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Vecchio 04-10-2007, 20.58.28
easysmile
 
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Predefinito Re: La Birmania vista dai Karen

I rappresentanti di Popoli sono al momento in territorio Birmano da
dove hanno inviato informazioni a l'arena di verona da dove si legge:


Non fidiamoci. Non fidiamoci delle notizie che arrivano in questi
giorni dalla Birmania. Non crediamo a questa calma che vogliono farci
passare come il risultato della protesta rientrata. Non
dimentichiamoci che i generali birmani fino a ieri si erano rifiutati
di incontrare Ibrhaim Gambari inviato dell'Onu, ripartito ieri,
pressochè ostaggio del generale Than Shwe. Non adattiamoci ai titoli
dei telegiornali nazionali che neanche nominano la Birmania e la
relegano tra le «lette» a fondo giornale. D'altra parte quali e quanti
inviati la stampa italiana ha mandato da quelle parti?
Proprio perchè non possiamo fidarci e non possiamo dimenticare che
mentre io sto scrivendo e voi state leggendo c'è qualche monaco
torturato, qualche civile che sta sputando i denti a terra per le
troppe percosse ricevute, qualche donna che non ritrova più suo figlio
portato via dalle truppe e inghiottito dal nulla.
KAREN ATTACCATI. Ieri pomeriggio Boe Way Hta, villaggio Karen, è stato
messo sotto attacco di mortai da 81 millimetri. Proprio per tutto
questo domani, alle 18.30 in piazza Bra, chi lo vorrà potrà ritrovarsi
per una «camminata silenziosa» organizzata dal reverendo Mantua Upali
Thero, monaco buddhista italiano. «Rappresento me stesso», ha detto il
reverendo Upali, che fa parte della consulta interreligiosa, «non ho
la presunzione di parlare perconto di tutti i buddhisti veronesi. Ma
credo che stare insieme con una candela accesa in mano testimoni una
vicinanza. Sono convinto che camminare insieme recitando gli stessi
sutra che stanno recitando i monaci perseguitati in Birmania sia un
grande gesto d'amore».
No, non fidiamoci di quella calma apparente, perchè le notizie che
arrivano direttamente dalla Birmania attraverso il fondatore di Popoli
Franco Nerozzi, dicono che c'è stata battaglia attorno a Kler Law Seh,
il villaggio in cui è appena stata aperta una clinica. Il comandante
del 103esimo battaglione dell'Unione nazionale Karen, Nerdah Mya ha
inseguito e attaccato un'unità birmana attorno al villaggio. Le
minoranze etniche birmane che hanno sempre lavorato ciascuna per
proprio conto adesso si stanno organizzando per mettersi finalmente
insieme. Shan, Karen, Karenni, Mon, Chocin sono pronti a unire quasi
60mila uomini. E questi soldati che da sessant'anni combattono per la
loro indipendenza adesso possono diventare il braccio armato dei
civili inermi. I comandanti dei battaglioni si sono incontrati, c'è
oggi quell'aria carica di elettrica attesa che fa pensare che gli
attacchi ai militari di Rangoon sono in atto.
SEIMILA ARRESTI.Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti,
dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto
passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi
6 mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo
birmano". Tra essi, oltre 2 mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le
suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e
simpatizzanti del Nld (National League for
Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito
quattro centri di detenzione. I quattro centri sono nella cittadina di
Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa
prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici,
oppositori del regime.
Uno è lo stadio di calcio Taks, dove si troverebbero tra i 2 e i 3
mila oppositori prigionieri secondo quanto riportato da Democratic
Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il
dominio britannico, lo stadio era un ippodromo. Poi un ex Istituto
tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da
scuola", il Ddi e una ex fabbrica chimica di medicinali denominata
Bbin e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di
Insein. PeaceReporter è venuta a sapere da tre diverse fonti che i
monaci stanno per essere deportati. Forse nel lager di Kabaw. Stanno
per lasciare i centri di detenzione straordinaria vicino alla prigione
di Insein, dove in questi ultimi giorni i cittadini cercavano di
portar loro cibo e altri aiuti. Il campo di lavoro è stato finora la
destinazione dei condannati a pene superiore ai venti anni.
