvistare piccoli gruppi di delfini che pattugliano la
costa; al di fuori del reef si trovano altre meraviglie che è
possibile incontrare a seconda della stagione: da Aprile a Luglio si
può snorkellare con gli Squali-Balena, i più grandi pesci del mondo, e
le Mante, mentre da Giugno a Ottobre (talvolta anche Novembre) si può
assistere alla migrazione delle Megattere (le balene "canterine") da e
per l'Antartico.
Exmouth: Come ho scritto prima è una piccola cittadina con poche
strade, ma dotata ugualmente di tutti i servizi essenziali come
un benzinaio ("fai da te" come in tutta l'Australia), un centro
turistico visitatori, qualche negozio e persino in minuscolo ospedale.
La ricettività turistica è limitata, oltre al Novotel c'è un Caravan
Park e poco altro ma ho il sospetto, visto i vari cantieri in corso,
che presto verranno costruite varie strutture alberghiere anche se
credo saranno sempre eco-sostenibili e mai di massa.
La zona incominciò ad antropizzarsi durante la seconda guerra mondiale
quando venne costruita una piccola base militare per i sommergibili
seguita poi dall'attuale aeroporto militare a difesa della stessa.
Infine nel 1964 fu fondata la città di Exmouth a supporto di della
"Naval Communication Station Harold E. Holt" posta all'estremo nord
della penisola da cui svettano tutt'ora le altissime antenne di
trasmissione visibili a grande distanza.
La vita (si fa per dire) della town è tutta concentrata intorno a
Maidstone Crescent, una via dotata di parcheggi dalla quale si accede
ud una piccola piazza pedonale dove sono posti tutti gli esercizi
commerciali: due supermercati, uno di fronte l'altro, della catena IGA
abbastanza forniti con all'interno un ATM (bancomat), una farmacia-
fotografo (spesso in Australia le due attività sono abbinate), un
emporio (dove ho comprato un ombrellone da utilizzare nelle spiagge
deserte del parco nazionale), un liquor-store (che però in bassa
stagione non vende vino e birra ma solo superalcolici) e poco altro.
Non distanti dalla piazza i locali dove mangiare, non tutti attivi in
questa stagione: un ristorante cinese, una pizzeria dal nome italiano
(Pinocchio), una bisteccheria ed un pub ...nulla di speciale, meglio
fare la spesa al supermercato. Piccolo appunto: come in molti luoghi
del mondo dove si ha rispetto per l'ambiente le buste di plastica sono
abolite quindi è d'obbligo acquistare le buste (verdi) in stoffa
riusabili all'infinito.
L'unica cosa che non riuscii a comprare fu la birra in quanto in
Australia, diversamente che in Europa, gli alcolici non sono venduti
nei supermercati ma nei liquor-store, ma l'unico negozio di liquori di
Exmouth, come ho detto, ne era sprovvisto !
Dopo le 17 tutto chiude con una puntualità maniacale e la piazza si
svuota di uomini lasciando spazio ai gabbiani e talvolta a qualche emù
che entra in paese dal bush.
Fuori dal paese solo deserto, una macchia molto bassa priva di alberi
dove vivono gli animali selvatici e dalla quale spuntano i
caratteristici termitai marroni, a rischio allagamenti durante la
stagione estiva (quando da noi è inverno) a causa delle tempeste
tropicali che qualche volta possono trasformarsi in uragani.
L'unica strada che taglia la monotonia del paesaggio è quella gira
intorno al promontorio, la Murat Road che da Exmouth corre verso nord
per poi girare verso Sud prima nella Yarde Creek Road e poi nella
Ningaloo Yarde Creek Road. Questo è il percorso di riferimento da un
lato per tornare in aeroporto e dall'altro per entrare nel parco
nazionale marino del Ningaloo. Sempre su queste strade (per la
precisione sulla Murat Rd) all'altezza del paese si trova l'Exmouth
Visitor Centre nel quale si possono chiedere informazioni turistiche
(sono gentili e disponibili), prenotare escursioni o semplicemente
acquistare un ricordino.
Proprio qui il primo giorno, dopo un' abbondante spesa, prenotammo
l'escursione di Whale Watching per assistere alla migrazione delle
Megattere nei pressi del Cape Range National Park. E' una escursione
"must" nella quale se si è fortunati si può assistere ai salti dei
cetacei oltre che osservarli spesso da vicino: non è difficile che si
inabissino a 100 metri dall'imbarcazione per poi riemergere
praticamente ad un passo dalla stessa ! Si parte il pomeriggio con un
pulmino in una decina (nel nostro caso eravamo meno) di persone e
tramite una barchetta si sale su una imbarcazione d'alto mare con la
quale passare qualche ora ad avvistare le balene.
Durante l'escursione, il guidatore del pulmino che fungeva anche da
traghettatore e guida in barca ci preparò a ripetizione leccornie di
ogni tipo: tartine, tramezzini, biscotti, formaggio e sciroppi; per
fortuna la febbre di Maeva contagiata in aereo nella tratta Singapore-
Perth da un signore che accanto a lei aveva tossito tutte e cinque le
ore di volo si era attenuata grazie al pronto intervento di un
antibiotico ed un antipiretico in dotazione alla nostra mega valigia-
farmaci ! Seguiranno molti giorni di tosse grassa, comunissima in
questa stagione in Australia, (praticamente nelle città tossiscono
quasi tutti ! anch'io la presi nel precedente viaggio del 2004) che
contagerà anche Marika con febbre...altro antibiotico, altra (per
fortuna) guarigione rapida in due giorni senza conseguenze sulla
nostra "tabella di marcia"; tabella di marcia che comprese la scoperta
delle più belle spiagge del Ningaloo Reef (Cape Range National Park)
raggiungibili tramite strade non asfaltate (è d'obbligo il fuoristrada
anche perchè in giro non ho visto traccia di mezzi con due ruote
motrici, pulmini a parte) che partono dalla strada (asfaltata)
principale. All'entrata del Cape Range National Park bisogna
accostarsi a sinistra vicino ad una casupola di legno dove un signore
fornisce a pagamento una tessera d'entrata (giornaliera o come nel mio
caso annuale: conviene se si sta più di due giorni) oppure la
controlla se già in possesso.


Nei giorni seguenti farò avanti ed indietro tra Exmouth e le spiagge
del parco nazionale a qualche decina di chilometri di distanza, tra le
più famose e suggestive visitate da Nord a Sud:
Jurabi Sanctuary (di poco fuori dal parco nazionale), una lunga
spiaggia deserta protetta da una enorme duna di sabbia visibile da
chilometri di distanza sulla quale si sono divertite le mie figlie; si
parcheggia l'auto ai piedi della duna e una volta scalata si accede
direttamente al mare.
Mangrove Bay (Mangrove Sanctuary Zone), in realtà non c'è una propria
spiaggia ma una foresta di mangrovie, le caratteristiche piante che
vivono tra mare e spiaggia con le particolari radici affioranti,
nursery di molte specie di avannotti ed uccelli: da vedere ...anche
perchè in questa parte dell'Australia non sono abitate dai temibili
coccodrilli marini.
Lakeside (Lakeside Sanctuary Zone), si accede alla spiaggia dalla
strada comune al Milyering Visitor Centre: spiaggia meravigliosa (e
pescosa) anch'essa poco frequentata (leggi:deserta, solo un paio di
camper stanziali nel parcheggio sabbioso) dominata da un isolotto
corallino ad una decina di metri dall'arenile dove nidifica una
colonia di gabbiani.
Turquoise Bay (Mandu Sanctuary Zone), come dice il nome, la "baia
Turchese", il massimo dei colori del mare, ottimo snorkeling partendo
da riva ad una cinquantina di metri a largo anche se bisogna tenere
conto delle maree che soprattutto in fase di "bassa" rendono questa
parte della laguna molto pericolosa a causa delle forti correnti. La
spiaggia ha due parcheggi: quello più a Sud accanto ad una capanna
dove sono mostrati i disegni dei pesci di barriera, vicino ad un
servizio igienico "poco igienico" è quello che fa accedere alla parte,
secondo me, più bella della spiaggia.
Oyster Stacks (sempre nella Mandu Sanctuary Zone), una spiaggia
deserta molto simile ad alcune viste in Sardegna, sabbia bianca mista
a sassi tondi e lisci bianchi e rosa ma con i coralli praticamente a
riva, ottima per lo snorkeling durante l'alta marea grazie alla
barriera corallina particolarmente vicina.
Oltre a queste spiagge se ne aggiungono decine di altre, alcune ben
segnalate altre no, in un dedalo di stradine di terra rossa tutte da
esplorare, tutte da scoprire, tutte da provare sempre protette da dune
e macchia vegetale dove non è difficile incontrare gli Emù.
Per dovere di cronaca, anche se non ho avuto il tempo di vederli,
all'interno della penisola è possibile raggiungere una serie di Canyon
sia con il fuoristrada (utilizzando strade sterrate che partono da
quella asfaltata principale a sud di Exmouth) che con delle escursioni
organizzate, la migliore delle quali è senz'altro quella in battello
lungo il fiume Yarde Creek nel parco nazionale di Cape Range.

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Coral Bay: dopo quattro giorni al Novotel scendemmo a Sud con la
Minilya Exmouth Road, la strada che porta anche all'aeroporto, verso
la località chiamata Coral Bay, 155 Km di strada asfaltata
completamente tracciata nel deserto priva di qualsiasi segno umano
dove lo sguardo si perde nell'orizzonte infinito.
Coral Bay è un paesino a vocazione turistica di meno di 200 abitanti
lontano dalla civiltà. La cittadina fu fondata ufficialmente nel 1968
ed ebbe il nome dell'hotel che si avventurò in questa zona creando le
prime strutture logistiche. In realtà la città stessa è come se fosse
un grande complesso turistico formato da un minuscolo centro
commerciale, un alimentari-emporio-benzinaio, un dive-center, qualche
casa, un ordinatissimo campeggio fronte-mare e l'attiguo resort dove
avevamo scelto di affittare un appartamento, posto alla fine
dell'unica strada (senza uscita) che termina in un piazzale delimitato
da una collinetta sabbiosa e dalla vista dell'azzurrissimo oceano.
L'elettricità di tutto il paese è fornita da un generatore a gasolio e
non c'è segnale per i cellulari gsm, quindi l'unico modo per
comunicare con il mondo sono qualche una cabina telefonica rossa in
stile inglese posta qua e là oppure il wi-fi a pagamento del resort.
Dei due supermarket, quello all'interno di un piccolo centro
commerciale, è sufficientemente fornito, mentre quello che funge anche
da benzinaio non molto; c'è da considerare che essendo un luogo
frequentato soprattutto da campeggiatori con roulotte e saccoapelisti
i piccoli supermarket devono avere lo spazio anche per tutta una serie
di accessori per camperistica e anche qualche componente d'emergenza
per i fuoristrada. Nel minuscolo centro commerciale c'è anche
l'ufficio turistico, un luogo dove mangiare uno snack e un negozio di
souvenir ma nessuna farmacia.
Fu curioso arrivare a Coral Bay dopo aver percorso quasi due ore di
deserto, incrociando si e no un paio di fuoristrada, pensando quindi
di arrivare in un luogo praticamente disabitato, vedersi
all'improvviso apparire un piccolo centro turistico brulicante di
vita, con un decine di tende, camper, roulotte e gente a piedi che va
a fare la spesa, cucina all'aperto o si prepara per andare al mare...
s'intende tutto relativo all'eco-turismo Australiano quindi niente che
possa minimamente ricordare una qualsiasi forma di affollamento o
turismo di massa, tanto per capirci: l'unico ombrellone piantato in
spiaggia durante il soggiorno era il mio !

