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Vecchio 06-09-2010, 09.11.54
primula rossa
 
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Predefinito [RECE + FOTO] Provenza in fiore (ultima parte)

(Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
postata il giorno 1-9-2010)

9 LUGLIO

Sveglia ore 6.30 – colazione ore 7.00 – partenza ore 7.40
La prima destinazione odierna sarĂ* l’Abbazia di Senanque, posta a nord,
nel Dipartimento della Vaucluse a cui dovremo giungere per le ore 9.00,
rispettando l’appuntamento preso con la guida locale.
Lasciato l’albergo ci immettiamo subito in autostrada, percorrendo un
primo tratto in piano poi uno vallonato e roccioso.
Sulla sinistra scorgiamo un banco di gabbiani che si librano frementi
sopra un’ampia discarica, alla ricerca di cibo.
Superata una cresta montuosa, il paesaggio ci presenta un’area
intensamente coltivata.
Dopo una ventina di minuti, usciamo dall’autostrada, in prossimitĂ* di
Salon de Provence.
Il paesaggio è vario e con molta vegetazione, costituito da serre,
piante di ogni tipo e filari di pioppo, collocati verosimilmente a
demarcare le varie proprietĂ* terriere.
Un cartello indica che Avignone è a soli 23 km (purtroppo non la
visiteremo, così come Arles, Nimes e le Gole del Verdun che invece
meriterebbero).
Si percorre un fiume a destra (la Durance, un affluente del Rodano) e
parallelamente una ferrovia che segue la stessa direzione. Nel momento
in cui la superiamo, attraverso un viadotto, vediamo sfrecciare, sotto
di noi, un TGV a piena velocitĂ*.
Ci dirigiamo ad est, attraversando la cittadina di Cavaillon, per poi
seguire l’indicazione di Gordes.
Ci immettiamo in una zona montuosa, coperta di vegetazione, superando
piccoli insediamenti abitativi.
Incontriamo i consueti vigneti bassi e vari appezzamenti di ulivi di
recente piantagione.
La strada si fa stretta e, in prossimitĂ* di Gordes, incontriamo svariati
muretti di recinzione, sovrastati da caratteristiche pietre a secco,
allineate in verticale.
La zona percorsa è decisamente vallonata e costituita da alberi
prettamente mediterranei.
Ad un certo punto si scende decisamente e, a mezza costa, si intravede
un’ampia macchia viola, indice di un’intensa coltivazione di lavanda in
questa zona. PiĂą in basso, notiamo infine la notevole estensione
dell’Abbazia di Senanque che ci apprestiamo a visitare.
Giunti in fondo alla vallata, scorgiamo immediatamente l’abside della
chiesa con il campanile dell’Abbazia, preceduti da un’estesa fioritura
di lavanda, sapientemente coltivata in lunghi filari.
Dopo le foto di rito, iniziamo la visita di questa Abbazia cistercense,
fondata nel 1148, che ha avuto alterne vicende, con devastazione nel
1544 per le guerre di religione, la vendita come Bene Nazionale al tempo
della Rivoluzione (1791) e il reinsediamento dei monaci nel 1854 dopo il
restauro, poi il loro abbandono e infine il ripristino della ComunitĂ*
nel 1988.
Visitiamo, nell’ora prenotata con la guida, la sola parte del complesso
abbaziale aperto al pubblico: la chiesa, il chiostro, il dormitorio, il
calefactorium e la sala capitolare.
Iniziamo dalla sala di accoglienza dove sono posti due plastici
raffiguranti il complesso monastico in epoche diverse. Passiamo quindi
nel dormitorio, esteso per una trentina di metri, dove un tempo i monaci
dormivano per terra, su pagliericci. La stanza, con soffitto a botte, è
completamente spoglia e comunica con il transetto della chiesa per mezzo
di una scaletta.
Anche la chiesa è completamente spoglia, secondo l’usanza degli edifici
