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  #11  
Vecchio 04-01-2010, 18.52.03
federicoP
 
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Predefinito Re: Djibouti - RECE di Capodanno

alberto ha scritto :
[color=blue]
> Fresca fresca dal portatile, sono tornato stamane da Parigi e provvedo
> a scaricare il testo:
>
> ...............
>
> Spero che quanto sopra sia utile a qualcuno.[/color]


Se anche non fossse utile é stato certamente interessante :-)

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  #12  
Vecchio 04-01-2010, 18.52.03
federicoP
 
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Predefinito Re: Djibouti - RECE di Capodanno

alberto ha scritto :
[color=blue]
> Fresca fresca dal portatile, sono tornato stamane da Parigi e provvedo
> a scaricare il testo:
>
> ...............
>
> Spero che quanto sopra sia utile a qualcuno.[/color]


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  #13  
Vecchio 04-01-2010, 18.52.03
federicoP
 
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Predefinito Re: Djibouti - RECE di Capodanno

alberto ha scritto :
[color=blue]
> Fresca fresca dal portatile, sono tornato stamane da Parigi e provvedo
> a scaricare il testo:
>
> ...............
>
> Spero che quanto sopra sia utile a qualcuno.[/color]


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  #14  
Vecchio 04-01-2010, 18.52.03
federicoP
 
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Predefinito Re: Djibouti - RECE di Capodanno

alberto ha scritto :
[color=blue]
> Fresca fresca dal portatile, sono tornato stamane da Parigi e provvedo
> a scaricare il testo:
>
> ...............
>
> Spero che quanto sopra sia utile a qualcuno.[/color]


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  #15  
Vecchio 04-01-2010, 20.49.02
alberto
 
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Predefinito Djibouti - RECE di Capodanno

Fresca fresca dal portatile, sono tornato stamane da Parigi e provvedo
a scaricare il testo:

Si vede che ultimamente l’Africa mi suscita una attrazione
particolare. Non è ancora passato ai ricordi totalmente il mio
soggiorno in Mozambico che nei giorni antecedenti Natale mi si è
presentata un’occasione ( diciamo…provocata) per cui il 26 ho preso un
Air France per Parigi da dove ho proseguito con la stessa compagnia
alla volta di Djibouti.

Questo piccolo stato , decisamente non di diritto, si trova
incastonato fra Somalia, Eritrea ed Etiopia e si affaccia su un Mar
Rosso strepitoso che lo divide dalla propagine dello Yemen, a poche
miglia di navigazione da Khor Angar.
Djobouti è una repubblica formalmente retta da una famiglia da quasi
25 anni, con il consenso neanche tanto malcelato della Francia che ne
utilizza a mani basse le particolarità strategiche. A Djbouti sorge
infatti una delle basi francesi di Oltremare più grosse e
strutturate , con circa 4000 militari e relative famiglie. Ciò porta
ad una relazione falsata dei costi specie in città , dove per mangiare
in un ristorante di tipo occidentale oppure consumare in un bar
servono quasi gli stessi soldi che spendiamo da noi.