Il nostro Ningaloo Reef Resort è un resort un pò particolare in quanto
oltre ad affittare una venticinquina di appartamenti tutti con cucina
equipaggiata dall'immancabile forno a microonde, frigo e fornelli
elettrici (nei vari appartamenti affittati in questo viaggio non ho
mai trovato cucine a gas), letto matrimoniale, letto a castello con
piano inferiore anch'esso matrimoniale, letto singolo, balcone o
patio, ecc. è anche il centro d'aggregazione per tutta la comunità.
Infatti soprattutto la sera (ma non solo) moltissimi campeggiatori
vengono per mangiare gli appetitosi piatti (soprattutto fritti di
mare) della rosticceria interna alla struttura, che prepara piatti sia
take-away (a portar via) che da consumare sui tavoli che nel giardino
di palme all'aperto, oppure per bere un alcolico nell'adiacente pub
oppure semplicemente per chiacchierare magari davanti lo schermo Tv
esterno perennemente sintonizzato sulle partite di calcio o rugby o
ancora per fare una partita a biliardo.
Poi come ho detto c'è l'unico punto wi-fi dove è possibile navigare in
internet; a questo proposito comprai per 10$AUS una tessera del valore
di 100 minuti ma sinceramente lo sconsiglio a meno di dover dare
assolutamente notizie di se stessi in patria: il collegamento internet
fu lentissimo anche alle ore nelle quali ero sicuro che nessuno oltre
me navigasse, sospettando che non fosse in tecnologia Adsl ma
probabilmente 56K o meno; ad esempio Skype, in sola fonia, si
interrompeva spesso e solo una volta riuscii a parlare !
Anche a Coral Bay ebbi il problema delle birre, introvabili, quindi
visto che il clima era particolarmente caldo (strano, statisticamente
Coral Bay dovrebbe essere un paio di gradi più fresco di Exmouth) sia
di giorno che di notte e la voglia di una bionda ghiacciata saliva
ogni istante decisi di andarla a comprare nel pub dove però veniva
venduta solo a casse da 30 lattine a 50$AUS... per quanto mi sia
impegnato nei quattro giorni di permanenza non riuscii a scolarmele
tutte, lasciando mezza cassa in frigo a disposizione di chi sarebbe
venuto dopo di me :-) .
La sera ogni tanto nel prato verde del resort vennero organizzate
delle piccole manifestazioni, come la proiezione gratuita di cartoni
animati per i bambini su un grande schermo gonfiabile così da attirare
anche i rispettivi genitori del campeggio e fare affari col pub ed il
take-away ! Noi però preferimmo passeggiare in spiaggia al buio a
goderci lo spettacolo del firmamento (finalmente riuscii a vedere di
nuovo la Via Lattea) accarezzati da una brezza fresca ma mite: con un
giacchetto si stava da favola !
La mattina ci alzavamo col cinguettio degli uccelli e con la vista del
mare attraverso le foglie delle palme da cocco e degli alberi di
casuarina del campeggio adiacente al nostro edificio, un campeggio
affollato ma nello stesso tempo (cosa che mi colpì molto)
silenziosissimo, mai uno schiamazzo, mai un vociare notturno, la sera
tutti spegnevano le luci e sembrava cadessero in un sonno
profondo...l'unica cosa che si avvertiva la mattina presto era il
profumo delle frittate e del bacon fumante che venivano cucinate
all'aperto a dieci metri da noi ! slurp !
Già il primo giorno attraversammo subito la strada di fronte al resort
per andare a piedi al mare.
La spiaggia è un' ampia mezzaluna dotata di alcuni ripari in legno e
frasche per il sole ed un piccolo dive-center/affitta canoe. Le maree
sono ampie tant'è che l'arenile può allungarsi di qualche decina di
metri. Il primo tratto di mare è caratterizzato da un fondale sabbioso
profondo pochi centimetri (ottimo per i bimbi più piccoli) che poi
degrada in maniera repentina lasciando spazio ai coralli, alle grandi
tridacne ed ai pesci tropicali; nei momenti di massima bassa marea ci
si può quasi tuffare tra i coralli direttamente dalla spiaggia !
Ormeggiate ci sono un paio di imbarcazioni: una per il diving ed una
per far vedere ai turisti le meraviglie sommerse tramite il classico
fondo-barca di vetro.
Verso sud, dopo una serie di suggestive formazioni rocciose superabili
via mare quando c'è l'alta marea o via terra quando è bassa la
spiaggia continua per chilometri in un arenile deserto pieno di ossi
di seppia, talvolta con residui di vecchie barriere coralline divenute
rocce, dove in qualsiasi punto è possibile snorkellare senza
allontanarsi troppo: una curiosità, a circa un chilometro vidi in un
punto assolutamente insignificante un cartello "Paradise Beach",
sinceramente non so a cosa si riferisse, forse al fatto che una coppia
di hippy aveva trovato lì il suo piccolo paradiso appartati da tutti
con il loro sacco a pelo :-)
All'opposto, verso Nord, la spiaggia finisce con una collina sabbiosa
(Point Maud):una parte è interdetta in alcuni periodi dell'anno al
bagno perchè riservata a nursery per gli squali. Come per Exmouth
anche a Coral Bay è possibile fare snorkeling con gli squali balena
(Aprile-Luglio), vedere le balene (Giugno-Ottobre) ed in più osservare
le tartarughe marine depositare le uova tra Novembre e Febbraio.
Ad ogni modo il luogo migliore e comodo per fare snorkeling in un
giardino di coralli (anche se l'acqua non era cristallina come quella
del Mar Rosso) rimase la spiaggia principale, alla fine della strada,
di fronte al nostro resort, non deserta ma neppure affollatissima dove
centinaia di gabbiani osservavano gli umani pronti a sgraffignare
qualche cibaria dagli asciugamani !
La temperatura dell'acqua fu eccezionalmente calda per la latitudine e
la stagione di Coral Bay, addirittura più calda che a Exmouth; in ogni
caso penso che senza la mia muta completa da 3mm e le mutine delle mie
figlie un pò di freddo l'avremmo avvertito.
Anche per chi non faceva snorkeling il divertimento era assicurato in
quanto bastava camminare nel tratto di mare in cui l'acqua
arrivava al massimo al polpaccio per attirare branchi di grossi pesci,
soprattutto Pesci Imperatore (Lethrinus nebulosus
) ma anche Carangidi, per nulla intimoriti e voracissimi di qualsiasi
cibo capitasse a tiro (mangiarono persino dalla nostra mano); scoprii
solo dopo qualche giorno il perchè: il primo pomeriggio era abitudine
di alcuni addetti della comunità riversare in mare generose quantità
di cibo a pochi metri dalla riva per il divertimento dei bambini (e
non solo...).
L'ultimo giorno di permanenza a Coral Bay, di pomeriggio, decisi per
una gita che sapevo essere futile e banale ma che avrebbe soddisfatto
un mio piccolo capriccio che avevo da tempo: farsi una foto a cavallo
di un Tropico e poichè Coral Bay si trovava a soli 30 Km in linea
d'aria (45 Km via strada) dal Tropico del Capricorno, spesi le mie
ultime ore tropicali di quest'anno per realizzare lo scatto ! Nel
nulla del deserto e dell'unica strada asfaltata della zona, in un
punto dove la strada si allargava con delle banchine transitabili di
terra rossa mi apparve il cartello e accostai; come immaginavo il
segnale era pieno di firme e scritte provenienti da viaggiatori
(maleducati) di molte parti del mondo...all'opposto della strada
invece erano rimasti solo i paletti perchè il cartello non c'era
più !
Il mattino seguente quando era ancora buio caricammo l'auto,
abbandonammo nello sgabuzzino il nostro ombrellone, lasciammo le
chiavi della stanza nell'apposita cassetta e a velocità moderata per
non investire nessun animale (lungo la strada non era difficile
incontrare canguri, capre ma anche massicci bovini uccisi dalle auto
e grandi aquile intenti a cibarsene) ci dirigemmo verso l'aeroporto di
Learmonth distante 120 Km da Coral Bay. Arrivammo dopo l'alba verso le
8.00 ma era ancora chiuso, c'erano solo un paio di ragazze con il
sacco a pelo che sonnecchiavano sui gradini dell'entrata. Approfittai
per parcheggiare il mio fuoristrada e accamparmi anch'io con le
valigie vicino a loro. Un'oretta prima del volo, arrivarono alcune
auto, da una scese l'omino che aprì l'aeroporto permettendomi di
lasciare le chiavi del fuoristrada nella cassetta del noleggiatore,
dalle altre le varie addette al check-in e al test del metal-detector,
le cameriere del bar interno e gli uomini abilitati alle manovre del
velivolo (quelli con le bandierine per intenderci !).
Partito il nostro aereo poi chiuderanno tutto e andranno via !
Ritorneremo a Perth dove, dopo alcune ore di stop, prenderemo il volo
della Qantas che in meno di tre ore ci porterà nel "vero" inverno
Australe, ad Adelaide, la capitale del South Australia.