MONACI ANNEGATI. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato
la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Ci sono
foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex
capitale e il mare delle Andamane. «Diversi nostri attivisti ci
chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche,
nei canali e nei golfi vicino al mare», ha detto a PeaceReporter il
caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio.
«Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei
giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati
sulle navi e gettati in acqua».
«Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi
siano, deboli e forti, grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili
e non visibili, vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli
esseri vivano felici! Che nessuno inganni l'altro». Questo verrà
recitato domani da chi parteciperà alla camminata silenziosa.
«Il buddhismo non è una religione, è una filosofia di vita, una scelta
di studio. Alla camminata partecipiamo tutti perchè crediamo in un
mondo di pace», conclude Mantua Unpali Thero. E il tam tam per
partecipare alla camminata si sta allargando tra gli

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Vecchio 04-10-2007, 20.58.28
easysmile
 
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Predefinito Re: La Birmania vista dai Karen

I rappresentanti di Popoli sono al momento in territorio Birmano da
dove hanno inviato informazioni a l'arena di verona da dove si legge:


Non fidiamoci. Non fidiamoci delle notizie che arrivano in questi
giorni dalla Birmania. Non crediamo a questa calma che vogliono farci
passare come il risultato della protesta rientrata. Non
dimentichiamoci che i generali birmani fino a ieri si erano rifiutati
di incontrare Ibrhaim Gambari inviato dell'Onu, ripartito ieri,
pressochè ostaggio del generale Than Shwe. Non adattiamoci ai titoli
dei telegiornali nazionali che neanche nominano la Birmania e la
relegano tra le «lette» a fondo giornale. D'altra parte quali e quanti
inviati la stampa italiana ha mandato da quelle parti?
Proprio perchè non possiamo fidarci e non possiamo dimenticare che
mentre io sto scrivendo e voi state leggendo c'è qualche monaco
torturato, qualche civile che sta sputando i denti a terra per le
troppe percosse ricevute, qualche donna che non ritrova più suo figlio
portato via dalle truppe e inghiottito dal nulla.
KAREN ATTACCATI. Ieri pomeriggio Boe Way Hta, villaggio Karen, è stato
messo sotto attacco di mortai da 81 millimetri. Proprio per tutto
questo domani, alle 18.30 in piazza Bra, chi lo vorrà potrà ritrovarsi
per una «camminata silenziosa» organizzata dal reverendo Mantua Upali
Thero, monaco buddhista italiano. «Rappresento me stesso», ha detto il
reverendo Upali, che fa parte della consulta interreligiosa, «non ho
la presunzione di parlare perconto di tutti i buddhisti veronesi. Ma
credo che stare insieme con una candela accesa in mano testimoni una
vicinanza. Sono convinto che camminare insieme recitando gli stessi
sutra che stanno recitando i monaci perseguitati in Birmania sia un
grande gesto d'amore».
No, non fidiamoci di quella calma apparente, perchè le notizie che
arrivano direttamente dalla Birmania attraverso il fondatore di Popoli
Franco Nerozzi, dicono che c'è stata battaglia attorno a Kler Law Seh,
il villaggio in cui è appena stata aperta una clinica. Il comandante
del 103esimo battaglione dell'Unione nazionale Karen, Nerdah Mya ha
inseguito e attaccato un'unità birmana attorno al villaggio. Le
minoranze etniche birmane che hanno sempre lavorato ciascuna per
proprio conto adesso si stanno organizzando per mettersi finalmente
insieme. Shan, Karen, Karenni, Mon, Chocin sono pronti a unire quasi
60mila uomini. E questi soldati che da sessant'anni combattono per la
loro indipendenza adesso possono diventare il braccio armato dei
civili inermi. I comandanti dei battaglioni si sono incontrati, c'è
oggi quell'aria carica di elettrica attesa che fa pensare che gli
attacchi ai militari di Rangoon sono in atto.
SEIMILA ARRESTI.Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti,
dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto
passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi
6 mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo
birmano". Tra essi, oltre 2 mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le
suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e
simpatizzanti del Nld (National League for
Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito
quattro centri di detenzione. I quattro centri sono nella cittadina di
Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa
prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici,
oppositori del regime.