cistercensi. La navata è costruita a forma di croce e sul fondo l’abside
è illuminata da tre aperture che convergono la luce verso l’altare. In
entrambi i lati dell’abside sono poste due separate cappelle per la
celebrazione delle messe private in suffragio dei benefattori.
Uscendo dalla chiesa si raggiunge immediatamente il chiostro, luogo di
meditazione, contornato da quattro gallerie che si affacciano sul
giardino, mediante capitelli ornati da motivi vegetali e da archi a
tutto sesto.
Vediamo quindi il calefactorium che era il locale preposto al lavoro e
alla copia dei manoscritti miniati, essendo l’unica stanza del monastero
riscaldata da un camino conico, nel quale venivano bruciati i tronchi
disposti verticalmente. Il soffitto della saletta è formato da quattro
volte a crociera, ricadenti al centro su una robusta colonna di sostegno.
Proseguiamo infine nell’ultima sala visitabile che è quella del
capitolo, in cui si riunisce la comunitĂ* monastica. Attorno le pareti
degradano file di sedili in pietra in cui siedono i monaci per ascoltare
le direttive dell’Abate e pronunciare periodicamente la regola di
S.Benedetto. E’ l’unica stanza in cui era permesso parlare e qui
l’acustica risulta particolarmente curata, grazie alle sei crociere
ogivali che impreziosiscono la parte superiore.
Terminiamo la visita nella foresteria del convento, dove è possibile far
man bassa di prodotti monastici e regionali (essenza di lavanda, miele),
libri religiosi e turistici, CD religiosi e oggettistica varia.
Con il ricavato dei biglietti d’ingresso e della vendita dei suddetti
articoli, la ComunitĂ* riesce infatti a trovare i mezzi di sostentamento
e di effettuare periodicamente i necessari interventi di restauro.
Riprendiamo quindi il viaggio alla volta della non lontana Roussillon.
Il percorso si presenta piuttosto tortuoso, superando vallate composte
da campi di avena e da vegetazione diversa, tra cui piante di ciliegio,
querce, betulle, pini e ulivi.
In certi momenti il paesaggio è simile a quello della Toscana.
Si scende in piano, incontrando i consueti bassi vigneti poi,
magnificamente, appare, sulla destra, il contrafforte rossastro di
Roussillon, con a lato il paese.
Saliamo dal primo versante che incontriamo ma, giunti in prossimitĂ* del
paese, dobbiamo ridiscendere perché, da questa parte, non vi è
possibilitĂ* di parcheggiare i nostri due pulman.
Poco male, dopo qualche chilometro, imbocchiamo l’altro versante e
giungiamo – senza problemi – a destinazione, trovando l’ampio parcheggio
a pagamento riservato agli autobus.
Scendiamo dal pulman con la libertĂ* di visitare separatamente il paese e
il “Sentiero delle Ocre”, oltrechè di pranzare.
Nel salire i 300/400 metri che ci separano dal paese ammiriamo, sulla
destra, una scogliera rossastra ed un pinnacolo della stessa formazione
che ci dĂ* il benvenuto e ci induce a fare la prima delle numerose altre
foto del genere.
Poco più avanti, prima di raggiungere il paese, troviamo l’indicazione
per il “Sentiero delle Ocre” e, senza indugio, ne seguiamo il percorso,
giungendo al punto panoramico da cui si può ammirare sia il paese che la
vallata sottostante.
Più in alto, si procede verso l’ingresso del Sentiero delle Ocre.
Compriamo il biglietto (euro 2.50) che ci consente di visitare in 35
minuti (cammino corto/freccia gialla) o in 50 minuti (percorso
lungo/freccia rossa) scogliere spettacolari di ocra, variamente colorata
(giallo, arancione, rosso scuro) e mutabile ulteriormente in ragione
degli orari del sole.
Noi facciamo, come la maggioranza, il percorso più breve, tanto è il più