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South Australia:
Adelaide e Penisola di Fleurieu: Arrivammo ad Adelaide che era già
buio, in pratica il viaggio da Coral Bay era durato, tra un percorso
autostradale, un paio di aerei e qualche sala d'aspetto, quasi
un'intera giornata e quindi dopo aver fatto la fila per il taxi
andammo diritti nell'appartamento affittato presso Hotel Breakfree on
Hindley (ex Saville City Suites) nella zona centrale più "animata"
della città.
La struttura è particolare in quanto gli appartamenti si trovano lungo
una specie terrazzo esterno dotato di lampioni dove sono piantate in
grossi vasi delle palme adatte ai climi freschi. Faceva abbastanza
freddo quindi accendemmo subito le due pompe di calore dei
climatizzatori posti uno nella nostra camera da letto, l'altro nel
saloncino con angolo cottura... purtroppo mancava nella cameretta
delle ragazze, poi cenammo: le bimbe con del latte a lunga
conservazione e biscotti, noi con pò di pasta condita con delle
scatolette di salmone, tutti generi alimentari avanzati dall'ultima
spesa nel Western Australia. Più tardi mentre le figlie placavano la
loro eccitazione (ci avevano preso gusto a cambiare casa e luogo !)
davanti un cartone animato, sistemavo la valigia più grande
riempiendola di tutto l'occorrente per il mare che oramai non serviva
più: costumi, asciugamani, macchinetta fotografica sub, pinne e
maschere, mute, pantaloncini, secchielli con palette e formine, creme
solari e chi più ne ha più ne metta insieme ai vari ricordini
acquistati per amici e parenti; poichè da adesso in avanti il viaggio
sarà prettamente naturalistico-invernale (e non marino-estivo)
deciderò per lasciare l'ormai inutile fardello in albergo per poi
riprenderlo tra una settimana al ritorno da Kangaroo Island. Infine
quando tutti erano a nanna scesi una mezz'oretta nella reception
perchè avevo notato un computer a disposizione della clientela per
navigare su internet ed immaginavo, e non mi sbagliavo, che nei pressi
funzionasse anche un hot-spot wi-fi per il mio netbook; mandai quindi
con Skype alcuni sms, consultai le previsioni del tempo, soprattutto
quelle del mare visto che il giorno dopo avremmo preso un traghetto,
ripassai un pò le cartine stradali e scaricate le email andai a
dormire anch'io.

Il giorno successivo, dopo fatto il check-out in albergo e lasciata la
grande valigia nel deposito dello, stesso chiamammo un taxi per
recarci presso il rent a car nel quartiere di Klemzig. Il tassista,
indiano come quasi tutti ad Adelaide, ci parlo un pò del tempo
dicendoci che le settimane passate erano stato piovosissime e che solo
da un paio di giorni era spuntato il sole anche se la temperatura
rimaneva freddina la mattina. Finalmente di giorno potemmo vedere il
centro di Adelaide trafficatissimo di auto e brulicante di persone
intenti ad andare a lavoro o a scuola (le vacanze invernali erano
appena terminate) vestite in tutte le maniere: dal cappotto lungo
pesante e sciarpa alla minigonna con camicia leggera e golfino, il
classico abbigliamento da clima con escursione termica (la media
statistica in questa stagione è minima 7, massima 15).
Adelaide a differenza di Perth (o di altre capitali australiane viste
in precedenza) è una città molto europea, con palazzi antichi in stile
"inglese" anzichè coloniale, piena di locali zeppi di persone (sia di
giorno che di notte, noterò al ritorno una settimana dopo) e anche con
molte splendide Chiese (da cui l'antico appellativo di "Città delle
Chiese") ...che sia vero il vecchio detto che ad Adelaide per ogni
Chiesa edificata veniva aperto un pub per i meno virtuosi ? ;-).
Ritirammo verso le 10.00 dal noleggiatore il bestione di turno, una
Toyota Land Cruiser 3000 Turbodiesel "rostrata", bianca candida, nuova
di zecca, con pochi chilometri , immacolata ed asettica; la
riporteremo poi "svezzata" con un paio di mila chilometri in più,
ricoperta di fango dentro e fuori sino al tetto con un prato di
briciole di biscotti e cracker nei sedili posteriori...solo 20$ AUS di
addebito per il lavaggio a mano !
Nota importante per chi affitta un auto nel continente per imbarcarsi
verso Kangaroo Island:
E' bene fare molta attenzione, nel caso in cui si voglia affittare un
autoveicolo in una qualsiasi città del continente Australiano per poi
imbarcarla sul traghetto verso l'Isola del Canguro, in quanto in linea
generale è "strettamente proibito" (uso le letterali parole riferitemi
dai vari autonoleggi via email). Se si contattano i principali
noleggiatori internazionali tutti risponderanno che l'unica soluzione
è quella di arrivare con un pullman a Cape Jervis dove c'è l'imbarco
dei traghetti, imbarcarsi "a piedi" sul ferry e poi noleggiare un'auto
sull'isola. La cosa è però alquanto scomoda in quanto Cape Jervis è
l'estremo punto di una penisola che in questa stagione, oltre ad
essere sicuramente fredda, può essere ventosa e piovosa e rimanere
all'aperto con i bagagli e magari, come nel mio caso, con i bambini e
di sera, considerando il fatto che i ripari sono pochi (c'è solo la
biglietteria con annesso bar) e bisogna presentarsi almeno con
mezz'ora di anticipo non è il massimo; poi ci sarebbe il problema, una
volta arrivati a Kangaroo Island, del noleggio che non è vicino (e non
esistono taxi) e soprattutto prendendo il traghetto di sera (in questa
stagione ce n'è solo uno la mattina prestissimo, ma Adelaide dista più
di un paio d'ore di pullman che a sua volta avrei dovuto raggiungere
dall'hotel con un taxi, ed uno la sera) avrei trovato il noleggiatore
chiuso; il tragitto inverso poi sarebbe ancora più problematico. Le
possibilità allora sono due: o affittare l'auto presso un noleggiatore
"indipendente" che permetta il trasbordo sul traghetto (spulciando la
rete ne ho trovato uno solo ad Adelaide che affittasse anche
fuoristrada: Access Rent A Car, oppure acquistare un pacchetto
"noleggio+trasporto in nave+una notte di soggiorno a Kangaroo Island"
da un tour operator o, come nel mio caso, dalla compagnia di
navigazione: Sealink. NON è possibile in ogni caso affittare un mezzo
di locomozione abilitato all'imbarco direttamente come "semplice
privato" dai noleggiatori internazionali come Hertz, Budget, ecc. La
via più semplice è mandare una email al sito della Sealink (o fare
richiesta ad un tour operator o ad una compagnia aerea come la Qantas)
per avere un autoveicolo in affitto ad Adelaide (o altra città) che
possa imbarcarsi in traghetto (questo perchè l'organizzazione si farà
carico dell'eventuale assicurazione di viaggio) abbinato al biglietto
della nave e al soggiorno di almeno una notte. Non provate a chiedere
conferma di quanto detto direttamente al noleggiatore in quanto
persino dopo aver in mano stampata la prenotazione e comunicato loro
il numero della mia pratica mi negavano via email (molte email, ho
scritto sia alla sede locale che a quella generale) la
validità ...salvo poi ritrattare una volta arrivati in loco.
Un volta ritirata l'auto ci dirigemmo in direzione sud, verso la
Fleurieu Peninsula.
Adelaide non è una città difficile da girare in auto in quanto fa
parte delle cosiddette "planned city", cioè quelle città che sono
state pianificate prima a tavolino e poi fondate, con un reticolo di
strade abbastanza regolare; ovviamente questo non la rende
necessariamente semplicissima in quanto le grandi direttrici, una
specie di superstrade che la attraversano (e proseguono poi fuori
città) molto utili per orientarsi denominate con la lettera "A"
seguita da un numero, vanno imboccate con attenzione...pena proseguire
in direzione sbagliata per vari chilometri senza possibilità di
tornare indietro; inoltre il traffico soprattutto del centro (che
oramai vanifica il detto di "città dei 20 minuti" cioè una città nella
quale era possibile spostarsi ovunque in un tempo massimo di 20
minuti) impone di essere accorti ad incanalarsi in anticipo nelle
corsie corrette. In compenso l'assoluta correttezza nella guida degli
abitanti, il rispetto del codice della strada, la non prepotenza nella
guida e la comprensione nei confronti di chi (come mi successe un paio
di volte) si immette in maniera errata in una corsia e abbia voglia di
correggere la traiettoria fa quasi vergognare lo stile di guida
dell'italiano più civile. Non ricordo di aver mai sentito nessuno
strombazzare, non ricordo di aver visto persone andar di fretta o
commettere le solite idiozie che in patria vedo quotidianamente e
questo senza impiego massiccio di vigili urbani ma solo grazie al
grande senso civico coadiuvato da qualche telecamera posta nei
principali incroci urbani. Anche fuori città, dove i controlli sono
inesistenti, non ho mai visto nessuno superare (nonostante le ottime
strade ed i bestioni di suv) i limiti di velocità...anzi ho notato che
a fronte di un limite, ad esempio di 110 Km orari (il limite massimo
per le strade extraurbane) che diminuiva a 70 Km/h, le auto
addirittura frenavano per adeguarsi subito alla nuova velocità senza
creare per questo situazioni di pericolo grazie all'abbondante
distanza di sicurezza tenuta da tutti (senza che nessuno si sia mai
"infilato in mezzo") !
Quindi, muniti di cartine stradali stampate da Google Maps e grazie a
Maria, esperta navigatrice, in breve riuscimmo a districarsi tra le
vie cittadine ed a guadagnare la A13 che porta verso sud, sulla Main
South Road, una piacevole strada che corre lungo la Fleurieu Peninsula
sino all'estremo sud a Cape Jervis attraversando piccoli paesini che
durante la stagione calda sono meta degli abitanti di Adelaide che
vogliono passare una giornata al mare. Il paesaggio è decisamente
inglese con colline verdissime dove pascolano pecore e vacche tra
fattorie, ruscelli e persino volpi: purtroppo ne vidi anche un paio
impiccate, probabilmente da un contadino, ad una staccionata :-( Il
tempo, molto soleggiato per questa stagione, creava un quadretto
bucolico che non mi aspettavo in Australia, abituato alle pianure
brulle e alla terra rossa: qui è tutto verde e già si intravedeva la
fine dell'inverno con molti alberi ancora spogli di foglie ma già
colmi di fiori...e poi vigneti a perdita d'occhio ed aziende vinicole
(visitabili) ovunque, non per nulla i dintorni di Adelaide sono la
patria dei migliori vini Australiani ed il South Australia da solo ne
produce ben il 70% di tutto il continente.
Va da solo che questa Penisola è anche ricca di agriturismo e piccoli
bed and breakfast in stile "old fashion" inglese.
Io stesso ne appuntai alcuni prima della partenza, stampando indirizzi
e caratteristiche da internet, nel caso in cui il mare fosse in
burrasca e fossi temporaneamente impossibilitato quindi a imbarcarmi
per Kangaroo Island dovendo decidere di dormire nei pressi di Cape
Jervis; non è raro infatti che in questa stagione il traghetto non
parta per condizioni avverse del mare e che venga rimpiazzato da brevi
voli aerei da Adelaide ma che, nel nostro caso con il fuoristrada a
seguito, non ne avrei potuto usufruire.
A circa una ventina di chilometri da Cape Jervis ci fermammo a
mangiare un boccone in località Second Valley presso il Leonard's
Mill, un pub-ristorante ed affitta camere a conduzione famigliare
posto lungo la strada, un locale molto antico ricavato in una
struttura vecchia di 150 anni, forse un' ex distilleria, con annesso
laboratorio artistico di sculture in legno ed un giardino con un prato
all'inglese ed alberi di limone. Mangiammo all'aperto su un tavolo di
legno con panche, io un ottimo agnello (specialità della zona) al
curry con riso e focaccia calda, mia moglie una zuppa di zucca, patate
e spezie, mentre le mie figlie le classiche fish & chips...e poi una
bella birrona alla spina ! La pace che regnava in quel luogo era
qualcosa che non assaporavo da tempo nonostante mangiassimo a pochi
metri dalla strada principale ...ma saranno passate si e no un paio di
veicoli e l'unico suono era quello di una gazza ladra che alle nostre
spalle scrutava il pasto per elemosinare qualche avanzo.
Dopo pranzo ci incamminammo di nuovo verso Cape Jervis dove arrivammo
verso le 14.00; all'orizzonte si vedeva la sagoma di Kangaroo Island
ed il mare era liscio come l'olio; dopo un giro panoramico della zona
e qualche foto parcheggiammo per primi nella corsia d'imbarco; ci
aspettava qualche ora di sosta dal momento che la partenza in
traghetto era prevista per le 18,00. Approfittai per fare subito i
biglietti esibendo la prenotazione (che è obbligatoria) fatta
dall'Italia e, mentre le mie donne schiacciavano un pisolino nel
fuoristrada, io ben riparato dal freddo con una giacca a vento,
sciarpa e cappello di lana andai a curiosare sulla passerella di legno
del molo dove una coppia di coniugi anziani aveva piazzato un paio di
canne da pesca e paziente aspettava l'abboccare dei pesci mentre
preparava delle esche tagliuzzando un calamaro; ci scambiammo un
sorriso e mi fermai qualche tempo con loro mentre il vento fischiava
tra i piloni.
Una foca, credo una femmina di leone marino, pattugliava il
porticciolo andando a disturbare la pesca dei due signori.
Verso le 17,00 apparse da lontano la sagoma del ferry, un traghetto di
tipo catamarano; attraccò mezz'ora dopo e ne uscirono una decina di
automezzi tra cui due grandi tir carichi di legname ed un camion di
uova fresche; immediatamente dopo diedero il via all'imbarco. Mentre
gli occupanti delle auto dovettero scendere e salire a piedi dalla
scaletta, noi autisti parcheggiammo i veicoli nel ferry entrando poi
con la scala interna nel salone passeggeri. Nel frattempo si fece
notte e puntuale alle 18.00 il ferry mollò gli ormeggi, all'interno un
piccolo ma fornito bar preparava degli spuntini, noi, cibo-muniti, ci
sedemmo su una poltrona davanti ad un televisore ed assistemmo ad
alcune puntate di cartoni animati dei Simpson :-).
Appena partiti sentii l'altoparlante che scandì il mio cognome
pregandomi di recarmi presso il bar... oddio, pensai ed ora cosa è
successo ? un'inserviente mi venne incontro con in mano il mio
borsello porta macchina fotografica (senza macchina fotografica in
quanto l'avevo al collo ma contenente comunque le memorie, le
batterie, un piccolo treppiedi ed il mio collirio). Mi dissero che la
titolare del Leonard's Mill l'aveva trovato appeso alla spalliera di
una sedia del suo locale e poichè aveva letto all'interno il foglietto
che per mia (buona) abitudine avevo inserito (come sempre faccio in
tutti i miei bagagli anche i più piccoli come in questo caso) sul
quale era annotato l'intero "travel planning" (piano di viaggio
dettagliato con destinazioni, date ed orari) era venuta a conoscenza
della mia partenza per Kangaroo Island. Quindi aveva guidato per 20
chilometri da Second Valley a Cape Jervis per consegnarlo alla
direzione della Sealink, la quale spulciando tra le prenotazioni mi
aveva identificato in quanto l'unico eravamo l'unica famiglia con
figli a bordo: quando si dice onestà ! cosa normale da queste parti !
Al ritorno, una settimana dopo, mi fermai a Second Valley per
ringraziare la signora di persona !
Dopo 45 minuti di placida navigazione al chiar di luna arrivammo a
Kangaroo Island, e più precisamente a Penneshaw.