Uno è lo stadio di calcio Taks, dove si troverebbero tra i 2 e i 3
mila oppositori prigionieri secondo quanto riportato da Democratic
Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il
dominio britannico, lo stadio era un ippodromo. Poi un ex Istituto
tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da
scuola", il Ddi e una ex fabbrica chimica di medicinali denominata
Bbin e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di
Insein. PeaceReporter è venuta a sapere da tre diverse fonti che i
monaci stanno per essere deportati. Forse nel lager di Kabaw. Stanno
per lasciare i centri di detenzione straordinaria vicino alla prigione
di Insein, dove in questi ultimi giorni i cittadini cercavano di
portar loro cibo e altri aiuti. Il campo di lavoro è stato finora la
destinazione dei condannati a pene superiore ai venti anni.
MONACI ANNEGATI. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato
la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Ci sono
foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex
capitale e il mare delle Andamane. «Diversi nostri attivisti ci
chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche,
nei canali e nei golfi vicino al mare», ha detto a PeaceReporter il
caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio.
«Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei
giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati
sulle navi e gettati in acqua».
«Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi
siano, deboli e forti, grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili
e non visibili, vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli
esseri vivano felici! Che nessuno inganni l'altro». Questo verrà
recitato domani da chi parteciperà alla camminata silenziosa.
«Il buddhismo non è una religione, è una filosofia di vita, una scelta
di studio. Alla camminata partecipiamo tutti perchè crediamo in un
mondo di pace», conclude Mantua Unpali Thero. E il tam tam per
partecipare alla camminata si sta allargando tra gli

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Vecchio 04-10-2007, 20.58.28
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I rappresentanti di Popoli sono al momento in territorio Birmano da
dove hanno inviato informazioni a l'arena di verona da dove si legge:


Non fidiamoci. Non fidiamoci delle notizie che arrivano in questi
giorni dalla Birmania. Non crediamo a questa calma che vogliono farci
passare come il risultato della protesta rientrata. Non
dimentichiamoci che i generali birmani fino a ieri si erano rifiutati
di incontrare Ibrhaim Gambari inviato dell'Onu, ripartito ieri,
pressochè ostaggio del generale Than Shwe. Non adattiamoci ai titoli
dei telegiornali nazionali che neanche nominano la Birmania e la
relegano tra le «lette» a fondo giornale. D'altra parte quali e quanti
inviati la stampa italiana ha mandato da quelle parti?
Proprio perchè non possiamo fidarci e non possiamo dimenticare che
mentre io sto scrivendo e voi state leggendo c'è qualche monaco
torturato, qualche civile che sta sputando i denti a terra per le
troppe percosse ricevute, qualche donna che non ritrova più suo figlio
portato via dalle truppe e inghiottito dal nulla.
KAREN ATTACCATI. Ieri pomeriggio Boe Way Hta, villaggio Karen, è stato
messo sotto attacco di mortai da 81 millimetri. Proprio per tutto
questo domani, alle 18.30 in piazza Bra, chi lo vorrà potrà ritrovarsi
per una «camminata silenziosa» organizzata dal reverendo Mantua Upali
Thero, monaco buddhista italiano. «Rappresento me stesso», ha detto il
reverendo Upali, che fa parte della consulta interreligiosa, «non ho
la presunzione di parlare perconto di tutti i buddhisti veronesi. Ma
credo che stare insieme con una candela accesa in mano testimoni una
vicinanza. Sono convinto che camminare insieme recitando gli stessi
sutra che stanno recitando i monaci perseguitati in Birmania sia un
grande gesto d'amore».