spettacolare e sufficiente per appagarci pienamente di tale meraviglia.
Naturalmente bisogna andare sul posto per apprezzare in pieno tali
bellezze. Ci si impolvera di ocra, soprattutto se si hanno i sandali, ma
la cosa è secondaria in rapporto a quel che si guadagna emotivamente.
Fa particolarmente caldo, ma il sentiero offre comunque, di tanto in
tanto, dei riposi in ombra, tra pinete e vegetazione tipicamente
mediterranea.
Terminato il percorso, ci dirigiamo nel paese, alla ricerca di qualcosa
da mangiare. Non c’è però vasta scelta, anche in fatto di piatti
conosciuti, per cui – stavolta – ci accontentiamo di panini imbottiti
che consumiamo in prossimitĂ* della piazza, vicino provvidenzialmente a
dei WC, sempre ricercati dalle signore e non di mezza e superiore etĂ*.
All’ora stabilita, ci ritroviamo tutti puntuali al parcheggio per la
ripartenza.
Sono talmente accaldato che devo cambiare la canottiera e la maglietta,
intrise di sudore. Fortunatamente c’è l’aria condizionata a darci
sollievo in questa giornata fortemente torrida, la piĂą calda di tutto il
viaggio.
Ci dirigiamo verso Cavaillon, il paese da cui eravamo passati in
mattinata, superando nuovamente la Durance. Percorriamo un viale di
platani e attraversiamo zone piĂą abitate e coltivate con alberi da
frutto, inframmezzate da filari di alti cipressi e da serre.
Giungiamo infine a St. Remy, cittadina di 10.000 abitanti, sita nel
Dipartimento delle Bocche del Rodano, ai piedi delle Alpilles, modesta
catena montuosa ricoperta da oliveti.
Gironzoliamo liberamente ma il tempo a nostra disposizione non è molto.
Riusciamo a vedere la fontana di Nostradamus, dedicata al suo illustre
concittadino e alcuni pregevoli negozi d’arte. Alcuni di noi fanno in
tempo a vedere velocemente il locale Museo Van Gogh (gratuito per
l’occasione) posto su due piani. Purtroppo dobbiamo rinunciare a
visitare il Mausoleo e i resti romani di Glanum, in quanto è stata data
prioritĂ* alla visita della non lontana Les Baux.
Tale borgo medioevale, di soli 434 abitanti, sorge su un contrafforte
montuoso, sulla cui sommitĂ* si erge un castello diroccato di proprietĂ*
della famiglia Grimaldi.
La zona venne colonizzata dai Celti giĂ* nel II secolo a.c. e, nel
medioevo, i Signori di Baux dominarono in Provenza per diversi anni,
sino a quando nel XV secolo morì l’ultima principessa Alice.
In seguito Les Baux passò sotto la Corona di Francia ma, divenuto centro
del protestantesimo, si ribellò allo Stato e per questo il Cardinale
Richelieu, nel 1632, ordinò l’abbattimento del castello e delle mura.
Dieci anni dopo, il marchesato fu acquisito dai Grimaldi del Principato
di Monaco che da allora gestiscono la conservazione, sebbene –
amministrativamente – la cittĂ* è affidata alla Francia.
Il borgo è piuttosto caratteristico, esteso prevalentemente nell’unica
via principale che sale al castello, con un percorso di circa 800 metri.
Numerosi sono i negozietti che propongono ai molti visitatori (circa
1.000.000 l’anno) i consueti prodotti tipici provenzali, la lavanda e le
altre erbe aromatiche, il miele, i profumi, i saponi, i tessuti di casa,
le particolari ceramiche e i liquori.
Quasi in cima, in uno spiazzo laterale che offre un panorama a 180 gradi
sulla vallata e l’ampia vista del massiccio carsico opposto , sorge una
chiesa. Di curioso e interessante al suo interno è rinvenibile un
sarcofago - raffigurante una persona femminile – che ricorda un po’ il
celebre monumento funebre a Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca.