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Kangaroo Island:
E' la terza più grande isola dell'Australia; lunga 150 km è situata a
14 km dalla costa del continente e a 3000 km dall'Antartide e conta
circa 4000 abitanti.
Gli aborigeni, che la chiamavano "Karta" o "Terra dei Morti",
l'abitarono per molte migliaia di anni, addirittura molto prima che si
separasse dal continente 9-10.000 anni fa con l'innalzamento delle
acque, ma poi fu abbandonata per cause sconosciute.
Come Adelaide gode di un clima di tipo Mediterraneo con estati molto
calde ed inverni relativamente miti con temperature sempre sopra lo
zero.
Essendo le stagioni invertite rispetto il nostro emisfero in Agosto è
inverno ma con l'abbigliamento adeguato non è un problema nemmeno
quando i venti decidono di sferzare l'isola più del dovuto o quando il
cielo dispone per un breve acquazzone.
D'estate invece è meta balneare in quanto alcune spiagge (ad esempio
Emù Bay) sono adatte alla balneazione e a questo proposito stanno
costruendo dei piccoli e "discreti" complessi turistici sul mare
formati da villette private in legno.
Ma secondo me l'isola è proprio bella d'inverno, nella stagione più
selvaggia, nella stagione dove il turismo è quasi inesistente (al
massimo qualche piccola comitiva "mordi e fuggi" che frettolosamente
tocca per un giorno KI in un contesto di un ampio giro generale
dell'Australia), con le sue tempestose coste e le strade deserte. Non
per nulla è questa la stagione migliore per avvistare in maggiore
quantità gli animali di quest'isola che grazie all'isolamento
territoriale dal resto del continente hanno subito insieme alle piante
una evoluzione autonoma tale da attribuirle l'appellativo di
"Galapagos dell'Australia"; questa è anche la stagione considerata
"bassa" e quindi ideale per ottenere la migliore ospitalità,
disponibilità e prezzi.
Il centro più grande (grande si fa per dire: 1500 anime ed una
manciata di strade) è Kingscote, che, fondata nel 1836 dai cacciatori
di foche, rappresentò il primo avamposto dei colonizzatori del South
Australia, colonizzatori che deportarono con la forza anche molte
donne aborigene per adibirle a vari lavori.
L'isola è un vero e proprio santuario della natura ben tutelato
tramite l'istituzione di parchi nazionali e da leggi di quarantena
molto severe. Sono infatti vietate le introduzioni di piante e animali
non endemici come volpi e conigli ed i mezzi di trasporto provenienti
del continente devono essere puliti in modo da non introdurre, ad
esempio tramite i pneumatici sporchi, semi di piante o residui di
erbacee aliene nonchè fango contenente microrganismi che potrebbero
essere patogeni alla fauna e flora locale; lo stesso per le eliche, le
ancore, i timoni ed il fondo delle imbarcazioni. Poi ci sono le
restrizioni a tutela delle attività commerciali quasi tutte agricole o
di allevamento che riguardano patate, vino, olio di eucalipto, miele,
ecc.
Soprattutto la produzione del miele è il fiore all'occhiello
dell'isola in quanto prodotto dalle uniche Api Liguri rimaste
geneticamente pure al mondo; caratteristiche per la loro mitezza e
produttività furono portate dall'Italia nel 1880 in 12
alveari...quindi vietata l'importazione di api che potrebbero
imbastardire le colonie e vietata l'importazione di miele che potrebbe
contenere spore di funghi alieni dannosi.
Una volta sbarcati a Penneshaw ci dirigemmo subito all' Hotel Kangaroo
Island Seafront a poche centinaia di metri dal molo.
Penneshaw è un piccolo centro di 400 abitanti dove, oltre al
porticciolo di attracco del traghetto, risiedono alcune strutture
alberghiere, un supermercato, qualche locale dove mangiare (alcuni
chiusi in bassa stagione), una pompa di benzina, una stazione di
pompieri, un circolo sportivo e poco altro oltre alle selvagge
scogliere dove i Pinguini Blu (Eudyptula minor) fanno i loro nidi.
Poichè l'appartamento non era pronto e fuori il freddo si faceva
sentire decidemmo di fare un piccolo giro in auto tanto per rendersi
conto della vita "notturna" di Penneshaw: non una persona in giro,
solo un pinguino che frettolosamente attraversava la strada principale
davanti a noi andando verso un'aiuola accanto ad un grande albero di
Araucaria (molto diffusi nel South Australia), un paio di pescatori
che all'interno di una minuscola pizzeria a vetri chiacchieravano con
un boccale di birra in mano, le luci accese del pub annesso ad un
hotel e, cosa molto curiosa, un supermercato aperto sino alle 20.00
nonostante fosse deserto !!! (normalmente chiudono "tassativamente"
alle 17.00). Più tardi tornammo in hotel per prendere le chiavi
dell'appartamento; in realtà l'hotel è formato da due parti, l'hotel
vero e proprio 4 stelle con camere vista oceano ed il Sorrento's
Resort che comprende alcuni cottage a 2,5/3 stelle e al quale si
accede dalla strada posta sul retro e sarà proprio qui il nostro
alloggio, un'abitazione in legno e muratura, appartata nella privacy
di un giardino fiorito ed un pò "selvaggio", completa di tutto, con
due stanze da letto, bagno e soggiorno con ampio angolo cottura, con
un comodo parcheggio e a poche decine di metri il supermercato citato
prima (tanto che potemmo fare la spesa e portare il carrello pieno
direttamente in casa), sempre vuoto di clienti in questa stagione ma
ugualmente fornitissimo di qualsiasi genere compreso pane alle olive
appena sfornato (gnum!), una vasta gamma di frutta e verdura e carne
fresca inclusa quella di canguro tanto amata da me e dalle mie
figlie !