No, non fidiamoci di quella calma apparente, perchè le notizie che
arrivano direttamente dalla Birmania attraverso il fondatore di Popoli
Franco Nerozzi, dicono che c'è stata battaglia attorno a Kler Law Seh,
il villaggio in cui è appena stata aperta una clinica. Il comandante
del 103esimo battaglione dell'Unione nazionale Karen, Nerdah Mya ha
inseguito e attaccato un'unità birmana attorno al villaggio. Le
minoranze etniche birmane che hanno sempre lavorato ciascuna per
proprio conto adesso si stanno organizzando per mettersi finalmente
insieme. Shan, Karen, Karenni, Mon, Chocin sono pronti a unire quasi
60mila uomini. E questi soldati che da sessant'anni combattono per la
loro indipendenza adesso possono diventare il braccio armato dei
civili inermi. I comandanti dei battaglioni si sono incontrati, c'è
oggi quell'aria carica di elettrica attesa che fa pensare che gli
attacchi ai militari di Rangoon sono in atto.
SEIMILA ARRESTI.Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti,
dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto
passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi
6 mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo
birmano". Tra essi, oltre 2 mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le
suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e
simpatizzanti del Nld (National League for
Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito
quattro centri di detenzione. I quattro centri sono nella cittadina di
Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa
prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici,
oppositori del regime.
Uno è lo stadio di calcio Taks, dove si troverebbero tra i 2 e i 3
mila oppositori prigionieri secondo quanto riportato da Democratic
Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il
dominio britannico, lo stadio era un ippodromo. Poi un ex Istituto
tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da
scuola", il Ddi e una ex fabbrica chimica di medicinali denominata
Bbin e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di
Insein. PeaceReporter è venuta a sapere da tre diverse fonti che i
monaci stanno per essere deportati. Forse nel lager di Kabaw. Stanno
per lasciare i centri di detenzione straordinaria vicino alla prigione
di Insein, dove in questi ultimi giorni i cittadini cercavano di
portar loro cibo e altri aiuti. Il campo di lavoro è stato finora la
destinazione dei condannati a pene superiore ai venti anni.
MONACI ANNEGATI. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato
la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Ci sono
foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex
capitale e il mare delle Andamane. «Diversi nostri attivisti ci
chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche,
nei canali e nei golfi vicino al mare», ha detto a PeaceReporter il
caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio.
«Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei
giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati
sulle navi e gettati in acqua».
«Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi
siano, deboli e forti, grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili
e non visibili, vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli
esseri vivano felici! Che nessuno inganni l'altro». Questo verrà
recitato domani da chi parteciperà alla camminata silenziosa.
«Il buddhismo non è una religione, è una filosofia di vita, una scelta
di studio. Alla camminata partecipiamo tutti perchè crediamo in un
mondo di pace», conclude Mantua Unpali Thero. E il tam tam per
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I rappresentanti di Popoli sono al momento in territorio Birmano da
dove hanno inviato informazioni a l'arena di verona da dove si legge:


Non fidiamoci. Non fidiamoci delle notizie che arrivano in questi
giorni dalla Birmania. Non crediamo a questa calma che vogliono farci
passare come il risultato della protesta rientrata. Non
dimentichiamoci che i generali birmani fino a ieri si erano rifiutati
di incontrare Ibrhaim Gambari inviato dell'Onu, ripartito ieri,
pressochè ostaggio del generale Than Shwe. Non adattiamoci ai titoli
dei telegiornali nazionali che neanche nominano la Birmania e la
relegano tra le «lette» a fondo giornale. D'altra parte quali e quanti
inviati la stampa italiana ha mandato da quelle parti?
Proprio perchè non possiamo fidarci e non possiamo dimenticare che
mentre io sto scrivendo e voi state leggendo c'è qualche monaco
torturato, qualche civile che sta sputando i denti a terra per le
troppe percosse ricevute, qualche donna che non ritrova più suo figlio
portato via dalle truppe e inghiottito dal nulla.
KAREN ATTACCATI. Ieri pomeriggio Boe Way Hta, villaggio Karen, è stato
messo sotto attacco di mortai da 81 millimetri. Proprio per tutto
questo domani, alle 18.30 in piazza Bra, chi lo vorrà potrà ritrovarsi
per una «camminata silenziosa» organizzata dal reverendo Mantua Upali
Thero, monaco buddhista italiano. «Rappresento me stesso», ha detto il
reverendo Upali, che fa parte della consulta interreligiosa, «non ho
la presunzione di parlare perconto di tutti i buddhisti veronesi. Ma
credo che stare insieme con una candela accesa in mano testimoni una
vicinanza. Sono convinto che camminare insieme recitando gli stessi
sutra che stanno recitando i monaci perseguitati in Birmania sia un
grande gesto d'amore».