Arrivo all’aereoporto di Ambouli accolto da un vento bollente ed
ostinato. Ci fanno aspettare a piede aereo per una ventina di minuti
poiché il bus è andato a fare il pieno…. Benvenuti in Africa!
Le formalità di ingresso, visto ecc sono spedite del resto basta
pagare 50 euro e ti mettono un bel timbrone che vale per 30 giorni.
Col francese si riesce a comunicare perfettamente e così trovo
immediatamente un accordo per un taxi che mi porta sulla punta di
Djibouti, l’Ilot du Heron, dove sorge il Djibouti Kempinski Hotel.
L’albergo è di buon livello, piuttosto esagerato nelle dimensioni e
nella scenografia, ma non dimentichiamo che il potentato locale mette
molta importanza nell’aspetto esteriore delle strutture. Il costo
dell’hotel è decisamente elevato, in particolare se riferito al
servizio che è un po’ carente. La camera con vista sul mare è molto
grande e ben arredata, i due bar sono ben forniti e alloggiano varie
comitive di americani in libera uscita (USS Marine) e altrettanti
francesi in libera uscita. I tre ristoranti, fra i quali uno
sconcertante Don Filipo (si italiano ma con una p) si mantengono nei
limiti del sei meno meno. Ho mangiato nei giorni a venire molto meglio
in stamberghe locali.
La città è straordinariamente moderna, almeno il centro o city che dir
si voglia. Si vedono gli investimenti mirati a far vedere ( come già,
accennato) moderne costruzioni per uffici e banche. Purtroppo esistono
pochi bancomat (ATM) e ci si deve servire di piccoli uffici cambio
dove le discussioni sull’applicazione del cambio bancario sono sempre
accese. In realtà con 1 euro si ottengono 195 Dfr, ma credo che
insistendo oltre il mio limite di sopportazione si riesca ad avere ben
di più. Per fare un esempio un taxi per tutta la giornata mi costa
2000 Dfr ( circa 11 euro) senza limite di chilometri, basta dar da
mangiare anche all’autista. L’alternativa sono dei minibus Toyota che
vanno un po d’appertutto senza orari particolari con costi che vannop
dai 500 ai 1000 Dfr per le mete più lontane, ad esempio il confine
eritreo.

La città concede poco, pochissime le cose che meritano una visita
approfondita. Probabilmente il quartiere indo-africano è quello che
attrae maggiormente per la tipicità di popolazione e case pitturate a
colori sgargianti e botteghe en plein air. In ogni lato viene venduto
ed offerto il qat, e l’uso è decisamente popolare. Nel bazar chiuso,
una sorta di maxicapannone senza forma e logica, per chi non fuma come
me l’attraversamento diventa sofferenza e prova di prolungata apnea.
Non ho idea cosa fumino ma certamente è roba forte. Le merci esposte
sono un poutpourri di produzioni locali e limitrofe assieme a
prodotti moderni di importazione. Ho comperato un paio di sandali in
cuoio di cammello per 45 Dfr, meno di 30 centesimi di euro e un fez
locale utilissimo per il sole a 100 Dfr ma con i ghirigori in “puro
oro” come mi è stato assicurato dallo zelante venditore. Ah beh…

Il cibo locale è molto gustoso, carne trita fritta, zighinì
piccantissimo, una taboulè in versione somala con verdure e pollo e
molto piccante, the forte e molto zuccherato e occasionalmente del
pesce grigliato al volo. Il tutto in una forma veramente piacevolmente
informale e a prezzi molto bassi. Il pane è la solita piadina azima
con la quale si fa da piatto, cucchiaio e tovagliolo del resto molto
comodo. Il caffè non è buonissimo ma impreziosito da alcuni semi di
hel, una piantina che conosco ma non saprei tradurre, diventa
eccellente e frizzante quasi. Il guaio è che risulta assai forte e la
prima notte l’ho passata a guardare il mare dal balcone.

La situazione di sicurezza è sotto controllo. Sia la legione straniera
che la milizia locale sono molto presenti e , ritengo, preparate.
Nessun sentore di tafferugli, dissidi o altro. Domandando se si hanno
preoccupazioni per il vicinato, pur sempre a poche ore di auto dalla
città, ti rispondono che no, non sono i loro problemi. Certo, ma se i
somali cambiano idea la vedo complicata.

Per ovvi motivi la gita in Yemen, a poche ore di barca, è saltata. La
situazione sta tornando poco calma ed è meglio non rischiare. Per lo
stesso motivo decido di non recarmi sul confine eritreo per vedere il
mercato, perché senza guardia armata mi viene sconsigliato.