All'interno Hotel Kangaroo Island Seafront c'è anche un ristorante, il
Sorrento's Restaurant, d'inverno aperto solo la sera, che con il nome
Italiano non ha nulla a che fare in quanto si tratta di un ristorante
di cucina australiana, quindi internazionale e che da quanto lessi
mesi prima (ma che leggo ancora oggi di tanto in tanto sul giornale
dell'isola: The Islander) è tra i migliori ristoranti del South
Australia, vincitore di numerosi premi culinari; purtroppo si tratta
anche di un ristorante molto costoso e per questo preferimmo
continuare a cucinare in stanza in modo da non esaurire il nostro
budget...in compenso in un locale a due passi da noi, aperto sino alle
17,00, riuscii finalmente a comprare alcune bottiglie di birra (una
birra d'orzo e miele: la Island Brew) e vino (un Cabernet-Shiraz-
Merlot della Penisola di Dudley) per rallegrare il nostro soggiorno:
tutti prodotti con gli ingredienti di questa selvaggia isola !
Poichè era una notte stellata e in questa stagione poteva essere
l'eccezione, decidemmo subito, la sera stessa, di fare l'escursione
per vedere la colonia di Pinguini Blu Australiani di Penneshaw (ce n'è
un'altra a Kingscote, e altre nel continente in Tasmania e nei
dintorni di Melbourne) onde evitare di farla un altro giorno magari
con la pioggia ! A piedi (e al buio) quindi ci dirigemmo verso il
Penneshaw Penguin Centre, una piccola struttura, quasi un negozio con
souvenir, all'interno di un giardino pubblico, sul mare, che due volte
ogni sera viene aperta da una guida che, dopo aver fatto i biglietti e
proiettato un documentario, conduce i turisti lungo un percorso
attrezzato con una passerella sulla scogliera: un'escursione piacevole
perchè molto informale, come una passeggiata tra amici ! Il percorso è
liberamente accedibile (c'è un cancelletto che si apre mettendo la
mano sulla chiusura all'interno) di giorno ma vietato di notte in
quanto i Pinguini Blu (chiamati anche Pinguini Minori o Piccoli
Pinguini dal momento che sono i più piccoli del mondo, appena un chilo
di peso) passano l'intera giornata a pescare a largo nell'oceano e
solo di notte una parte di loro torna terra sistemandosi tra le
scogliere dell'isola e talvolta sconfinando nei prati del paesino. La
guida ci spiegò la vita di questi simpatici e rumorosi uccelli
illuminando i loro corpi con una potente lampada rossa; anch'io mi ero
attrezzato con la mia torcia portatile potendo quindi scattare qualche
foto senza flash e Maria fare qualche ripresa con la telecamera.
Finita l'escursione tornammo a casa per finalmente cucinare qualcosa e
toglierci di dosso i pesanti abiti che indossavamo per proteggerci dai
rigori delle notti isolane; a questo proposito accendemmo al massimo i
tre radiatori elettrici in dotazione all'appartamento e i quattro
scaldasonno che trovammo nei letti ...ovviamente attrezzati con
pesanti coperte di lana !
Probabilmente il repentino cambio di temperatura svegliò dal sonno un
inquilino che aveva base dietro una trave di legno del tetto; infatti
incominciai a notare come delle "manine" che durante la prima
"ispezione" della casa non avevo visto.
Apro una parentesi: l'ispezione preliminare è d'obbligo nella case di
vacanze perchè vi posso assicurare che non c'è stata casa, stanza,
appartamento soprattutto se tropicale in cui non abbia trovato almeno
uno scarafaggio; non c'è differenza se si alloggia in un lussuoso
overwater o in una catapecchia di campagna e chi dice di essere esente
a questa regola è solo perchè non ha saputo cercare soprattutto al
buio in quanto molti di questi "abitanti" sono "fotofobici" tant'è che
un tentativo per tenerli alla larga è proprio quello di lasciare
almeno una luce accesa di notte mentre si dorme, magari in un'altra
stanza, accorgimento che risulta utile anche per evitare che i
bambini, alzandosi di notte per andare in bagno o nel letto dei
genitori in una casa a loro estranea, urtino contro un ostacolo.
In ogni caso porto sempre in valigia (o lo compro in loco se so in
anticipo che ci sono dei negozi) un insetticida spray per insetti
"striscianti" (non per paura di questi ultimi ma per igiene del cibo
che non posso tenere in frigo) già utilizzato anche in questo viaggio
contro un paio di abitanti nei due appartamenti del West Australia.
Tornando alle mie "manine" dietro la trave, presi una sedia per vedere
da vicino di cosa si trattasse, parevano zampe di
granchio ...controllai meglio e... un bel ragnone grande quanto una
mano ! Si trattava di un Huntsman spider (Heteropoda venatoria) dal
nome inquietante (Huntsman in inglese vuol dire il "cacciatore") ma
dall'indole docile e generalmente innocuo...la mia preoccupazione fu
però che se accidentalmente fosse finito nel letto di una delle mie
bimbe e per caso schiacciato, per difesa avrebbe potuto mordere e se
anche non mortale avrebbe potuto causare dei problemi; decisi quindi
di ricacciarlo nella sua tana svuotando mezza bomboletta di
insetticida...di sicuro non lo uccisi in quanto lo spray è adatto agli
insetti e non agli aracnidi ma di certo per un pò di giorni sonnecchiò
nella sua tana senza muoversi.
Anche il giorno dopo fu una bella giornata (che fortuna ! e le belle
giornate continueranno per tutta la settimana, fenomeno che, mi
ripeto, non è molto usuale in questa stagione, interrotte solo da una
sera ed una notte di pioggia) e sempre per approfittare del sole
decisi per andare a Seal Bay, ad centinaio di chilometri da
Penneshaw.
Le strade principali dell'isola erano in buono stato, con ampia
visibilità e deserte e questo mi permise, soprattutto nelle ore
centrali della giornata, cioè quando era più difficile che un animale
selvatico come un canguro attraversasse la strada, di pigiare
l'acceleratore ...ehm, un pò più del dovuto accorciando di molto i
tempi di percorrenza.
Seal Bay è la lunga spiaggia dove vive una colonia di qualche
centinaio di Leoni Marini Australiani (Neophoca cinerea) all'interno
del Seal Bay Conservation Park; per accedervi bisogna raggiungere
l'omonimo Visitor Centre e pagare un biglietto oppure esibire alla
cassa il "Kangaroo Island Pass", un tesserino che acquistai presso il
Visitor Information Centre a Penneshaw (ma si può acquistare anche
presso i vari Visitor Centre) dove c'è registrata la targa del proprio
veicolo e permette di accedere senza più pagare ad una serie di parchi
nazionali dell'isola ed attrazioni naturali per un anno intero; è
economicamente molto conveniente per una famiglia di quattro persone !
Dopo essersi registrati al Seal Bay Conservation Park bisogna
attendere l'orario di inizio del tour con la guida; nel frattempo si
possono esplorare i dintorni tramite una serie di passerelle che
portano poco sopra la spiaggia e dalle quali si possono ammirare a
distanza i pinnipedi ed uno scheletro di balena Megattera.
Scoccata l'ora del tour arrivò un ragazzo con il classico cappello
australiano simil cow-boy e ci incamminammo sino in spiaggia. I leoni
marini erano spaparacchiati al sole, alcuni sulla sabbia, alcuni
all'interno sulle dune erbose (ci spiegarono che non essendo amanti
del vento alcuni esemplari preferivano le dune riparate alla spiaggia
e talvolta in caso di forte vento si avventuravano sino alle soglie
del Visitor Centre !); addirittura un piccolo era salito sulle nostre
passerelle. In spiaggia potemmo ammirare i leoni marini da pochi metri
di distanza ed alcuni destandosi dai propri pisolini ci vennero
incontro; altri invece entrarono in mare per pescare, mare infestato
da Squali Bianchi di cui sono preda. Ci sedemmo ancora un pò sulla
sabbia ad osservarli: un maschio nel suo harem di femmine si alzò di
scatto per scacciare a morsi ed urla un giovane che si era troppo
avvicinato ad una delle sue "spose" !
Dopo Seal Bay riprendemmo il fuoristrada per recarci nel non lontano
Little Sahara. Da una stradina non asfaltata, sulla quale attraversò
un echidna, ci addentrammo nel bush sino ad uno slargo sabbioso; da
lì, lasciammo l'auto e attraversando a piedi un camminamento stretto
tra la vegetazione, arrivammo alle bianchissime dune di questo
"piccolo Sahara"; piccolo rispetto a quello originale ma con una serie
numerosa di spettacolari dune immacolate lungo le quali, ho letto, i
visitatori si possono divertire a scenderle con le tavole da
surf ! ...ma quel giorno non c'era nessuno e gli unici segni di vita
oltre noi erano le impronte e gli escrementi dei canguri alla base
delle dune ! Mi chiesi come era possibile che solo in quel punto, tra
l'altro interno, si fosse accumulata tanta sabbia e la spiegazione
penso sia stata la presenza di un "corridoio di vento" particolarmente
costante e robusto. Infatti, lasciati i miei famigliari divertirsi
rotolandosi su una delle prime dune, mi avventurai su quelle più
lontane, una delle quali era così alta che arrivato in cima mi si
ghiacciò il sangue a causa del vento talmente forte che quasi mi
alzava da terra con il pericolo di precipitare sul lato più ripido
della montagna di sabbia alta almeno una trentina di metri; per
evitare di cadere dovetti abbassarmi e strisciare lentamente
controvento !
All'ora di pranzo ci incamminammo verso il capoluogo dell'isola,
Kingscote. Approfittai alle porte del paese per fare gasolio in un
grande benzinaio; nel momento di andare a pagare aprii per sbaglio
anzichè la porta dove c'era la cassa, quella immediatamente a fianco
e... meraviglia: un enorme negozio di pesce fornitissimo dove era
possibile scegliere la "preda" e poi farsela cucinare per portarla
via, un take-away del pesce dal profumo inebriante ! Poichè non
eravamo diretti verso casa, rimandammo il negozio ad un altro giorno,
preferendo un boccone veloce seduti. Kingscote è veramente piccola,
qualche decina di ampie strade deserte bordate di case basse; un paio
di vie sono quelle commerciali: una principale con un supermercato, un
hotel, una Chiesa protestante e poco altro ed un' altra più piccola a
senso unico con una serie di negozietti di abbigliamento, un paio di
banche e locali dove si mangia ed è l'unica dove si vede un pò di
movimento ! Ci sedemmo all'interno di un bar dove a servire c'erano
due ragazzini di non più di dodici anni ed ordinammo un paio di piatti
freddi già preparati e confezionati nel bancone (io una focaccia con
del salmone, mia moglie un riso al curry, le mie figlie dei spicchi di
pizza ed un gelato), nel frattempo alcune ragazze bionde dagli occhi
azzurri, molto comuni da queste parti, appena uscite da scuola, si
sedettero all'esterno (brrr! faceva freddino) per chiacchierare e bere
un frullato guardandoci con curiosità; una signora anziana entrò nel
locale e notando che con il dito stavo correggendo sulla lavagna il