No, non fidiamoci di quella calma apparente, perchè le notizie che
arrivano direttamente dalla Birmania attraverso il fondatore di Popoli
Franco Nerozzi, dicono che c'è stata battaglia attorno a Kler Law Seh,
il villaggio in cui è appena stata aperta una clinica. Il comandante
del 103esimo battaglione dell'Unione nazionale Karen, Nerdah Mya ha
inseguito e attaccato un'unità birmana attorno al villaggio. Le
minoranze etniche birmane che hanno sempre lavorato ciascuna per
proprio conto adesso si stanno organizzando per mettersi finalmente
insieme. Shan, Karen, Karenni, Mon, Chocin sono pronti a unire quasi
60mila uomini. E questi soldati che da sessant'anni combattono per la
loro indipendenza adesso possono diventare il braccio armato dei
civili inermi. I comandanti dei battaglioni si sono incontrati, c'è
oggi quell'aria carica di elettrica attesa che fa pensare che gli
attacchi ai militari di Rangoon sono in atto.
SEIMILA ARRESTI.Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti,
dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto
passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi
6 mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo
birmano". Tra essi, oltre 2 mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le
suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e
simpatizzanti del Nld (National League for
Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito
quattro centri di detenzione. I quattro centri sono nella cittadina di
Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa
prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici,
oppositori del regime.
Uno è lo stadio di calcio Taks, dove si troverebbero tra i 2 e i 3
mila oppositori prigionieri secondo quanto riportato da Democratic
Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il
dominio britannico, lo stadio era un ippodromo. Poi un ex Istituto
tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da
scuola", il Ddi e una ex fabbrica chimica di medicinali denominata
Bbin e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di
Insein. PeaceReporter è venuta a sapere da tre diverse fonti che i
monaci stanno per essere deportati. Forse nel lager di Kabaw. Stanno
per lasciare i centri di detenzione straordinaria vicino alla prigione
di Insein, dove in questi ultimi giorni i cittadini cercavano di
portar loro cibo e altri aiuti. Il campo di lavoro è stato finora la
destinazione dei condannati a pene superiore ai venti anni.
MONACI ANNEGATI. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato
la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Ci sono
foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex
capitale e il mare delle Andamane. «Diversi nostri attivisti ci
chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche,
nei canali e nei golfi vicino al mare», ha detto a PeaceReporter il
caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio.
«Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei
giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati
sulle navi e gettati in acqua».
«Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi
siano, deboli e forti, grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili
e non visibili, vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli
esseri vivano felici! Che nessuno inganni l'altro». Questo verrà
recitato domani da chi parteciperà alla camminata silenziosa.
«Il buddhismo non è una religione, è una filosofia di vita, una scelta
di studio. Alla camminata partecipiamo tutti perchè crediamo in un
mondo di pace», conclude Mantua Unpali Thero. E il tam tam per
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I rappresentanti di Popoli sono al momento in territorio Birmano da
dove hanno inviato informazioni a l'arena di verona da dove si legge:


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giorni dalla Birmania. Non crediamo a questa calma che vogliono farci
passare come il risultato della protesta rientrata. Non
dimentichiamoci che i generali birmani fino a ieri si erano rifiutati
di incontrare Ibrhaim Gambari inviato dell'Onu, ripartito ieri,
pressochè ostaggio del generale Than Shwe. Non adattiamoci ai titoli
dei telegiornali nazionali che neanche nominano la Birmania e la
relegano tra le «lette» a fondo giornale. D'altra parte quali e quanti
inviati la stampa italiana ha mandato da quelle parti?
Proprio perchè non possiamo fidarci e non possiamo dimenticare che
mentre io sto scrivendo e voi state leggendo c'è qualche monaco
torturato, qualche civile che sta sputando i denti a terra per le
troppe percosse ricevute, qualche donna che non ritrova più suo figlio
portato via dalle truppe e inghiottito dal nulla.