Opto quindi per il naturalistico: Col fido Hamzah, un appartenente
alla etnia degli Affar una delle due tribu autoctone assieme agli
Issas, improvvisatosi da guerriero a taxista comodamente seduto nel
suo Peugeot ci rechiamo alla volta di Dikhil, la cittadina più a sud
del territorio. Da li ci siamo immessi sulla strada nazionale verso
nord, in direzione di Yoboki. A circa sessanta chilometri si gira su
una pista in terra battuta ben percorribile e si giunge al lago Abbè.
Immaginiamoci un territorio decisamente lunare, vulcani con la vena
creativa hanno reso uno spettacolo impressionante ma bello allo stesso
tempo. Tutto è rossastro e vulcanico, nero, grigio e rosso. Poca
vegetazione ostinata si aggrappa nei pertugi formati da un vento
pressoché continuo. Siamo nella stagione fresca, 30 gradi, e meno
male. Hamzah parla di 50 gradi in estate, dice che cuoce le uova sul
cofano della macchina.
Il lago è un assieme di pozze immerse in un territorio allucinato,
solforoso e fumante. Ci troviamo nel punto più basso del continente
africano, a circa meno 50 metri vs livello del mare. Geyser esplodono
ogni tanto in lontananza, il terreno a tratti è bollente. Pinnacoli di
lava come dita rinsecchite si ergono verso il cielo. Hamzah dice che
spesso la lava sgorga dal terreno senza avvertire. Ciò nonostante un
pastore con alcune capre sosta nei pressi e scambia alcune battute con
lui. Ci inoltriamo verso ovest e arriviamo a quello che considero il
vero lago, una distesa di acqua dove alcune piccole antilopi ci
squadrano da lontano. Il puzzo di zolfo mi ricorda Vulcano alle Eolie,
e Hamzah mi ricorda che siamo sul confine con l’Etiopia ed è meglio
non stare troppo fermi.

Torniamo in serata a Djibouti e porto Hamzah a mangiare del pesce. Era
meglio vestirlo, il ragazzone è magro come un chiodo ma con un
appetito formidabile. Però fa piacere e parla molto, racconta della
sua famiglia, dei suoi viaggi di contrabbando in Somalia, di quando
voleva fare il pescatore ma poi somali e yemeniti ne hanno fatto
passare la voglia. Oggi la pesca avviene con la sorveglianza delle
vedette francesi, barconi da 50 nodi pesantemente armati.

Il giorno seguente si va dall’altra parte del golfo. Prima tappa
Tadjoura, una città antica e veramente carina. Qui soggiornano i
ricchi locali e diversi francesi residenti che per recarsi a Djibouti
utilizzano motoscafi veloci. Tadjoura ha un bel mercato stabile, belle
case in stile locale tenute bene e una spiaggia da urlo. La più bella
barriera corallina della zona è proprio li. In pochi metri di acqua si
trovano pesci a più non posso, tartarughe, razze aquile di mare, poco
più oltre squali balena che filtrano pigramente l’acqua disinteressati
a quel curioso bianco con maschera gialla che si affanna al loro
fianco. Decido di fare immersioni serie e Hamzah mi trova un francese
a Obock, una località più a est , che mi porta fuori in barca.
Scendiamo su un relitto della seconda guerra mondiale, un tuffo facile
in trenta metri di acqua incredibile. Nessuna corrente, acqua limpida
e calda, il relitto è di un mercantile greco utilizzato dai tedeschi e
affondato probabilmente da aerei. Giace su un fianco e si vede lo
squarcio prodotto dall’esplosione delle macchine. Tutto il relitto è
una infioritura di corallo e madrepore, una Disneyland per pesci di
ogni tipo, dal minimo pagliaccio in livrea arancio-nera all’affannata
murena reticolata fino a dei balestra di dimensioni veramente
ragguardevoli e per nulla amichevoli.
Decido di tornare il giorno seguente e con Luc Poirier, divemaster, ci
rechiamo all’isolotto di Moucha, in mezzo al golfo di Tadjoura.
Paradiso terrestre, mi riporta alla memoria le impressioni di Socotra
dell’anno passato, una natura totale, senza la presenza di nulla di
umano, un fondale semplicemente da togliere il fiato. In parte
barriera ed in parte falesia vulcanica, giù fino al blu. Decidiamo di
fare la prima profonda, si va ad aria e ci fermiamo a 60 metri
accompagnati da almeno sette o più squali martello e alcuni leopardo
assieme a pochi ma frenetici grigi. Risalendo in pausa deco un gruppo
di delfini (tursiopi) ci gira attorno incuriosito a coronamento di
una immersione veramente bella e da ricordare. La seconda l’abbiamo
poi fatta fermandoci a 35 e godendo maggiormente della parete
vulcanica abitata da molteplici nudibranchi coloratissimi.