nome del piatto del giorno scritto con il gesso (c'era scritto "today,
ossi bucchi" con due "c") ci sorrise e si complimentò per gli occhi
scuri di mia figlia minore. Finito di mangiare presi un bancomat,
curiosammo tra i negozi, ci comprammo un paio di "muffin" in una
fornitissima "bakery" e cercammo una farmacia in quanto a causa degli
antibiotici che Maeva e Marika stavano prendendo (pur essendo guarite
da giorni è bene non interrompere la cura per evitare
farmacoresistenze e anzi nel nostro caso per sicurezza prolungammo gli
antibiotici per un paio di giorni) era finita la nostra scorta di
fermenti lattici che normalmente portiamo in valigia per la semplice
profilassi intestinale; ci recammo quindi nell'unica farmacia di
Kingscote, per la precisione una "chemistry" che a differenza della
"pharmacy" vende oltre ai farmaci anche prodotti di profumeria che,
essendo però temporaneamente fornita solo di fermenti lattici in
pillole, ci indirizzò verso la vicina erboristeria dove acquistammo il
prodotto in bustine.
Il pomeriggio, ci dirigemmo, percorrendo la Telegraph Road, verso il
porticciolo di pescatori dove vive una folta colonia di Pellicani
Australiani (Pelecanus conspicillatus). I Pellicani Australiani (o
Pellicani dagli occhiali) sono la specie più grande della loro
famiglia misurando sino ad un metro ed ottanta in altezza (ed infatti
ricordo che se allungavano il collo erano più alti di me !) e due
metri e mezzo di apertura alare (quando sfioravano in planata le
nostre teste erano veramente imponenti, escrementi
compresi !) ...niente a che vedere con i Pellicani visti tante volte
ai Caraibi !
Parcheggiammo in uno sperduto piazzale davanti al porticciolo e
scattammo qualche foto agli uccelli. Verso le 17.00, come avevo letto
su internet, arrivò un pick-up dal quale uscì un signore anziano e
panciuto dalla folta barba che prese dal cassone un secchio pieno di
pezzi di calamaro e pesce. Nel frattempo si era formato un gruppetto
di curiosi turisti. Il signore indossò un paio di pantaloni
impermeabili da pescatore, un cappello ed un microfono senza fili e
posizionando un altoparlante su uno scoglio incominciò a spiegare la
vita dei pellicani; intorno a lui un nuvola, non solo di pellicani ma
anche di gabbiani e berte gradatamente lo avvolse, alcuni reclamavano
il cibo da terra, altri dalle spalle, altri ancora dalla sua testa in
una frenesia che alla fine coinvolse tutti. Allora il signore
incominciò a distribuire il pesce e mentre il sole calava dietro le
Araucarie i pellicani con la bocca piena di pesce vennero a finire il
pasto in mezzo a noi tanto che potei toccare il loro gozzo e sentire i
grossi pezzi di pesce roteare nella bocca sino a trovare la giusta
posizione per l'******...poi il signore fu inseguito in mare dove
sciacquò il secchio con gli ultimi avanzi.
Tornammo a casa di notte prendendo in braccio le nostre figlie che
dopo una giornata di emozioni si erano addormentate in macchina.
Il penultimo giorno con base a Penneshaw decisi di dedicarlo ad un
riassunto dei vari animali incontrati fin d'ora nel loro ambiente
naturale dando la possibilità alle mie piccoline di poterli avvicinare
per interagire con loro in un ambiente di semilibertà con esemplari
abituati alla presenza umana. Le scelte obbligate erano due o il
Parndana Wildlife Park aperto tutti i giorni oppure il più piccolo e
"casereccio" Paul's Place Wildlife Sanctuary del quale avevo
contattato via email Katja, la moglie di Paul, che mi aveva convinto
con la sua gentilezza a venire perchè in bassa stagione ci avrebbero
potuto seguire meglio (mi scrisse: "August is very quiet so you should
have a pretty special tour with not many people" ); scelsi
quest'ultimo: in Agosto apre solo il Sabato e la Domenica un paio
d'ore dalle 12.00 in quanto fuori orario è aperto solo per le
scolaresche.
In un'oretta da Penneshaw, passando per Pardana ed imboccando per una
ventina di minuti una strada non asfaltata, arrivammo a Paul's Place,
più che un vero e proprio parco era una enorme fattoria con ampi
recinti e steccati ma anche vasti terreni verdi ed un laghetto
artificiale. Poichè arrivammo in largo anticipo e quindi Paul non
aveva ancora aperto la stradina privata che portava alla sua fattoria,
decisi di proseguire altri 4 km sullo sterrato rosso sino al mare, a
Stokes Bay.
Stokes Bay è una baia selvaggia dove tra la spiaggia e la macchia i
Pivieri dal Collare (Thinornis rubricollis) hanno i loro nidi; di
Pivieri ce ne erano a centinaia, alcuni tranquilli rimanevano intorno
a me mentre altri si alzavano brevemente in volo per poi posarsi ad
una decina di metri di distanza, nei pressi della foce di un
fiumiciattolo; quattro grandi cormorani scrutavano dagli scogli la
superficie marina. Il mare era mosso e sulla sabbia mista ad erba mia
figlia Maeva raccoglieva incuriosita spugne di ogni forma, colore e
consistenza, tutte spugne strappate dal mare durante le frequenti
burrasche: era un luogo suggestivo, tutto da esplorare...un cartello
tra due grandi massi indicava una spiaggia raggiungibile via mare
durante la stagione dei bagni estivi.
Dopo un'oretta, poichè si avvicinavano le 12.00, tornammo indietro
verso Paul's Place; lungo la strada c'era anche la possibilità di
visitare una sorta di orto botanico, lo Stokes Bay Bush Garden, ma
tirammo dritto.
Non puntuale, diversamente da come sono gli Australiani, Paul aprì il
cancello ed entrammo insieme ad un auto di orientali nel loro podere
tra pecore, maiali e cavalli al pascolo; proseguimmo oltre un secondo
cancello e parcheggiammo accanto alla fattoria... ci vennero subito
incontro svariate galline e papere mentre il gallo cantava a
squarciagola !
Entrammo nella fattoria dove passammo un paio di piacevoli ore a
vedere Maeva e Marika divertirsi eccitatissime ad accarezzare e dare
da mangiare ad un "disomogeneo" gruppo di animali; praticamente un
cinquantina di esemplari tra wallaby, canguri, emù, oche, anatre,
capre, pecore e persino un cerbiatto ed un alpaca (che è un animale
delle Ande allevato nel Sud dell'Australia per la lana) che
reclamavano la loro parte di granaglie. I momenti più interessanti ?
quando le mie figlie presero in braccio un koala sceso da un eucalipto
e un possum oppure quando poterono osservare e prendere in mano un
pesante uovo scuro di emù o sentire con le mani la consistenza degli
aculei dell'echidna; i momenti più colmi di ilarità ?: quando
l'alpaca, infastidito dalle boccacce di un bambino, sputò in faccia a
questo, quando mi misero in braccio un grande canguro adulto per
fargli bere una bottiglia di latte, quando gli emù picchiettarono la
testa di un signore sulla quale gli avevano tirato dei semi di
girasole, quando dei pappagalli si posarono sulla mia testa e quando
ci fecero "indossare" al collo un pitone di un paio di metri :-) ;
infine la parte ludica: una cavalcata in pony ! ;-)
Al ritorno, in auto, dopo vari canti e canzoncine, le mie figlie
crollarono in un sonno profondo, ne approfittai per una breve
deviazione lungo una strada rossa che raggiunge Prospect Hill. La
collina, il cui nome originale è stato sino al 2002: Mount Thisby, è
il punto dove si arrampicò il 4 Aprile del 1802 Matthew Flinders,
navigatore, esploratore e cartografo per scrutare dall'alto Kangaroo
Island (per questo qualche anno fa il nome è stato cambiato in
"collina del panorama, dell'esplorazione, della vista..." Oggi si
possono ripercorrere quei momenti salendo, con più comodità, una serie
infinita di gradini di legno ...ricordo che mi venne il fiatone ma la
vista mi appagò della fatica ! infatti Prospect Hill oltre ad essere
il punto più alto dell'isola (307 metri) è anche il punto dove
Kangaroo Island si restringe maggiormente dando la possibilità di
vedere il mare da due parti opposte cioè si vede sia la Pelican Lagoon
che la Pennington Bay.
L'indomani sarebbe dovuto essere l'unico giorno di mal tempo secondo
quanto letto alcuni giorni prima ad Adelaide sui siti di previsione
meteorologica (purtroppo non potevo aggiornarmi in loco perchè l'Hotel
Kangaroo Island Seafront era sprovvisto di collegamento ad internet).
Per questo motivo avevo lasciato per ultime attrazioni minori o
comunque che non richiedevano lunghe permanenze all'esterno; la prima
tappa fu il faro di Cape Willoughby. Per raggiungerlo bisogna
percorrere un lunga strada non asfaltata sino al capo più a est
dell'isola, un luogo ancor più fuori dal mondo di altri visti a
Kangaroo Island.
Dei fari visitati secondo me è il più caratteristico; si tratta anche
del faro più antico del South Australia costruito nel 1852 e
ristrutturato varie volte e quindi esteticamente modificato rispetto
l'originale.
La notte aveva piovuto e le strade erano infangate, nonostante le
previsioni però il cielo era ancora parzialmente azzurro forse grazie
al forte vendo freddo che tirava e che obbligava un giaccone pesante
con cappuccio e sciarpa. Lessi su un cartello che l'accesso era
interdetto ai bambini sotto i quattro anni di età a causa di una scala
verticale che bisognava salire dopo la classica a chiocciola e quindi
mia figlia minore restò con Maria in auto mentre io e mia figlia
maggiore ci incamminammo a piedi verso l'entrata di un cottage dove
presumibilmente viveva il guardiano. Accanto alla costruzione c'erano
altri due cottage affittabili, da uno uscirono due coppie di giovani e
per la prima volta in tutto questo viaggio sentii parlare Italiano...
ci guardarono sorridendo come se avesse capito che fossimo della
stessa nazionalità ...tentennando, feci finta di non aver capito nulla
e facendo un cenno di saluto tirai dritto... poi le coppie presero
un'auto ed andarono via ! Entrammo nel cottage principale aprendo con
fatica la porta a causa delle raffiche di vento; all'interno non
vedemmo nessuno e quindi girammo le varie stanze, c'era una cucina, un
bagno, un salottino in stile inglese con il camino ma nessun
guardiano. Andammo fuori accanto al faro ma questo era chiuso,
percorremmo per qualche minuto un viottolo che partiva dalla collina
per il trekking (con cassetta delle offerte) ma il vento era troppo
forte per avventurarci quindi tornammo nel cottage, in fondo in base
agli orari mancavano solo dieci minuti al tour; ed infatti dopo
qualche minuto un simpatico vecchietto si presentò a noi, gli esibii
la tessera K.I.Pass e tirando fuori la macchinetta fotografica facemmo
subito amicizia commentando il fatto che anche lui ne aveva acquistata
una identica. Aspettammo nel suo ufficio (una scrivania, degli
scudetti, un orologio, qualche souvenir a carattere navale ed un frigo
pieno di gelati) che scoccasse puntuale al secondo l'orario del tour e