KAREN ATTACCATI. Ieri pomeriggio Boe Way Hta, villaggio Karen, è stato
messo sotto attacco di mortai da 81 millimetri. Proprio per tutto
questo domani, alle 18.30 in piazza Bra, chi lo vorrà potrà ritrovarsi
per una «camminata silenziosa» organizzata dal reverendo Mantua Upali
Thero, monaco buddhista italiano. «Rappresento me stesso», ha detto il
reverendo Upali, che fa parte della consulta interreligiosa, «non ho
la presunzione di parlare perconto di tutti i buddhisti veronesi. Ma
credo che stare insieme con una candela accesa in mano testimoni una
vicinanza. Sono convinto che camminare insieme recitando gli stessi
sutra che stanno recitando i monaci perseguitati in Birmania sia un
grande gesto d'amore».
No, non fidiamoci di quella calma apparente, perchè le notizie che
arrivano direttamente dalla Birmania attraverso il fondatore di Popoli
Franco Nerozzi, dicono che c'è stata battaglia attorno a Kler Law Seh,
il villaggio in cui è appena stata aperta una clinica. Il comandante
del 103esimo battaglione dell'Unione nazionale Karen, Nerdah Mya ha
inseguito e attaccato un'unità birmana attorno al villaggio. Le
minoranze etniche birmane che hanno sempre lavorato ciascuna per
proprio conto adesso si stanno organizzando per mettersi finalmente
insieme. Shan, Karen, Karenni, Mon, Chocin sono pronti a unire quasi
60mila uomini. E questi soldati che da sessant'anni combattono per la
loro indipendenza adesso possono diventare il braccio armato dei
civili inermi. I comandanti dei battaglioni si sono incontrati, c'è
oggi quell'aria carica di elettrica attesa che fa pensare che gli
attacchi ai militari di Rangoon sono in atto.
SEIMILA ARRESTI.Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti,
dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto
passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi
6 mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo
birmano". Tra essi, oltre 2 mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le
suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e
simpatizzanti del Nld (National League for
Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito
quattro centri di detenzione. I quattro centri sono nella cittadina di
Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa
prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici,
oppositori del regime.
Uno è lo stadio di calcio Taks, dove si troverebbero tra i 2 e i 3
mila oppositori prigionieri secondo quanto riportato da Democratic
Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il
dominio britannico, lo stadio era un ippodromo. Poi un ex Istituto
tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da
scuola", il Ddi e una ex fabbrica chimica di medicinali denominata
Bbin e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di
Insein. PeaceReporter è venuta a sapere da tre diverse fonti che i
monaci stanno per essere deportati. Forse nel lager di Kabaw. Stanno
per lasciare i centri di detenzione straordinaria vicino alla prigione
di Insein, dove in questi ultimi giorni i cittadini cercavano di
portar loro cibo e altri aiuti. Il campo di lavoro è stato finora la
destinazione dei condannati a pene superiore ai venti anni.
MONACI ANNEGATI. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato
la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Ci sono
foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex
capitale e il mare delle Andamane. «Diversi nostri attivisti ci
chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche,
nei canali e nei golfi vicino al mare», ha detto a PeaceReporter il
caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio.
«Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei
giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati
sulle navi e gettati in acqua».
«Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi
siano, deboli e forti, grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili
e non visibili, vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli
esseri vivano felici! Che nessuno inganni l'altro». Questo verrà
recitato domani da chi parteciperà alla camminata silenziosa.
«Il buddhismo non è una religione, è una filosofia di vita, una scelta
di studio. Alla camminata partecipiamo tutti perchè crediamo in un
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giorni dalla Birmania. Non crediamo a questa calma che vogliono farci
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dimentichiamoci che i generali birmani fino a ieri si erano rifiutati
di incontrare Ibrhaim Gambari inviato dell'Onu, ripartito ieri,
pressochè ostaggio del generale Than Shwe. Non adattiamoci ai titoli
dei telegiornali nazionali che neanche nominano la Birmania e la
relegano tra le «lette» a fondo giornale. D'altra parte quali e quanti
inviati la stampa italiana ha mandato da quelle parti?