10 LUGLIO

Dopo il consueto “assalto alla colazione”, tipica degli italiani
(soprattutto pensionati) che all’estero rinnegano senza indecisioni il
loro tradizionale caffe-latte mattutino in luogo della colazione
anglosassone, ben piĂą sostanziosa, partiamo di buon ora in direzione
dell’altipiano di Valensole per ammirare i campi di lavanda,
particolarmente estesi in questa zona e in piena fioritura in questo
periodo.
Il tempo è seminuvoloso e in pulman si discute se servirĂ* o meno
l’ombrello o se avremo, come i giorni precedenti, una temperatura
tipicamente estiva.
Attraversiamo, nel dirigerci verso N-E di Aix, un territorio dapprima
ondulato e boschivo, poi piĂą aperto e coltivato a girasole e grano (in
parte giĂ* tagliato).
Si prende l’autostrada, incontrando sulla destra ampi specchi d’acqua,
poi enormi tralicci di alta tensione che ci accompagnano per un lungo
tratto del nostro viaggio. A sinistra scorre, parallelamente, la
Durance, finchè non incontriamo una zona montuosa.
Dopo una quarantina di minuti dalla partenza, entriamo in una zona
pianeggiante, ai piedi di una collina su cui sorgono – distanziati – dei
centri abitati illuminati dal sole.
Usciamo dall’autostrada, svoltando a destra per Valensole. Qui, poco
dopo, incontriamo estensioni di meli protetti da reti antigrandine e,
salendo progressivamente, zone boschive, grano, ulivi e, sulla sommitĂ*
dell’altopiano, estesi campi di lavanda.
Il pulman si ferma come per magia, permettendo di scendere e scattare
numerose foto di questa eccezionale marea viola che si presenta ai
nostri occhi. Sostiamo almeno 15 minuti e poi, soddisfatti per questa
prima abbeverata di colori, riprendiamo il viaggio, giungendo poco dopo
nel paese di Valensole.
E’ un piccolo borgo, di circa 2400 abitanti, che vive del turismo
stagionale. Pochi sono i negozi situati sulla via principale ma ciò
nondimeno sono molto frequentati dai turisti che si lasciano attrarre
dai prodotti locali ivi commerciati (lavanda in primis, confezionata in
sacchetti, sotto forma di saponi e di profumi, di miele, ma anche di
altri prodotti, come il patè ed oggetti di ceramica).
Nell’ora libera a disposizione, i meno votati allo shopping si sono
incamminati sulle stradine in salita per visitare il resto del paese e
soprattutto la Chiesa posta sulla sommitĂ* dell’abitato.
Carine e decisamente accattivanti, in un paese piuttosto povero, si sono
rivelate le frequenti composizioni floreali incontrate lungo il
sentiero, poste in bella mostra su dei pali a ridosso delle case,
debitamente immortalate da alcuni nostri scatti fotografici, rivolti poi
anche alla piacevole e colorata fontana e al vicino lavatoio.
Riprendiamo quindi il viaggio incontrando altri campi di lavanda. Si
rende necessaria una nuova fermata per le foto di rito.
Si scende dall’altopiano, coltivato anche a grano, attraverso boschi di
querce e di pini. Si passa per Riez, centro densamente abitato del
fondovalle per poi attraversare zone collinari, con vegetazione simile a
quella delle nostre prealpi ma con coltivazione di grano e avena sulle
sommitĂ* delle stesse.
Superati territori di conifere, querce e cespugli di ginestre in fiore,
si raggiunge Moustiers St. Marie, un gradevolissimo centro abitato,
posto alla base di un complesso montuoso che ricorda vagamente le Dolomiti.
Qui ci fermiamo per vedere liberamente il paese e pranzare a nostra scelta.
Il borgo di soli 650 abitanti, giĂ* a prima vista, è decisamente
piacevole, trovandosi favorevolmente posizionato a fianco della montagna
in un anfiteatro, attorno ad una cascata e al torrente Rioux, che poi si
immette nel sottostante lago di St. Croix.
Lo sviluppo del paese ebbe inizio dopo le Crociate, grazie alla sorgente
e ai mulini che favorirono la lavorazione della carta, concerie,
vasellami e poi di manifatture. Attualmente è uno dei più grandi centri
di produzione della ceramica, grazie ad una ventina di atelier presenti
sul territorio comunale.
Sulla sommitĂ* del paese è raggiungibile, con un impervio selciato, la
Chapelle Notre Dame de Beauvoir, meta di molti pellegrini, ivi attratti
dai miracoli compiti dalla *******.
Nella stessa direzione è visibile, in alto e in posizione equidistante
tra due rocce, una stella aurea di 1,25 metri, sostenuta da una catena
lunga 135 metri che, secondo la leggenda, rappresenterebbe un ex voto di
un crociato.
Nel paese invece è degna d’interesse la Chiesa, la cui navata e il
campanile risalgono al XII secolo e furono costruiti su vestigia
preromane. Sentire in sottofondo la musica gregoriana ha acuito in noi
una maggiore e intensa ammirazione per l’importante coro gotico
trecentesco di cui è provvista.
Dopo il sacro … il profano: ma solo per consumare qualche panino in un
bar poco distante.
Si riprende poi il viaggio di ritorno, passando nuovamente per
Cavaillon, in direzione di Forcalquier, in un paesaggio vario e ondulato
e con macchie di vegetazione che ci ha ricordato la nostra Umbria.
A Forcalquier abbiamo in programma la visita di una distilleria di
liquori, cui partecipiamo soprattutto per poi acquistare il famoso
Pastis (un liquore – dal sapore di anice - che va molto diluito con
acqua per essere usato come un dissetante):
Ci dirigiamo poi alla volta di Apt ma il tempo a disposizione (30
minuti) è davvero misurato per consentirci di visitarla nei minimi
particolari e assaggiarne almeno i prodotti di cui va orgogliosamente
fiera in campo mondiale (canditi di frutta).