ci incamminammo verso il faro...come sempre c'eravamo solo noi, una
meraviglia perchè quando non si è in gruppo si ha la guida tutta per
noi e questa parlava anche un ottimo e lento inglese tanto da riuscire
a capire tutto per poi fare la traduzione a Maeva. Ci aprì la porta
del faro e per ogni piano ci spiegò la storia, il funzionamento, i
segnali sino ad arrivare alla terrazza esterna in cima (vista
mozzafiato!) : il vento era talmente potente che la guida dovette
puntare i piedi per tenere aperta la porta metallica che dava
sull'esterno mentre all'interno del faro il vento creava un rumore
assordante. In verità, ci disse la guida, in quel punto dell'isola il
vento spirava sempre con prepotenza e che anzi in quella giornata non
era neppure troppo forte, intorno ai 40 nodi, ma talvolta si
superavano tranquillamente i 60 (circa 110 Km/h) ! Usciti dal faro,
vedemmo delle ossa di un cranio di una balena spiaggiata, la guida ci
raccontò che quando le portarono puzzarono per cinque anni, ci disse
anche che spesso le balene si possono avvistare dal capo ma che in
quella giornata non ce n'erano; prima di congedarci ci fece visitare
un piccolo museo dove giacevano le vecchie lampade e gli antichi
dispositivi di segnalazione ed infine la stazione meteo, piccolina ma
ancora in funzione.
Tornammo indietro superando Penneshaw in direzione dell'American River
facendo prima alcune tappe puramente panoramiche nelle spiagge dei
dintorni, poi sostando lungo le sponde del "Fiume Americano" in una
solitudine suggestiva tra gli alberi parzialmente sommersi e il lento
scorrere delle acque. Sulla sponda opposta si scorgeva una piccola
struttura, tipo B&B chiusa a causa della bassa stagione; una
grandinata ci destò e visto il cielo nerissimo decidemmo di chiudere
la giornata con una spesa al supermercato ed un pomeriggio casalingo a
sistemare un pò le valigie, visto che il giorno dopo avremmo cambiato
alloggio, lavare qualche capo di abbigliamento, fare i salvataggi sul
pc e sul disco fisso esterno del materiale video e fotografico,
studiare le mappe e preparare con calma una lauta cena !
Verso sera, prima che il sole tramontasse del tutto, anche se faceva
veramente freddo a causa della giornata nuvolosa e ventosa, volli
uscire a bighellonare per la spiaggia di Penneshaw...il pomeriggio
casalingo mi aveva un pò stufato ! Nessuno dei miei famigliari mi
seguì preferendo, non troppo a torto, il calduccio della casetta e per
quanto riguarda le mie figlie anche il gioco con le loro decine di
bambole e bamboline di Barbie e delle Winx che si erano portati
dietro...erano già tutti in pigiama con la televisione accesa ed una
minestrina calda in pentola. Dissi: "mi vado a fare un giro"... i miei
famigliari mi guardarono con gli occhi sgranati ! ...mi bardai di
tutto punto come se andassi in escursione al Polo Sud e mi diressi
verso la scogliera: Penneshaw pareva una città fantasma: il vento
ululava tra gli alberi, i negozi erano chiusi, non un cane in giro, il
cielo era plumbeo, nessuna luce trapelava tra le case, la strada che
costeggiava il mare era battuta dalle onde quasi fosse il Malecon
dell'Avana... ma proprio questo era il fascino del luogo, bello
com'era sferzato dagli elementi della natura ! Il vento era talmente
intenso da portare l'acqua del mare a grande distanza, tanto che, dopo
pochi minuti, ero già completamente zuppo nonostante il giaccone
impermeabile; poi incominciò a piovere violentemente, senza accennare
a smettere, ma tanto non c'era differenza: l'acqua che mi investiva
lateralmente per il vento non si capiva quando arrivava dal mare e
quando dal cielo...continuai per un'oretta immobile ad osservare
l'oceano in tempesta, uno spettacolo ammaliante, con i gabbiani che
sfioravano i picchi delle onde ed un leone di mare che pattugliava la
scogliera ...ero incantato e non me ne andai finchè non si fece
completamente buio; sarei rimasto tutta la notte se non fosse che la
scogliera e la vicina spiaggia era interdetta alle persone subito dopo
il tramonto per non disturbare i pinguini che tornavano sfiniti dal
mare per riposarsi...anche se sicuramente nessuno mi avrebbe detto
nulla: quando le condizioni meteo sono proibitive le visite guidate ai
pinguini sono soppresse ed la guida rimane a casa !
Tornai nel buio del giardino del resort bussando alla porta come un
lupo mannaro, fradicio come una spugna; a casa erano preoccupati, mi
avevano oramai quasi dato per disperso ! Calmo mi spogliai
completamente nudo, con i piedi sulla moquette, distribuii i miei capi
di abbigliamento sui vari scaldini elettrici per asciugarli e mi
immersi in una bella doccia calda fumante.
La mattina seguente ci aspettava il sesto e penultimo cambio di
alloggio; poichè Kangaroo Island non è un'isola piccola, per dare
un'idea la sua superficie è circa una ventina di volte quella
dell'Isola d'Elba, avevo diviso virtualmente in due parti le
attrazioni da visitare e per questo avevo previsto nella settimana di
soggiorno due sistemazioni diverse, una a Est (a Penneshaw) ed una ad
Ovest a ridosso nel Flinders Chase National Park. Partimmo di buon
mattino per recarci con tutta calma verso il Kangaroo Island
Wilderness Retreat, una stupenda struttura immersa nel bush del parco
nazionale lungo la South Coast Road, a pochi chilometri dal Visitor
Centre del Flinder Chase.
I circa 140 chilometri che ci separavano da Penneshaw passarono in
fretta e in un'oretta e mezzo avvistammo il bivio da dove, con una
stradina non asfaltata, si arrivava al "retreat". All'interno della
struttura c'è anche l'unico distributore di carburante di tutta la
zona, un' unica colonnina in mezzo al bush e alla terra rossa, quasi
un monumento, che distribuisce sia gasolio e benzina; si paga nella
reception.
Poichè arrivammo troppo presto e l'appartamento sarebbe stato pronto
solo nel pomeriggio decidemmo di pranzare al "sacco" e con il
fuoristrada colmo di bagagli (non è un problema visto la mancanza di
criminalità) incominciammo a visitare il parco nazionale.
Per entrare regolarmente nel Flinder Chase N.P., nonostante non ci
siano controlli, bisogna fermarsi lungo la strada nel rispettivo
Centro Visitatori (tra l'altro un centro fornitissimo di vini e
souvenir con bar annesso) e pagare un biglietto (fornendo la targa
dell'auto) oppure, come nel nostro caso, esibire la Kangaroo Island
Pass ed ottenere gratuitamente il biglietto con stampata la propria
targa da porre in vista sul cruscotto.
Espletata la formalità del biglietto puntammo verso il mare, in
direzione del faro di Cape du Couedic. Passato di poco il faro
arrivammo in un parcheggio semivuoto dove finisce la strada. Cape du
Couedic è il luogo, secondo me, più suggestivo di tutta l'isola; in
questo selvaggio luogo circondato da vegetazione bassa la natura si
presenta con tutta la sua potenza: ci troviamo in direzione
dell'Antartico quindi verso sud e l'oceano, solcato da una serie di
correnti marine, in questo punto è perennemente agitato, spesso (come
nel giorno in cui c'eravamo noi) in tempesta, con uno spettacolo che
mi rimarrà impresso per sempre: enormi onde che lentamente
raggiungevano la costa in un fragore continuo, accavallandosi tra loro
una sopra l'altro o addirittura incrociandosi da direzioni diverse
scolpivano la roccia vulcanica della costa; altre ancora più alte,
sfiorate dagli Albatross si infrangevano contro gli isolotti chiamati
"The Brothers" o "Casuarina Islets" sommergendoli in parte; un
peschereccio, in lontananza, parzialmente coperto dalla vista dalle
onde e dall'aerosol marino arrancava a fatica tra le due isolette !;
raffiche di vento freddo sferzavano il capo sgombrando in compenso il
cielo da ogni nuvola ! Dal parcheggio ci dirigemmo verso due sentieri;
sul primo mi avventurai solo io e mi portò verso un punto panoramico e
molto alto del capo da dove si potevano scorgere centinaia di Foche
della Nuova Zelanda intenti a cacciare nel mare procelloso; sul
secondo invece andammo tutti e ci portò in una serie di passerelle di
legno, via via sempre più panoramiche, fino ad una scala che scendeva
lungo la costa a picco sul mare e proprio alla fine di quest'ultima
potemmo vedere da vicino la colonia di foche Neozelandesi che
noncuranti di noi erano intenti nelle loro faccende quotidiane sulle
rocce nere bagnate dai bianchi marosi. L'ultimo tratto della
passerella fu quello che ci lasciò a bocca aperta; all'improvviso si
aprì davanti ai nostri occhi una grotta, o meglio un'enorme volta con
tanto di stalattiti ed uno sbocco verso il mare dove si riposavano
altre foche: l' Admirals Arch. Il vento, che dal mare in bufera si
incanalava a forza nell'antro, generava una colonna di vapore marino
che ci investiva orizzontalmente in pieno; senza dubbio fu il posto
dove il nostro vestiario "da neve" fu azzeccato in pieno !
Risaliti verso il parcheggio accanto al faro, ci dirigemmo verso
l'altra importante attrazione del parco, le Remarkable Rocks.
Pochi minuti ed arrivammo al sito di queste "rimarchevoli rocce"; una
famiglia di turisti tornava indietro lasciandoci da soli ad ammirarle.
Anche qui una passerella comoda in legno ci portò alla base di questo
gruppo di rocce dalle forme più bizzarre, alcune delle quali
somiglianti, anche se in formato più grande, alle formazioni sarde
come ad esempio la "Roccia dell'Orso" a Palau e anch'esse formate da
granito talvolta colorato di rosso o di giallo per gli abbondanti
licheni. Fu veramente divertente soprattutto per le mie figlie
curiosare, nascondersi, esplorare il piccolo labirinto, entrare in un
grande buco nella roccia, correre tra i tunnel e le stradine che
questo gruppo di macigni formava, con un occhio da parte di noi
genitori però sempre vigile in quanto nel retro della base granitica,
come avvertono i cartelli, si poteva scivolare rovinosamente sulla
sottostante scogliera, tragedia purtroppo accaduta anni fa ad un
turista deceduto.
Terminata la visita di questa "ventosa" attrazione ritornammo verso il
Kangaroo Island Wilderness Retreat, dove questa volta potemmo prendere
in consegna le chiavi dell'appartamento. Il locale non era grande, ma
come al solito ben attrezzato con un saloncino con un televisore ed un
fornito angolo cottura, un bagno ed una sola stanza da letto dove
potevamo dormire tutti insieme, noi genitori in un letto matrimoniale
e le piccole in uno a castello; ovviamente c'erano anche due
climatizzatori che accendemmo subito per scaldare l'ambiente. Appena
fuori la porta di casa c'era un lungo androne comune agli altri
appartamenti dotato di salotto, tavolini ed un biliardino che subito
attirò l'attenzione delle mie figlie !