Nei giorni a seguire ho fatto vita di spiaggia, ovvero un libro,
merenda in spiaggia, nuoto e snorkeling. Il venerdi Luc è passato a
prendermi perché uscivano in barca da Fagal, quasi sul confine
eritreo, e mi sono aggregato al gruppo di francesi. Un’altra
immersione memorabile su una coppia di relitti, una nave e un aereo,
entrambi inglesi, veramente eccellenti. Ci troviamo di nuovo alla sera
dopo a Djibouti in un ristorante a festeggiare il primo dell’anno e va
a finire a cantate sguaiate sotto lo sguardo divertito dei locali.

La vita mi ha abituato oramai che tutto, prima o poi, termina. Questa
volta ho dovuto proprio farmi forza, chiudere la zip del borsone, e
chiedere un paio di volte dove restasse il taxi per l’aereoporto.
Ho vissuto di nuovo una Africa diversa, piacevole, bella nella sua
naturale bruttezza, con bella gente la cui unica colpa è di essere in
un angolo di mondo dove i poteri si scatenano senza logica, dove ci si
scopre dopo decenni islamissimi, per poi bere tanta di quella birra da
cadere a terra sbronzi fradici. Sono contraddizioni di cui ,
purtroppo, un paese civile e solitamente attento come la Francia si
serve e ci sguazza per proprio tornaconto. Un paese che ha conosciuto
la prostituzione e il gioco d’azzardo grazie alle truppe stanziali, un
paese nel quale progetti normali come istruzione, scolarità avanzata e
avviamento al lavoro sono volutamente frenate, tanto basta saper
leggere.

L’airbus si stacca dal corno d’africa, mi fa vedere per una ultima
volta questo puzzle geologico immerso per una parte nel mare color
dell’ indaco. Non so se tornerò, ho ancora tanta altra Africa che
vorrò conoscere o dove vorrei tornare, ma certamente è stata una
esperienza importante.

Bonne chance Djibouti !!

PS. Il viaggio è facilmente organizzabile. Il periodo da ottobre a
marzo è quello fresco, il resto caldo. Pioggia pochissima. In pratica
il volo Air France via Parigi oppure Ethiopian via Asmara, è possibile
anche via Mombasa con Kenya Airways. Alberghi ve ne sono di diverse
carature, i prezzi sono purtroppo alti , da 90 a 300 euro a notte. Il
cibo costa poco, il resto idem.
Per gli aspetti sanitari, sempre mani pulite, mai bere da bicchieri e
usare solo bibite in bottiglia o the bollito a lungo. Se va male
portarsi bimixin, ma ricordarsi che oltre ad AIDS è endemica la
leishmaniosi, il colera e alcune forme di dengue. In ogni caso
l’Hospital Militaire è una struttura eccellente e accessibile anche a
stranieri. Vale la pena di assicurarsi anche per rientro urgente
medico. Non è presente ambasciata italiana, ma si fa riferimento a
quella italiana di Asmara o Addis Abeba. Per guai eventuali andare
alla Gendarmerie.
Le escursioni non sono preparate, vanno organizzate in proprio ma sono
di facile esecuzione sebbene stancanti per la qualità delle strade e
la lunghezza dei tragitti in auto senza condizionatore. Siamo in un
paese a forte influenza islamica per cui nel fare fotografie bisogna
tenerne conto e chiedere nel dubbio.
Per le immersioni appoggiarsi solamente a un centro affiliato,
ricordarsi che l’unica camera iperbarica è nell’ospedale militare di
Djibouti. Di solito non sono immersioni difficili, a mio avviso
conviene avere almeno un centinaio di immersioni a log e un minimo di
esperienza nel blu (pedagno e immersioni fuori curva) dato che i
divemaster non sono molto affettuosi e attenti. Anche l’abitudine a
pesce di misure ragguardevoli sarebbe utile.