11 LUGLIO

Dopo la consueta colazione self-service (a disposizione prosciutto,
yoghurt, marmellata, nutella, spremute di arancio e di pompelmo) e
l’imbarco dei bagagli sul pulman, lasciamo Aix per il rientro a casa.
Ma le visite non sono ancora finite perché, nella giornata conclusiva,
abbiamo in programma la visita di St. Paul de Vence.
Uscendo da Aix, scorriamo in una valle delimitata da due dorsali.
Incontriamo filari di vite bassa, avena e piccoli allevamenti di
bestiame equino.
Ci dirigiamo verso Cannes, incontrando un certo movimento turistico,
anche in considerazione del giorno di domenica.
A Cagnes imbocchiamo la strada che porta a S.Paul de Vence. In breve
tempo raggiungiamo la localitĂ* e scendiamo dall’autobus per dirigerci a
piedi al suo interno.
Il paese si estende sulla sommitĂ* di un’altura, adagiato a forma di
barca e circondato da mura fortificate.
Magnifico è il panorama che si presenta a distanza: il nucleo medioevale
raccolto ai piedi di una torre e poi tutto intorno il dolce degradare in
una molteplice varietĂ* di colori che delizia il cuore.
Questo spiega il gran numero di turisti che annualmente visitano questa
graziosa cittadina di 2.800 abitanti.
Iniziamo la visita entrando dalla Porta Reale, unico ingresso facilmente
fruibile per il transito nella cittadina. Si percorre la strada
principale, prima in salita sino alla sommitĂ* dove è posta la Collegiata
di S.Paolo, poi in discesa sino alla parte opposta, dove dalle mura si
scorge tutto il panorama circostante.
Ad ogni passo si incontrano pregevoli negozietti artistici che
propongono spesso opere di notevole valore, non certo alla portata di
tutte le tasche e alla maggior parte dei soliti turisti mordi e fuggi.
Ma anche senza entrare in tali negozi è possibile apprezzare ugualmente
la bellezza del paese che ovunque rivela scorci di straordinaria
bellezza, sia per il fascino degli edifici medioevali che per il decoro
con cui sono conservati ed abbelliti, in prevalenza da stupende
fioriture di bouganville.
Sulla strada principale, la Rue Grande, e sulle sue laterali si può
passeggiare liberamente, essendo interamente pedonali. Il selciato in
pietre è ben conservato e, in certi tratti, è persino decorato con
disegni stilizzati che permettono – tra l’altro – di non scivolare.
A metĂ* strada della Rue Grande ci si imbatte nella Grande Fontana e
all’annesso lavatoio, situati alla confluenza con la strada che sale
alla Chiesa, particolarmente utili per rinfrescarsi nei giorni di canicola.
Nelle immediate vicinanze si trovano diversi posti di ristoro che
stranamente applicano prezzi uniformi (un po’ più alti del solito) ai
malcapitati affamati turisti, in regime di assoluta non concorrenza.
Più conveniente sembra essere, al di fuori delle mura, il Cafè de la
Place, divenuto celebre per l’annesso gioco della petanque (bocce
provenzali) cui, in passato, parteciparono artisti celebri come Lino
Ventura, Yves Montand e Fernandel.
Ma il paese affascinò altri artisti, quali Matisse, Renoir, Signac,
Modigliani, Picasso, Mirò e, in particolare, Marc Chagall che qui riposa
nel cimitero, dopo la sua morte avvenuta nel 1985.
Dopo il pranzo, soddisfatti della visita a questa artistica localitĂ* ma
un po’ sconsolati per la fine del tour che stava per terminare,
riprendiamo il pulman ripercorrendo lo stesso tratto autostradale fatto
all’andata.
Dopo Nizza e Mentone, eccoci in Italia. Della dogana non ci siamo
neanche accorti, tanto velocemente siamo passati a Ventimiglia.