Nella reception posta in un altro stabile dopo la pompa di benzina
c'era la possibilità di collegarsi gratuitamente ad internet sia in wi-
fi, come feci io con il mio portatile, sia utilizzando uno dei due
computer messi a disposizione che, visto la penuria di ospiti, erano
sempre liberi a disposizione delle mie figlie che subito
approfittarono per navigare sui loro siti preferiti di giochi on-line
(sicuri) come: [url]www.flashgames.it[/url] .
In fondo alla reception, vicino al bancone c'era un cesto che attirò
la mia attenzione: era pieno di bustine in cartoncino con un cartello
che esortava a lasciare una piccola offerta per il parco: si trattava
di cibo in pellet per gli animali del bush: lasciammo varie offerte in
quei giorni prelevando una copiosa quantità di mangime ! Infatti il
divertimento serale in quei giorni per Maeva e Marika fu proprio dar
da mangiare fino a notte tarda ad un gruppo di wallaby (piccoli
canguri) che al suono dei pellet "agitati" come maracas spuntavano
timorosi dal bush seguiti da alcuni possum che scendevano dagli
alberi... nonostante il buio, nonostante il freddo, con difficoltà
riuscimmo a richiamare "all'ordine" le nostre figlie e portarle a
letto !

Il mattino seguente ci svegliammo al picchiettare sui vetri di un
corvo che, con i suoi versi simili ad una risata, reclamava la sua
parte ci cibo; uscimmo per accontentarlo ma ci aspettava già un grosso
canguro rosso, per nulla timido, che arrivò addirittura ad entrare
nell'auto pur di rimediare qualche biscotto.
La prima tappa della nuova e soleggiata giornata furono le grotte
presso la località di Kelly Hill Caves and Conservation Park.
Percorrendo la South Coast Road in direzione di Vivonne Bay passando
per il Koala Walk, un percorso a piedi tra gli eucalipti dove si
possono osservare i simpatici marsupiali, arrivammo al bivio per Kelly
Hill Cave. Arrivammo circa un'oretta prima dell'apertura e quindi
approfittammo per passeggiare nella magnifica foresta di secolari
eucalipto (attrezzata anche ad area pic-nic) dove gruppi di pappagalli
colorati di blu e rosso strillavano al nostro passaggio; nei pressi
vidi anche una intera famigliola di canguri. Appena aperto il centro
ed esibita la Kangaroo Pass ci incamminammo lungo una strada in forte
salita verso l'entrata delle grotte. Per fortuna anche in questo luogo
c'eravamo solo noi così potemmo fare amicizia con la simpaticissima
guida che ci spiegò le peculiarità della grotta rispondendo a tutte le
nostre domande.
Durante la visita ci fece ripercorrere le gesta dei vecchi esploratori
facendoci utilizzare dopo le torce elettriche delle comuni candele.
Le grotte hanno un'origine carsica (quindi scavate dall'acqua) e si
sono formate nel Pleistocene. Nonostante siano delle grotte "attive"
quindi con stalattiti e stalagmiti ancora in formazione (infatti si
possono vedere le "gocce" di acqua e calcare che scendono dalle
stalattiti) è "stranamente" permesso, anzi vivamente consigliato come
mi disse la guida, fare le foto con il flash. Tra le formazioni
calcaree più caratteristiche c'è una composizione chiamata "bacon" per
la vaga somiglianza con la pancetta affumicata ed una stalattite
dall'insolita forma di "scarpetta di Cenerentola". Per i più esperti
si organizzano anche delle visite più avventurose e impegnative nel
profondo delle grotte (Deep Adventure Caving).
Intorno al nome di queste grotte si narra una storia in parte vera, in
parte frutto della fantasia. Nel 1880 un allevatore di nome Kelsy
stava cercando un gruppo di pecore smarrite con il suo cavallo Kelly
quando entrambi caddero in un apertura carsica che portava all'interno
delle grotte. Kelsy riuscì ad arrampicarsi all'esterno ed andò a
cercare aiuti per salvare il suo cavallo Kelly ma quando tornò non lo
trovò più ! Da questo punto inizia la leggenda: poichè lo scheletro
del cavallo non fu mai trovato, si narra che questo ancora vaghi tra
il labirinto dei cunicoli.
La successiva ed ultima attrazione per Kangaroo Island fu il faro di
Cape Borda, posto su una sperduta landa nel Nord-Ovest dell'isola.
Per arrivare percorremmo molti chilometri di strada fangosa battuta
dal vento passando per un piccolo cimitero testimonianza l'isolamento
sino a qualche decennio fa vivevano i guardiani del faro e i loro
famigliari; nel piccolo e scarno cimitero c'erano solo croci di legno
con semplici scritte dei nomi e del ruolo in vita dei vari defunti,
tutti trapassati dalla metà del 1800 sino alla fine del 1900.
Arrivati al faro ed esibita la K.I.Pass il guardiano chiuse il
negozietto di souvenir e ci guidò all'interno della struttura. Per la
prima volta, nonostante masticassimo un pò d'inglese anche grazie ai
nostri viaggi effettuati sempre in "autonomia" e mai in gruppo o con
amici, non riuscimmo a capire un "acca". La guida parlava talmente
veloce e talmente in maniera robotica che a stento credemmo che la sua
lingua fosse veramente l'inglese; per fortuna un foglietto
descrittivo, fatto più unico che raro in versione Italiana, compensò
il problema permettendoci di apprendere ugualmente molte informazioni
sul faro.
L'unica particolarità rilevante di questo faro costruito nel 1858 è un
piccolo cannone che spara ogni giorno intorno alle 12,30/13.00
(l'orario non è preciso perchè dipende da quando finisce il giro
turistico). Questo cannone anticamente aveva la funzione principale di
avvertire le navi del pericolo del capo quando la nebbia oscurava il
fascio di luce del faro (e non esisteva ancora la radio) e quella
secondaria di spaventare le presunte navi nemiche lasciando credere
esistesse un vero e proprio presidio militare; non per caso il faro fu
edificato proprio in questo punto dell'isola in modo da avere una
funzione di osservatorio militare, in special modo nei confronti delle
navi russe.
Alla fine del giro la guida caricò con flemma il cannone infilando
dentro sua la bocca una carica esplosiva collegata ad filo elettrico a
sua volta collegato un detonatore che poi porse insieme ad un paio di
cuffie ad una turista lasciando che questa facesse esplodere la bocca
di fuoco.
La sera poichè era l'ultimo giorno di effettiva vacanza mangiammo nel
ristorante all'interno del Kangaroo Island Wilderness Retreat
(prenotazione obbligatoria), una cena a base di carne soprattutto di
canguro veramente eccellente, annaffiata da uno dei famosi vini rossi
locali ...decisamente un ristorante da consigliare.
La mattina prestissimo, dopo aver lasciato le chiavi dell'appartamento
nella cassettina del retreat, tornammo a Penneshaw (circa un ora e
mezzo) per imbarcarci sul traghetto della Sealink e tornare sul
continente ad Adelaide. Questa volta il mare non fu clemente come
all'andata a causa del forte vento che da un paio di giorni agitava
l'oceano; il traghetto a fatica si fece strada tra le onde alte
quattro metri e poichè era semivuoto, soprattutto privo di pesanti
automezzi, con uno scafo a catamarano, quindi a basso pescaggio,
ballava tantissimo tant'è che dopo una cinquantina di minuti, quando
oramai il ferry era entrato nella piccola rada calma di Cape Jervis,
Maria e Marika rigettarono la colazione a base di latte e uova sode
che avevamo fatto in auto poco prima di partire.
Ripercorremmo per un paio d'ore la verde Fleurieu Peninsula, senza
scordarci prima di fermarci un attimo al Leondar's Mill per
ringraziare la signora che ci aveva riportato la settimana prima la
sacca dimenticata nel suo locale e saltando per "ovvie" ragioni il
pranzo, muniti delle nostre cartine stampate da Google Maps arrivammo
ad Adelaide. Ci fermammo prima in hotel per prendere possesso di una
nuova stanza, posare i bagagli e recuperare la grande valigia con
l'attrezzatura "da mare" che avevamo lasciato all'andata e poi andammo
a riconsegnare il fuoristrada al noleggiatore. Qui ci venne a prendere
il papà di una nostra amica di famiglia australiana (ma che vive come
noi a Roma) che ci scarrozzò per la città facendoci vedere prima i
luoghi più panoramici, poi un grandissimo supermercato di generi
alimentari italiani (ad Adelaide vive una delle più numerose comunità
di italiani), poi ripercorse i luoghi d'infanzia di sua figlia, infine
per la gioia delle mie piccole ci portò ad un parco dove oltre dare da
mangiare alle anatre, Maeva e Marika si divertirono con i vari
giochini, gli stessi dove le loro amichette di scuola, figlie della
nostra amica australiana, giocarono qualche mese prima in visita dai
nonni; la sera terminò con una cena nella loro casa.
Il giorno seguente iniziò il nostro lungo viaggio di (ahimè!) ritorno
in Italia, interrotto solo da una sosta "tecnica" di otto ore
all'aeroporto Changi di Singapore, ore che per fortuna passarono
veloci grazie alle attrazioni contenute all'interno (negozi, internet
point, ristorazione di ogni genere, il "giardino delle farfalle",
parchi giochi per i più piccoli, ecc.).
Sarà anche questa volta il caso di dire "arrivederci Australia" ?

Bye Steve [url]http://www.tropiland.it[/url]
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Vecchio 25-09-2009, 14.53.25
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SteveR wrote:
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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

Che posti meravigliosi (e che belle bimbe)!

Un abbraccio,

Carla


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SteveR wrote:
[color=blue]
> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

Che posti meravigliosi (e che belle bimbe)!

Un abbraccio,

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SteveR wrote:
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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

Che posti meravigliosi (e che belle bimbe)!

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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
[color=blue]
> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

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> Su invito fia FB di AlbertOne pubblico la mia rece:[/color]

Ben ritrovato, Steve!:-)
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> Le più belle foto di questo viaggio si trovano :
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie4.htm[/url]
> [url]http://www.tropiland.it/australia/aussie5.htm[/url][/color]

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