Spero che quanto sopra sia utile a qualcuno.

Al

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  #16  
Vecchio 04-01-2010, 21.19.03
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alberto ha scritto:

| Si vede che ultimamente l’Africa mi suscita una attrazione
| particolare. Non è ancora passato ai ricordi totalmente il mio
| soggiorno in Mozambico che nei giorni antecedenti Natale mi si è
| presentata un’occasione ( diciamo…provocata) per cui il 26 ho preso un
| Air France per Parigi da dove ho proseguito con la stessa compagnia
| alla volta di Djibouti.

Non avevo mai preso in considerazione Djibouti come possibile meta
turistica, ma la tua RECE la descrive come una sorta di paradiso sub,
quindi mi è venuta una certa curiosità... Hai qualche foto del viaggio?

--
_-°-_ Chiara _-°-_

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nuove terre, ma avere nuovi occhi
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Vecchio 04-01-2010, 21.19.03
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alberto ha scritto:

| Si vede che ultimamente l’Africa mi suscita una attrazione
| particolare. Non è ancora passato ai ricordi totalmente il mio
| soggiorno in Mozambico che nei giorni antecedenti Natale mi si è
| presentata un’occasione ( diciamo…provocata) per cui il 26 ho preso un
| Air France per Parigi da dove ho proseguito con la stessa compagnia
| alla volta di Djibouti.

Non avevo mai preso in considerazione Djibouti come possibile meta
turistica, ma la tua RECE la descrive come una sorta di paradiso sub,
quindi mi è venuta una certa curiosità... Hai qualche foto del viaggio?

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Vecchio 04-01-2010, 21.19.03
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alberto ha scritto:

| Si vede che ultimamente l’Africa mi suscita una attrazione
| particolare. Non è ancora passato ai ricordi totalmente il mio
| soggiorno in Mozambico che nei giorni antecedenti Natale mi si è
| presentata un’occasione ( diciamo…provocata) per cui il 26 ho preso un
| Air France per Parigi da dove ho proseguito con la stessa compagnia
| alla volta di Djibouti.

Non avevo mai preso in considerazione Djibouti come possibile meta
turistica, ma la tua RECE la descrive come una sorta di paradiso sub,
quindi mi è venuta una certa curiosità... Hai qualche foto del viaggio?

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Vecchio 04-01-2010, 21.19.03
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alberto ha scritto:

| Si vede che ultimamente l’Africa mi suscita una attrazione
| particolare. Non è ancora passato ai ricordi totalmente il mio
| soggiorno in Mozambico che nei giorni antecedenti Natale mi si è
| presentata un’occasione ( diciamo…provocata) per cui il 26 ho preso un
| Air France per Parigi da dove ho proseguito con la stessa compagnia
| alla volta di Djibouti.

Non avevo mai preso in considerazione Djibouti come possibile meta
turistica, ma la tua RECE la descrive come una sorta di paradiso sub,
quindi mi è venuta una certa curiosità... Hai qualche foto del viaggio?

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Vecchio 04-01-2010, 21.19.03
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alberto ha scritto:

| Si vede che ultimamente l’Africa mi suscita una attrazione
| particolare. Non è ancora passato ai ricordi totalmente il mio
| soggiorno in Mozambico che nei giorni antecedenti Natale mi si è
| presentata un’occasione ( diciamo…provocata) per cui il 26 ho preso un
| Air France per Parigi da dove ho proseguito con la stessa compagnia
| alla volta di Djibouti.

Non avevo mai preso in considerazione Djibouti come possibile meta
turistica, ma la tua RECE la descrive come una sorta di paradiso sub,
quindi mi è venuta una certa curiosità... Hai qualche foto del viaggio?

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