Sono le 15.00. Sul pulman iniziamo a fare i conti delle ore che ci
separano dal rientro a casa e contiamo di poter vedere, con assoluta
sicurezza, la finale dei mondiali di calcio, prevista per le 20.30.
Purtroppo si verifica un imprevisto perché, poco dopo, saremo costretti
a fermarci in galleria per un’ora circa, causa un tamponamento
verificatosi a Ceriale.
Non è piacevole trovarsi in una situazione del genere, in galleria, e si
pensa persino al peggio, nel caso dovesse capitare un incendio, nei
pressi, per autocombustione.
Alla fine, piano piano, tutto si risolve e la colonna può riavviarsi,
avanzando però a passo di lumaca.
Vedendo che sull’Aurelia lo scorrimento risultava più veloce che in
autostrada, il nostro esperto autista – con assoluta prontezza - decide
di uscire a Varazze (ancora “ciao”, buon FedericoP … tu che ci abiti,
non hai certo sti problemi) per guadagnare tempo e rientrare dopo Cogoleto.
La scelta si rivela felice, perché così riusciamo a superare la colonna
di auto che ci precedeva ma, appena in tempo, perché poi le code – sia
sull’autostrada che sull’Aurelia – si sino uniformate.
In ogni caso, alle 18.30, siamo di nuovo in autostrada ma la diretta di
tutta la partita di calcio dobbiamo scordarcela, anche perché risulta
necessario, dopo Ovada, procedere al rituale **** stop all’autogrill.
Facendo un bilancio del tour, stavolta (perché in passato – con la
stessa Organizzazione – tutto era filato liscio) la maggior parte di noi
si è sentita contenta solo a metĂ*, in quanto alcune cittĂ* sono state
visitate in modo estremamente frettoloso mentre altre potevano essere
tranquillamente evitate o quantomeno ridotte nel tempo di permanenza
(Forcalquier e Valensole).
Ciò nonostante – finchè il fisico lo consente - è pur sempre meglio
viaggiare, magari anche con qualche inconveniente, sperimentando però di
persona e pienamente tutti i nostri cinque sensi, piuttosto che
appisolarsi anzitempo sul divano e vivere solo di ricordi o di racconti
altrui!


Le 172 foto sono reperibili sul sito di MassimoB a questo link:
[url]http://www.raccontidiviaggio.com/provenzasergio2010foto.htm[/url]

Un caro saluto a tutti,
Sergio

--
"Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone"(John
Steinbeck)
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Vecchio 06-09-2010, 10.02.52
hym79569pu
 
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Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
:-)
--
ciao marco
[url]www.marcosanti.it[/url]


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  #4  
Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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  #5  
Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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  #7  
Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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  #8  
Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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  #9  
Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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Vecchio 07-09-2010, 11.10.20
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"primula rossa" <primula.rossaPACE@infinito.it.invalid> ha scritto
[color=blue]
> (Concludo la seconda e ultima parte della recensione qui inizialmente
> postata il giorno 1-9-2010)[/color]

grazie Sergio, spero che presto mi servano i tuoi consigli anche sul "campo"
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