Proprio perchè non possiamo fidarci e non possiamo dimenticare che
mentre io sto scrivendo e voi state leggendo c'è qualche monaco
torturato, qualche civile che sta sputando i denti a terra per le
troppe percosse ricevute, qualche donna che non ritrova più suo figlio
portato via dalle truppe e inghiottito dal nulla.
KAREN ATTACCATI. Ieri pomeriggio Boe Way Hta, villaggio Karen, è stato
messo sotto attacco di mortai da 81 millimetri. Proprio per tutto
questo domani, alle 18.30 in piazza Bra, chi lo vorrà potrà ritrovarsi
per una «camminata silenziosa» organizzata dal reverendo Mantua Upali
Thero, monaco buddhista italiano. «Rappresento me stesso», ha detto il
reverendo Upali, che fa parte della consulta interreligiosa, «non ho
la presunzione di parlare perconto di tutti i buddhisti veronesi. Ma
credo che stare insieme con una candela accesa in mano testimoni una
vicinanza. Sono convinto che camminare insieme recitando gli stessi
sutra che stanno recitando i monaci perseguitati in Birmania sia un
grande gesto d'amore».
No, non fidiamoci di quella calma apparente, perchè le notizie che
arrivano direttamente dalla Birmania attraverso il fondatore di Popoli
Franco Nerozzi, dicono che c'è stata battaglia attorno a Kler Law Seh,
il villaggio in cui è appena stata aperta una clinica. Il comandante
del 103esimo battaglione dell'Unione nazionale Karen, Nerdah Mya ha
inseguito e attaccato un'unità birmana attorno al villaggio. Le
minoranze etniche birmane che hanno sempre lavorato ciascuna per
proprio conto adesso si stanno organizzando per mettersi finalmente
insieme. Shan, Karen, Karenni, Mon, Chocin sono pronti a unire quasi
60mila uomini. E questi soldati che da sessant'anni combattono per la
loro indipendenza adesso possono diventare il braccio armato dei
civili inermi. I comandanti dei battaglioni si sono incontrati, c'è
oggi quell'aria carica di elettrica attesa che fa pensare che gli
attacchi ai militari di Rangoon sono in atto.
SEIMILA ARRESTI.Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti,
dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto
passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi
6 mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo
birmano". Tra essi, oltre 2 mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le
suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e
simpatizzanti del Nld (National League for
Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito
quattro centri di detenzione. I quattro centri sono nella cittadina di
Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa
prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici,
oppositori del regime.
Uno è lo stadio di calcio Taks, dove si troverebbero tra i 2 e i 3
mila oppositori prigionieri secondo quanto riportato da Democratic
Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il
dominio britannico, lo stadio era un ippodromo. Poi un ex Istituto
tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da
scuola", il Ddi e una ex fabbrica chimica di medicinali denominata
Bbin e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di
Insein. PeaceReporter è venuta a sapere da tre diverse fonti che i
monaci stanno per essere deportati. Forse nel lager di Kabaw. Stanno
per lasciare i centri di detenzione straordinaria vicino alla prigione
di Insein, dove in questi ultimi giorni i cittadini cercavano di
portar loro cibo e altri aiuti. Il campo di lavoro è stato finora la
destinazione dei condannati a pene superiore ai venti anni.
MONACI ANNEGATI. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato
la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Ci sono
foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex
capitale e il mare delle Andamane. «Diversi nostri attivisti ci
chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche,
nei canali e nei golfi vicino al mare», ha detto a PeaceReporter il
caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio.
«Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei
giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati
sulle navi e gettati in acqua».
«Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri: tutti, chiunque essi
siano, deboli e forti, grandi o possenti, alti, medi o bassi, visibili
e non visibili, vicini e lontani, nati e non nati. Che tutti gli
esseri vivano felici! Che nessuno inganni l'altro». Questo verrà
recitato domani da chi parteciperà alla camminata silenziosa.
«Il buddhismo non è una religione, è una filosofia di vita, una scelta
di studio. Alla camminata partecipiamo tutti perchè crediamo in un
mondo di pace», conclude Mantua Unpali Thero. E il tam tam per
partecipare alla camminata si sta allargando tra gli

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